Dopo Torino, la mostra può essere visitata presso la sala espositiva del Museo della Donna, in via Portici 68 a Merano, dal 13 febbraio al 17 aprile 2004 (lunedì-venerdì ore 10.00-18.00, sabato ore 10.00-13.00)

Il corpo imprigionato
di Agnese Seranis





Dal 10 al 30 dicembre 2003 si è tenuta al Centro Interculturale di Torino una mostra dal titolo Il corpo imprigionato, organizzata dal Centro Studi e Documentazione del Pensiero Femminile. La mostra era suddivisa in quattro sezioni dai titoli significativi: Il corpo immaginato, Il corpo imprigionato, Il corpo venduto, Il corpo violato. I vari temi erano sviluppati soprattutto attraverso fotografie che erano non solo belle formalmente ma terribilmente efficaci nel mostrare l'orrore della violenza che le donne hanno subìto e stanno subendo anche oggi, nel momento stesso in cui io scrivo.

La mostra accompagna il visitatore attraverso il tempo: dai piedi deformati delle donne cinesi sino alle operazioni attuali per aumentare, dare nuova forma al seno femminile; dai vitini di vespa ottenuti con busti che impedivano di respirare sino alle operazioni di escissione e di infibulazione, praticate ancora oggi. E la prosituzione e lo stupro...una storia infinita di violenze che si sono perpetuate, in tempo di pace e di guerra. Il corpo delle donne come un oggetto su cui si è accanito/si accanisce la violenza maschile. Sono uscita dalla mostra con negli occhi quelle terribili immagini che non volevano dissolversi. So che cosa sia l'infibulazione ma vedere la fotografia di una bimba reale, a gambe larghe, con le spine rozzamente infilate a sigillare le labbra del sesso, lasciando un minimo orifizio per le funzioni fisiologiche, è un'altra cosa!




Il Manifesto, il 4 novembre 2003, pubblica l' articolo Due bambine da mutilare in cui si dà conto di quanto sta accadendo in provincia di Bergamo dove due gemelline di otto anni di una famiglia ivoriana sono in pericolo, ché i genitori vogliono sottoporle alla pratica dell'infibulazione (una visita ginecologica ha mostrato che la sorella maggiore ha già subito questa operazione!). Il Manifesto, il 24 dicembre 2003, pubblica il secondo articolo sulla prostituzione. In esso si descrive il percorso di violenza delle donne, soprattutto Nigeriane, che vengono portate in Italia e avviate alla prostituzione. E, molto spesso, accade che l'iniziazione delle nuove arrivate avvenga a opera della cosiddetta maman .




Violenza...violenza... corpi violentati ... corpi offesi... corpi... corpi...? Certo, i corpi, oggetto di uno scempio che non cessa nel tempo. E' da questa permanenza nel tempo che mi si è affaciata la domanda: ma insieme, o prima del corpo, non è stata violata la mente, l'animo, lo spirito o il nome che si vuol dare a quella parte di noi cui attribuiamo, o vorremmo attribuire, la capacità di agire liberamente?
La mostra di cui vi ho parlato non ne copre un'altra, senza immagini, senza parole dal titolo Lo spirito imprigionato?


' Quando avevo sette anni, mia madre mi lavò i piedi, li cosparse di allume e mi tagliò le unghie. Poi mi piegò le dita...Mi ordinò di camminare , ma quando ci provai il dolore fu insopportabile. Quella notte mi sentii i piedi in fiamme e non riuscii a dormire; mia madre mi picchiò perché piangevo....' , racconta una vecchia donna cinese. E un'altra cinese, una poetessa, scrive la poesia La signora dai piedi piccoli , costretta dal ricordo di quel supplizio.: …/La mamma preparò le scarpe. /E m'ingiunse d'iniziare la pratica. / Le mie dita vennero piegate, il collo del piede curvato;/E per quanto io invocassi e Cielo e Terra, / Mia madre m'ignorava, quasi fosse sorda./...
Tutte queste cure venivano fatte ed insegnate ad ogni bambina dalla madre, alla quale era toccata la stessa sorte prima di lei.

 



Nadia, 38 anni, medico, lavora a Torino come mediatrice socio-culturale. In un'intervista, riportata su Internet, ricorda la terribile esperienza della sua mutilazione sessuale. ' Sono stata circoncisa, a sette anni, senza nessun tipo di anestetico e di disinfettante. ...La madre e le donne della famiglia pensano che l'escissione della clitoride sia un bene per la bambina, un fatto igienico, per difenderla dalle sue prime voglie di ragazza così da preservare la sua verginità sino al matrimonio...'

