PENSARE IL PRESENTE ASCOLTANDO IL PASSATO
Simone Weil lettrice della Bhagavadgītā e delle Upanishad
a cura di Bruna Colombo

 

Negli scritti di Simone Weil ricorre l’idea che civiltà anche lontanissime tra loro debbano incontrarsi e che la rivitalizzazione dell’occidente non possa prescindere da un contatto con l’oriente che ne rispetti le peculiarità. Questa convinzione si valorizza negli ultimi anni della sua vita, tra il 1940 e il 1943, quando Simone Weil approfondisce la conoscenza del pensiero orientale, studiando testi taoisti, buddisti e, soprattutto, induisti, questi ultimi affrontati nell’originale sanscrito.
In particolare la Bhagavadgītā, con la vicenda di Arjuna, la spinge a riflettere in profondità sulla nozione di azione non-agente, peraltro presente anche nel Tao, che l’aiuta ad affrontare i dilemmi ineludibili aperti dalla drammatica storia del suo tempo. A loro volta le Upanishad, attraverso concetti chiave, come quelli di prakŗti e di guna, di ātman e di Brahman, di dharma e di karma, le consentono di ripensare questioni per lei cruciali intorno alle quali trova qualche punto di connessione con la filosofia greca: l’energetica dell’anima, il rapporto tra io e universo, il desiderio senza oggetto, il valore dell’attenzione, la necessità e l’ordine del mondo.  
Per introdurre questi temi, attraverso la lettura diretta di pensieri tratti soprattutto dai Quaderni e dedicati alla riflessione su specifici passi della Bhagavadgītā e delle Upanishad, saranno necessari almeno quattro incontri.

 

TESTI PRINCIPALI DI RIFERIMENTO

Bhagavadgītā, a cura di Anne-Marie Esnoul, tr. it. di Bianca Candian, Adelphi, Milano 1986.
Upanişad, introduzione, tr. it., note conclusive e apparati a cura di Raphael, Bompiani, Milano 2010.
Simone Weil, Quaderni, tr. it. a cura di Giancarlo Gaeta, Adelphi, Milano, I, 1982; II, 1985, III, 1988; IV, 1993.

 

 

 

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