Contesto e conflitto


Maria Grazia Campari

 

 

Prendo sul serio l’invito a proseguire sul blog il dibattito dopo Paestum e cerco di spiegare meglio la mia proposta facendo riferimento ad alcune riflessioni che hanno sollecitato il mio interesse.
Al quesito –in qualche modo collegato- di Paola Zaretti su eventuali silenzi e censure rispetto alle argomentazioni sulla rappresentanza svolte da Lia Cigarini nell’anno 1987, penso che in gran parte risponda la stessa Lia con l’intervento del 23 ottobre scorso.

D’altronde, in un contesto tanto mutato, le considerazioni, che vanno rapportate al momento attuale, non dovrebbero essere cristallizzate quasi fossero principi incisi su tavole di marmo.
Per quanto mi riguarda (credo di ripetermi) la questione non si riduce affatto alla sola rappresentanza, ma riguarda la libertà di accedere a tutte le chance esistenziali, culturali e politiche, la possibilità di incidere a livello decisionale sui destini della civiltà che abitiamo.
Secondo me, il pensiero e la pratica femminista ci consentono oggi di giocare questa scommessa: “..dire pubblicamente quello che sappiamo su come vogliamo vivere..” (Cigarini) e inoltre pretendere che questa sapienza cambi anche il senso della politica (arte di gestire la polis) poiché è in grado di concepire ed esprimere punti di vista validi per donne e uomini.

La capacità esiste, la possibilità concreta non ci è offerta in dono, dovrà essere conquistata attraverso conflitti ad ampio spettro, di sesso e di classe, attingendo energie da esperienze e narrazioni, evitando di accontentarsi del classico piatto di lenticchie rappresentato da esiti di cooptazione subalterna al neutro/maschile.

L’attualità mostra il contesto miserrimo della società monosessuata, però mostra anche chiari segni di una capacità femminile di autorappresentare e rendere operanti i propri desideri e progetti, là dove le donne decidono di impegnarsi, ad esempio (non sempre ma spesso) nel mondo del lavoro.
E’ una capacità guadagnata con l’autocoscienza e la relazione fra donne, che si può rendere operante nello spazio pubblico più ampio, ovunque si assumano decisioni che influiscono sulle nostre vite.

Ho proposto l’avvio di una rete di relazioni orizzontali per dare forza e indirizzo a progetti di modificazione radicale dell’esistente, che richiede di essere destrutturato e ristrutturato secondo regole diverse, frutto di una pratica politica condivisa, sì che ci sia dato di potervisi riconoscere, almeno in parte.
Concepisco la rete come luogo di confronto, conflitto, condivisione, movimento trasformativo.
Una rete di ricerca e di progetto che renda parlanti diversi punti di vista, che sappia interrogare e mettere a valore esperienze e saperi differenti.

 

25 - 10 - 2012

home