L'Accordo di Copenhagen



di Valeria Fieramonte



 

 

Si spengono le luci e tacciono le voci al Bella Center in via di smobilitazione, e quando i gentili ospiti danesi faranno i conti, troveranno, oltre i costi, superiori di certo ai 62milioni di dollari dichiarati all'inizio, anche un tasso di inquinamento aggiuntivo, in sole due settimane, equivalente in emissioni di CO2 a quello prodotto in un anno da oltre 2000 americani o 600mila etiopi. E questo solo per i trasporti, aerei e limousines ( ben 1200), usati dai leaders del mondo. Nel frattempo aumentati da 110 a 120, perchè all'ultimo momento qualcuno si è aggiunto per curiosità.

Alla fine dal Centro sono transitate oltre 30mila persone, e sulla capitale danese si sono riversate oltre 46mila tonnellate di Co2 in più del solito.

Tutto questo per un accordo - detto appunto Copenaghen Accord - firmato poi alla fine, pare, da non più di 25 paesi, e che, per esplicita ammissione dello stesso direttore dell'UNFCCC ( ovvero la struttura Onu che ha organizzato il tutto) Yvo De Boer - non ha valore legalmente vincolante.

Cosa dicono allora i 12 punti dell'accordo rilasciati alla stampa di tutto il mondo,  in attesa da ore, (e leggibile sul sito unfccc/int)?

Il primo punto sostiene che l'aumento della temperatura del globo dovrebbe essere contenuto sotto i due gradi centigradi. Questa 'pretesa' di alcuni leaders del mondo di controllare addirittura il clima della terra fa capire da sola come nascono le bolle speculative...Non è che non sia giusta l'affermazione in sè ma la presenza di metodi non inquinanti di procacciamento energetico è per ora così irrilevante che è facile capire trattarsi solo di una asserzione in via di principio...tanto più in presenza di una ampia maggioranza di paesi che dichiarano il loro legittimo diritto allo sviluppo con ogni mezzo. 

Poi l'accordo dichiara che è giusto ridurre le emissioni globali senza ovviamente contrastare lo sviluppo economico dei  paesi in via di sviluppo, e che entro il 31 gennaio i paesi Annex 1, ovvero i paesi cosiddetti industrializzati, ( di cui oltre ai 27  europei fanno parte USA, Russia, Giappone, Canada, Turchia, Australia,  Nuova Zelanda, e persino la come è noto ricchissima  Ucraina, peraltro non presente alla conferenza forse perchè si sentiva presa in giro) devono dire al segretariato ONU quali sono i loro obiettivi di mitigazione climatica e assoggettarsi a controlli trasparenti e a metodi di erogazione finanziaria rigorosi e robusti, e ancora trasparenti, mentre i non Annex 1, ovvero tutti gli altri, tra cui vere potenze mondiali come la Cina l'India e il Brasile, sempre entro il 31 gennaio devono dichiarare all'ONU i loro impegni senza vincoli di alcun tipo nè controlli lesivi della loro sovranità.

I paesi 'industrializzati' si impegnano a dare 30miliardi  di dollari per il triennio 2010 - 2012, e 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020 a non meglio per ora specificati paesi in via di sviluppo' ( USA, UK, Australia, Francia e Norvegia si sono già impegnati a stanziare 3,5 miliardi di dollari per il  progetto REDD, - contro la deforestazione di ciò che resta dei grandi polmoni verdi in Amazzonia e Indonesia - e  almeno questi fondi sembrano ben spesi).

Rispetto alle iniziali dichiarazioni di Obama e della Clinton ( 200 miliardi di dollari), è qualcosa di meno - ma sempre molto di più di quanto gli USA abbiano stanziato per la promozione nazionale delle loro tecnologie verdi (80 miliardi di dollari). Meno però di quanto hanno deciso di stanziare per la ripresa dei loro programmi nucleari, fermi dagli anni '70, cioè 400 miliardi di dollari.

Per studiare i contributi da dare ai vari paesi richiedenti ci sarà un 'Panel' ad alto livello e il Copenaghen Green Climate Fund sarà l'entità operativa dei meccanismi finanziari, mentre per il trasferimento di nuove tech si creerà un non meglio specificato Meccanismo Tecnologico di supporto , scritto così con le maiuscole, sempre sotto egida ONU.
 
Dato che attraverso questi organismi dovrebbe passare una enorme montagna di soldi, chi controllerà che l'erogazione di fondi sia davvero usata per le energie rinnovabili?

E' accettabile un sistema che delega a una entità non eletta da nessuno e di fatto rappresentativa  solo dei partiti dei governi in carica via via, un tale ammontare di denaro?

Io non so rispondere a questa domanda ma sono interrogativi non da poco, ed è difficile che il 'people' delle manifestazioni di piazza possa esercitare un qualsiasi controllo, sia pure con tutta la buona volontà.

Tanto più che gli europei, che su queste questioni di rinnovamento energetico e riduzione degli inquinanti si erano posti come leaders del mondo con proposte concrete per le quali speravano l'adesione di tutti - hanno subito la cocente delusione di vedersi di fatto  estromessi dalle decisioni principali e di vedere talora persino sbertucciati i loro programmi.

E del resto a Copenaghen la delegazione ufficiale del Parlamento Europeo era composta solo da 15 persone...
Quanto alle donne, per ora come gender tacciono e sono ostacolate nelle loro comunicazioni. Del resto, sempre come gender, non hanno certo molti soldi e dunque contano pochissimo quando si tratta di prendere le decisioni importanti.

Ma si spera che contribuiranno almeno, con le loro rappresentanti, a rendere un pò più oneste transazioni che fin d'ora si annunciano problematiche.

Il rischio concreto è infatti che per i progetti di installazione delle energie verdi - unica vera soluzione dei problemi, cosa che però nessuno ha detto -, restino solo le briciole. 

 
 
     
 
21-12-09