Due ragazze per una capra, è il titolo di un articolo su Internazionale del 12 dicembre 2003 in cui il giornalista racconta la storia di due ragazze di 15 e 16 anni vendute dal padre e dalla madre, in Colombia, a un uomo in cambio di una capra (il compratore generosamente aggiunse, poi, delle galline e un paio di maiali!).
E quante altre storie si possono ritrovare in cui la madre è consenziente o le donne si fanno alleate degli uomini, o peggio, diventano parte della società conservatrice che tende a perpetuare le sofferenze delle donne?
Io non voglio colpevolizzare tout - court le madri cinesi, sorde ai pianti di quelle povere bambine, o le madri che danno l'assenso all'infibulazione delle figlie o le maman che si prestano, per compiacere gli uomini, a diventare mediatrici di violenza verso altre donne.
Vorrei, invece, spostare l'accento della riflessione su un piano, poco frequentato: quando lo spirito è imprigionato, è facile che ne consegua che anche il corpo lo diventi.


Ahimé! Tutte le campagne per l'abolizione della fasciatura furono proposte e portate avanti dagli uomini ( e in particolare da Mao Tse Tung) e fu con l'avvento del Partito Comunista Cinese che nel 1928 venne emanata un'ordinanza contro la fasciatura dei piedi e un'ingiunzione a tutte le prefetture di farla scrupolosamente rispettare.
E le madri di quelle bambine e le madri delle madri, e la catena diventerebbe infinita, perché ubbidivano passivamente a una tradizione così disumana? Perché nessuna tra tante donne disubbidì, perché nessuna è stata il sasso capace di provocare la frana che seppelliva, per sempre, quell'orribile usanza? Devo desumere che lo spirito delle donne cinesi avesse ormai perso ogni sensibilità, come un arto congelato ?
E' lo spirito delle donne, allora, che, nel corso del tempo, è stato imprigionato, è stato violato, è stato annichilito, prima del corpo.
Vivere per se stesse, sottrarsi allo soggezione dello sguardo maschile, credere nella propria capacità di scegliere la cosa giusta per sé, credere nel diritto di dare forma e senso ai propri giorni. Sconfiggere dentro se stesse l'immagine di vittima come destino. Ritrovare la fierezza della propria identità per se stessa e per le altre. Quanto tempo richiederà il processo attraverso cui la maggior parte delle donne del nostro mondo globalizzato rovescerà la condizione di soggezione in cui vive?


E, le madri, quando diventeranno leali alleate-complici delle figlie? Forse non si è ancora portata allo scoperto tutta l'ambivalenza del rapporto madre-figlia.


La madre, troppo spesso, ha preferito perpetuare nelle proprie figlie il proprio destino, ha preferito infliggere la violenza che ha subìto piuttosto che offrire il proprio aiuto per impedirla, quasi per una specie d'invidia inconfessabile per l'opportunità di una vita migliore, a lei negata. Oppure la cultura maschile è stata così abile da spegnere nelle donne ogni scintilla di consapevolezza, di volontà di riscatto?
Ma noi, donne emancipate del mondo considerato civile, possiamo presumere di non essere vulnerabili alle mille lusinghe della cultura maschile?
Ho detto quanto fossero orrende le immagini delle mutilazioni sessuali ma non lo erano da meno le immagini delle varie fasi di un'operazione chirurgica per introdurre delle protesi nel seno di una donna con lo scopo di aumentarne il volume, eseguita da mani inguantate maschili. Le immagini mostravano un seno su cui qualcuno ne aveva ridisegnato la forma, quindi il taglio, l'introduzione delle protesi e infine la ricucitura.
Quante donne, nei nostri paesi occidentali, si sottopongono, volontariamente, ad operazioni estetiche anche dolorose illudendosi così di restare giovani o di avvicinarsi a quei moduli di bellezza che danno maggiore garanzia di seduzione? Per quante donne l'obiettivo è ancora, soprattutto, quello di piacere/compiacere gli uomini?
Forse potrebbe riservarci non poche sorprese il lavoro di preparazione di una mostra dal titolo...Lo spirito imprigionato....