Ai vertici delle aziende: curve di uomini e donne

di Bice Fubini*

 

Nel mondo della ricerca le donne sono "soggetti deboli", come valorizzarle: con le quote? con i "role models", esaltando le donne che sono esempi positivi? o cambiando i criteri di valutazione e di promozione?

Proviamo a rispondere con un noto strumento matematico. Le fluttuazioni casuali di una caratteristica qualunque intorno a un valore medio sono descritte dall'andamento di una curva gaussiana. Ecco cosa succede per l'altezza di una popolazione.

 

 

Se consideriamo separatamente donne e uomini otteniamo due curve analoghe, ma con valori che si intersecano.

 

 

Ipotesi: nel lavoro di ricerca come in altri ambiti, donne e uomini hanno atteggiamenti la cui distribuzione è diversa nei due gruppi, per cui il valore medio - la cima della curva- identifica il genere. Come nel caso dell'altezza le curve si sovrappongono ad indicare che le caratteristiche di genere non corrispondono per forza al sesso.

 

 

Oggi i criteri di valutazione sono elaborati da appartenenti al genere maschile a partire dalle proprie caratteristiche e a queste corrisponde solo la coda della curva "femminile", donne cooptate perchè hanno caratteristiche più maschili (nel caso fossero le donne a stabilire le caratteristiche accadrebbe l'inverso, si presume). Siccome quote e "role models" non cambiano i criteri, le cooptate sono selezionate in base al "maschile come valore".

 

 

I criteri di valutazione devono partire da caratteristiche che consentono il buon svolgimento del lavoro di ricerca - per es.spirito di servizioe di collaborazione, disponibilità a formare altri , a spaziare tra più discipline etc.- che sono tipiche del genere femminile. Così si riequilibria il numero degli addetti e ne consegue una scienza fatta da uomini e donne.

Siccome è scientificamente dimostrato che i maschi "hanno le quote" e sono favoriti a priori, una selezione in base al merito- con la quale si garantisce che a un lavoro svolto bene corrisponda un riconoscimento- non può che favorire le donne. (E la scienza.)

 

 

 

*Bice Fubini è ricercatrice e docente ordinaria all' Università di Torino, Facoltà di Farmacia, Dipartimento di Chimica IFM e Centro interdipartimentale G. Scansetti per lo studio degli amianti e di altri particolati nocivi

Questo articolo è stato pubblicato nel Dossier "Donne e Scienza" del Sole 24 Ore, Domenica 18 maggio 2003