Cronache
di Nicoletta Buonapace


Le immagini scorrono, in tutta la loro spietatezza, sul video.
Una cronaca che mi ammutolisce mostra i segni dell’imbarbarimento delle coscienze.
Mi chiedo quanti avranno la percezione di ciò che, virtualmente, insieme a me, stanno vedendo:
una caccia all’uomo, per la precisione una caccia all’”uomo/donna”.
Colui/colei che assomma in sé tutte le indegnità di un sesso e l’altro, il non umano, il capro espiatorio d’una sessualità che ancora non è pensata, contemplata, che, semplicemente, non deve esistere, se non nel buio, nelle periferie, nei luoghi in cui è cercata dagli stessi mariti, padri, figli, di coloro che gridano, insultano, e vorrebbero vedere spariti dalla faccia delle loro strade, del loro mondo quei totalmente “altri” che non hanno altro mondo che questo da abitare.
Scorrono in primo piano le facce scandalizzate delle donne, le loro voci, le stesse facce rabbiose che si sono scagliate contro il popolo rom; una faccia femminile è quella che ha sputato in volto al bambino che teneva in braccio una madre rom.
Le stesse facce di donne che inquadrano nelle ronde contro gli stranieri, perché se ad assumere atteggiamenti violenti e intolleranti sono le donne, allora il problema c’è davvero, il problema va affrontato con durezza, perché non si può dire che sono frange estremiste e naziste quelle che circolano nelle nostre città, perché le donne sono le prime vittime della violenza ed è per difenderle che “la brava gente esasperata” urla ed agita i pugni.

Ecco allora il corpo esile d’un trans preso a forza e spinto dentro una macchina da poliziotti in borghese, tra voci concitate e modi sbrigativi.
E’ ovvio sia così, non hanno permesso di soggiorno, non hanno dignità, si prostituiscono e i poliziotti non fanno altro che il loro mestiere.
Un altro, viene rincorso e tirato fuori dai cespugli, mentre un impazzare di luci e flash si scatena tutt’intorno.
Di un altro ancora si sentono solo le grida disperate mentre viene caricato.

Le immagini non vengono commentate.
Dicono tutto, ma non abbastanza.
Perché sono certa che molti/e diranno: “hanno fatto bene”, “finalmente, era ora” e via di questo genere.

La tragedia è che la sinistra ufficiale, parlamentare, non dice nulla, non si scandalizza, e neanche, temo, quella non parlamentare.
Oggi sui giornali cercavo commenti. Niente, silenzio assoluto.
La tragedia è che una certa sinistra sta rincorrendo i violenti sul loro stesso terreno, fingendo di essere democratica.
E mi sembra stia facendo lo stesso errore che fece la socialdemocrazia con Hitler: sottovaluta l’odio che la gente sta esprimendo e che la classe politica al governo ha fomentato per vincere la campagna elettorale.
E ho paura.
E a chi dice che esagero, rispondo che solo l’Europa ci salva.
Ma ho paura per la perdita del senso del vivere civile, paura per i luoghi che frequento, paura per le persone che amo, paura di tenere per mano un’altra donna in strada.
Paura che chi dovrebbe difendere le ragioni e i diritti dei più deboli abbia rinunciato a farlo per interessi di potere, di “presentabilità”, perché ci si sporca a difendere l’indifendibile anche se l’indifendibile è un intero popolo, la massa degli stranieri che lavorano nelle nostre case, con i nostri vecchi, nei cantieri edili dove muoiono senza che nessuno venga a saperlo, nelle campagne del sud durante i raccolti,  senza preoccuparci di sapere se abbiano o no il permesso di soggiorno, e non c’importa di sapere che potrebbero diventare da un giorno all’altro tutti criminali perché un reato è questo ti rende, un criminale, anche se sei da anni sul territorio e paghi affitti astronomici dividendo una stanza con altre quattro persone, anche se la mancanza d’in documento non è un fatto di per sé delittuoso, perché, cos’è un crimine? Qualcosa che reca un danno a qualcuno, dice il codice penale.  E che danno mi reca uno che cammina accanto a me senza un documento in tasca?
    
Nel codice penale sono contemplati già i reati.
Soprattutto i più odiosi, contro l’integrità psichica e fisica delle persone.
Il problema è che soltanto alcuni corpi sono degni di essere preservati, solo alcune persone hanno diritto alla difesa della loro integrità psichica.
Nessuno, uomo o donna che sia, ha diritto alla sua integrità se si prostituisce.
Un corpo che confonde i generi è un abominio, per utilizzare il tipo di linguaggio che usano i religiosi.
Una famiglia che non sia formata da un uomo e una donna è un altro abominio.

E “la brava gente” è la stessa che prendeva le bandierine naziste facendole sventolare ai loro figlioletti.
E’ la stessa che oggi mette le cravatte verdi e va sulla foce del Po’ per inventarsi riti e miti di fondazione che affondano radici nell’odio e nella povertà, la stessa che fa ronde intimidatorie, la stessa che, in giacca e cravatta, giustifica frasi razziste e offensive contro culture differenti.
E allora “la brava gente italiana” è la stessa che ha accettato le leggi razziali del ventennio, che si dimentica che i rom sono il secondo popolo, dopo quello ebreo, ad essere stato oggetto di genocidio.
E la stessa “brava gente” è quella che rimane indifferente agli atti di devastazione compiuti contro il “Mieli” di Roma, storica associazione omosessuale.
La stessa che cresce figli che uccidono per un modo di portare i capelli, figli che uccidono e stuprano ragazzine, che mettono in rete gli abusi compiuti su un disabile, che portano al suicidio un adolescente dandogli del “finocchio” e del “culattone”.
E come può non esser così se persino un politico dalla grande visibilità ha tranquillamente dato dei “culattoni” a tutti i parlamentari europei?
E un altro, oggi come allora capo del governo, del nazista a un parlamentare europeo, figlio di un dissidente tedesco durante il nazismo, solo perché aveva osato rivolgergli delle domande scomode?
E questi sono solo ricordi, ma che non ricordati, non pensati,  stratificano, inesorabilmente, nella coscienza delle persone portando a derive sempre più profonde, fino alla perdita di una memoria storica e poi alla perdita d’ogni capacità d’umana pietà.
Mi verrebbe da dire, per la disperazione, da dirlo soprattutto alla nostra tiepida sinistra: “Se non volete fare battaglie scomode, per pari opportunità e diritti tra le persone, preservate almeno, con la ribellione d’un sentimento di scandalo, d’una parola, l’umana compassione, accendete qualche piccola luce in questo buio.” 
 

 

29-05-2008

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