Donne e uomini, liberi insieme

di Stefano Ciccone

     

E’ possibile cambiare la politica, la cultura, il lavoro, l'organizzazione delle nostre città, a partire da nuove domande di libertà di donne e uomini?

Una nuova relazione tra donne e uomini può fondarsi proprio su questa domanda di libertà: non l'assunzione di una "questione femminile" da parte di una politica e una cultura maschile che restano uguali a se stesse, non un mero "passo indietro" maschile nello spazio pubblico e nei luoghi di potere, ma un diverso sguardo sul mondo, una nuova critica radicale ai linguaggi, alle forme del potere, ai ruoli e alle relazioni tra i sessi.

Negli ultimi anni sulla costruzione di una relazione politica tra donne e uomini sono cresciute nel nostro paese riflessioni e pratiche.  Oggi (26 maggio 2007) e domani si incontreranno per la prima volta a Roma con l'intento di scambiare esperienze, ma anche di pensare possibili iniziative e percorsi comuni.

Si tratta di gruppi molto differenti tra loro per composizione, riferimenti teorici e culturali, linguaggi e forme dell'agire. Il variegato scenario della politica delle donne e della riflessione femminista ha incontrato una pratica e una ricerca di uomini che ha scelto di aprire un conflitto nel maschile e di rendere visibile la ricerca da parte di uomini di una diversa qualità delle proprie vite e delle proprie relazioni con le donne e con gli altri uomini.

Non un confronto "tra due generi" o tra due identità immutabili, dunque, ma lo spazio di espressione dell'irriducibilità delle soggettività alla categoria di genere e al tempo stesso dell'impossibilità di costruire queste soggettività prescindendo dal proprio corpo sessuato e dalla sua storia e rappresentazione sociale.

Un lavoro politico, culturale, personale: una risorsa di ricerca e espressione ricca e non irrigidita in schemi teorici o disciplinari. Una relazione vera e non un confronto teorico che si astrae dalla storia delle persone; capace di aprire uno spazio dove far valere le storie individuali, le tensioni e gli scarti tra queste, le rappresentazioni sociali, i desideri e le domande che uomini e donne scelgono collettivamente di esprimere.

E dove anche costruire pensiero. Per farlo queste esperienze hanno cercato di costruire forme e luoghi che permettessero l'espressione di questa ricchezza e hanno scoperto in questi anni quanto fosse potente e urgente la necessità di dare voce all’esperienza di ognuno/a e riconoscerla.

Costruire questa relazione non è indolore né senza conflitti: la prima tensione su cui è costretta a misurarsi è quella tra il riconoscimento reciproco, la continua sensazione di disconoscimento della propria storia e della propria parola che ognuna/o prova, il continuo fraintendimento frutto delle reciproche proiezioni e rappresentazioni.

Si tratta della difficoltà di fare i conti con disparità e asimmetrie nella relazione tra i generi e nella storia politica della riflessione e del conflitto costruito su di essa. Asimmetrie tra donne e uomini, tra generazioni diverse, differenze culturali, politiche, di linguaggi e di disponibilità.

In questi percorsi di ricerca, dialogo e politica di donne e uomini è sempre stata presente la scelta di confrontarsi tra singole storie e non tra "rappresentanti" dei generi ma anche la consapevolezza di quanto ciò sia difficile (sentirsi attribuiti stereotipi di genere, attribuire all'altra/o ferite subite da rappresentanti del suo genere, sentirsi schiacciati/e dall'eredità della storia, sentire che questa schematizzazione non riconosce e da conto del nostro personale differire, far fatica a "fare i conti" con responsabilità, ambiguità, complicità di genere...).

Da qui anche le ricorrenti diffidenze reciproche che hanno però trovato in questi anni, nella pratica comune e nel confronto politico, la possibilità di esplicitarsi cessando di essere un ostacolo preliminare nella comunicazione.

Differente, tra donne e uomini, è la relazione con la storia e la posizione di conflitto con gli assetti di potere del presente e pulsioni contraddittorie, figlie di questa disparità, segnano questo dialogo. Non basta però riconoscere che questa relazione è oggi matura: è anche necessario trovare dentro di sé, nel proprio percorso politico, nelle domande che ci muovono, il desiderio di questa relazione, la percezione di una propria non autosufficienza, la curiosità di un dialogo di differenza i cui esiti sono imprevisti e spesso spiazzanti.

Altro nodo insoluto che sta acquistando maggiore importanza (e potenzialità conflittuale) è la ricaduta "nel mondo" nella politica (ma anche dell'Accademia) di questo percorso, che porta con sé la percezione di un rischio di invadenza maschile senza la necessaria assunzione della propria parzialità e la messa in discussione del proprio potere, così come il rischio di strumentalità nel discorso politico e dell'assunzione tutta intellettuale di un pensiero che chiede invece di cambiare alla radice la materialità delle vite e delle relazioni.

Noi siamo convinti/e che questo cambiamento incontri oggi un desiderio di libertà di donne e di uomini: libertà diverse ma che finalmente non si negano ma scoprono di avere bisogno l'una dell'altra.


questo articolo è apparso su
Liberazione del 26  maggio 2007