La quarta strada

di Costanza Panella

 

Intervento al Congresso nazionale di Legambiente 2007, ex-fiera di Roma 7-8-9 dicembre
 

Vengo dalla sponda orientale del Lario, un altro lago che ha bisogno d’attenzione.
Tre anni fa lì è nato un Circolo per contrastare la trasformazione di un territorio governata dalla rendita immobiliare.
Poiché sono l’ultima arrivata, appoggerò il mio intervento a quello di Vanda Bonardo, presidente del comitato regionale del Piemonte.

Desidero richiamare l’attenzione su due passaggi della relazione del presidente, Roberto Della Seta dove considera gli aspetti non del tutto positivi del bilancio dell’associazione.

Li cito testualmente.

  1. Siamo in ritardo, molto in ritardo, anche nel cammino per costruire un’associazione i cui gruppi dirigenti nazionali e territoriali assomiglino di più, nella presenza di genere, alle comunità umane che abbiamo l’ambizione di rappresentare e che, come si sa, sono fatte di più femmine che maschi.
  2. Ci sono campi dove la nostra ambizione di imporre come socialmente ed anche economicamente desiderabili le cose che proponiamo non ha avuto successo: la politica energetica, la politica delle infrastrutture, la politica industriale, la politica fiscale.
     

Due importanti ambizioni, forse le più importanti, per il momento rimaste senza sufficienti riscontri positivi. All’enunciazione del primo scacco non segue un’analisi, solo vengono nominate alcune donne che sono state protagoniste, nella loro funzione di amministratrici, di atti e decisioni che vanno nel senso della seconda ambizione. A quest’ultima Roberto Della Seta dedica l’ultima parte della sua relazione, prima per ricordare alcune esperienze positive che però non hanno fatto scuola, non hanno per così dire, “dato la linea”, poi per provare a tracciare un’analisi, individuando tre ragioni per questo impasse.

Vorrei, dal mio piccolissimo punto di vista, provare a suggerire una quarta strada: mettere in relazione i due insuccessi, quello di rappresentare il rapporto numerico tra i due generi e quello di rendere desiderabili socialmente ed economicamente gli obiettivi dell’associazione e far lavorare la connessione tra loro per articolare il discorso e generare le pratiche.

Il mondo com’è, e in esso l’ambiente, è il risultato di azioni pensate, progettate e agite più dagli uomini che dalle donne. Non che queste non vi abbiano contribuito alla loro maniera e non vi abbiano cercato e trovato un loro spazio e agio, ma il soggetto che ha costruito le relazioni, il sistema di pensiero, gli strumenti della conoscenza e del fare, le mediazioni, è un soggetto maschile.

E’ ancora un soggetto maschile quello che qui in questa associazione e in questo congresso, dice che il mondo così com’è, e in esso l’ambiente, non va del tutto bene, e ci spiega come cambiarlo. Ci sono peraltro molte donne nelle pratiche quotidiane e territoriali della Legambiente a far fronte, soprattutto, alle indispensabili esigenze organizzative. Ma che cosa e quanto del loro lavoro quotidiano si deposita nelle analisi, nei discorsi, nelle indicazioni di rotta?

“I problemi non possono venire risolti dalla mentalità che li ha creati” sono parole di Einstein citate da Roberto della Seta nella sua relazione.

Concludendo, voglio indirizzare le mie parole nel solco positivo di un ambientalismo grande anche nel disegnare futuro, e provare a immaginare che il percorso per rendere desiderabili le cose che Legambiente propone, si avvicini e si intrecci al percorso che porta le donne a desiderare di pensare e di fare la politica e la politica dell’ambiente.

Se il progresso finora ha potuto essere pensato e realizzato senza e forse nonostante le donne, un altro progresso, anche solo per essere immaginato con libertà e concretezza, ha bisogno di una diversa relazione con loro, di curiosità e di ascolto dei loro desideri e bisogni, innanzitutto da parte di loro stesse. 

 

Costanza Panella è presidente del Circolo Lario Sponda Orientale (Lombardia)

20/12/2007

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