Changeling

di Roberta Ronconi*


 


Un film il cui miracolo inizia sin dalla scoperta della storia. Un terribile caso di cronaca nera che colpì Los Angeles nel marzo del 1928 e che l'ex giornalista nonché sceneggiatore del film, J. Michael Straczynski, scoprì assolutamente per caso quando un amico del Los Angeles Time un paio di anni fa lo avvertì che il giornale stava per distruggere tutto il proprio archivio cartaceo. Prima di ciò, c'era qualcosa a cui valeva la pena di dare un'occhiata. E' così che davanti agli occhi di Straczynski è tornata a vivere una storia che l'America, travolta dalla crisi del '29, aveva completamente seppellito.

Al centro degli eventi una giovane donna, madre single e lavoratrice, Christine Collins, che tornando una sera dal lavoro non trova più suo figlio Walter, di 9 anni, ad aspettarla in casa. Inizia così la sua battaglia disperata per ritrovarlo. In quegli anni (come del resto nei successivi) la polizia di Los Angeles è tra le più corrotte e malate degli Stati Uniti, vera macchina di potere e di estorsione nei confronti dei cittadini. Il sindaco George Cryer è sotto la pressione dell'opinione pubblica, chiede alle forze dell'ordine di risolvere il caso, ad ogni costo.

E' così che il capo della polizia James Davis (conosciuto come "Two guns" per la mania di farsi fotografare con i suoi due gioielli in mano), dopo tre mesi di inutili ricerche, "trova" Walter nell'Illinois e lo porta trionfante alla madre. L'attesa è enorme, ma il bambino che Christine incontra alla stazione non è suo figlio. Inizia così il suo secondo calvario.

La polizia e il sindaco hanno sufficiente potere per costringerla a credere l'impossibile, costruendo attorno a lei una macchina di demolizione della sua immagine (donna sola, con un figlio senza padre, che ha voluto disfarsi del figlio per farsi finalmente i fatti suoi) che arriva sino all'estremo, cioè a vedere Christine rinchiusa in un ospedale psichiatrico sottoposta a cure forzate. Solo l'aiuto di un ministro presbiteriano, proprietario di una radio locale da cui declama i suoi sermoni ogni giorno, permetterà a Christine di non diventare uno dei tanti casi di donne finite al macero in manicomio ma di traformarsi nella chiave di volta di una rivoluzione civile che vedrà sollevare l'intera città degli angeli contro la corruzione del potere.

Ma questa è solo parte della storia. L'altra riguarda il destino di Walter e di altri venti bambini come lui, rapiti - come si scoprirà nel giro dei successivi cinque anni - dal giovane serial killer Gordon Northcott che dopo averli circuiti e caricati in macchina, li chiudeva nella stalla della sua casa di campagna a Riverside (200 km da LA) e poi li massacrava ad accettate a piccoli gruppi di quattro-cinque.

Se nella prima parte Changeling è tutto concentrato sulla sorte infernale di Christine e sui depistagli costruiti dalla polizia, la seconda parte intreccia magistralmente il destino della madre e quello del figlio, concludendo entrambe le storie con i due processi. Quello contro la polizia di Los Angeles che vedrà la destituzione a vita del capo della polizia (allora, una vittoria impossibile persino da pensare) e quello contro Northcott, condannato all'impiccagione.

Vera al 100 per cento, comprese quasi anche le battute dei personaggi, la sceneggiatura di Changeling merita già da sola il massimo del riconoscimento. Clint Eastwood di suo ci ha messo tutta l'arte di cui è capace, quella capacità di sentire la musica del cinema (a proposito, di Changeling è autore delle splendide musiche, produttore e regista) e di far suonare tutti gli strumenti presenti su un set in assoluta armonia, sino ad un perfetto e trascinante crescendo sinfonico.

La maniacalità di Eastwood per i particolari e la ricerca della perfezione fanno inoltre di Changeling un film a più facce, una più bella dell'altra. Sotto gli occhi dello spettatore si trasforma infatti da film di denuncia (sulla condizione della donna) a insostenibile horror con serial killer (più terrorizzante de Il silenzio degli Innocenti ), da grandioso poliziesco ad appassionante court-drama.

Alla grandezza di Eastwood vanno affiancate le superbe interpretazioni di Angelina Jolie nella parte di Christine Collins (molti non avrebbero scommesso un soldo su di lei) e di un irriconoscibile John Malkovich nei panni del pastore presbiteriano.

 

 

*Dalla recensione pubblicata su "Liberazione" del 21-05-2008


30-11-08