Un appello alle donne in movimento
'uscite dal silenzio'

di Donatella Bassanesi

 


Milano, 14 gennaio 2006

 

 


Care amiche,
credo, come voi, che la manifestazione a Milano è stata una grandiosa risposta all'attacco alla 194.
Ci pone davanti a una situazione, in un certo senso nuova. Direi che c'è stata una scossa imprevista. Imprevisti la vitalità, donne di età diverse ma che si vedevano insieme, uomini 'consapevoli', il numero complessivo imponente: più di duecentomila.

Possiamo dedurre che abbiamo, senza saperlo, nel tempo alimentata una forza che oggi riconosciamo. E che saremmo tenute, potremmo, impiegare.

Il movimento delle donne (che, in questi anni, adesso lo sappiamo, ha 'resistito' più di quanto immaginassimo, che ha continuato in semiclandestinità un lavoro non vano, ha tenuto fede a una scommessa rischiosa), oggi uscendo alla superficie, dopo anni di occultamento non casuale (certamente non da noi voluto), sta dimostrando quella forza interna - che si potrebbe dire sta alle sue origini, ossia sta nel suo potersi nuovamente originare, nel suo essersi potuta liberamente ri-presentare.

Dunque oggi vediamo un momento collettivo che può crescere. Non trascuriamolo.
Oggi, in un'istanza di questo tipo, è possibile dare voce a quella politica che è il luogo dove si agisce (e la parola stessa è azione) al di fuori dai ruoli e dalle gerarchie .
Per arrivare a decisioni discusse, valutando fatti e possibilità. Dove non prevalga delega, obbedienza, accettazione del meno-peggio.
(e tutto ciò non è poi tanto scontato)

E tuttavia. Il carattere dell'attacco alla 194 è strisciante (come, d'altronde, gran parte dei provvedimenti che vengono presi da questo governo, che parla di sé quasi sempre come se fosse l'intero parlamento, ossia come se promulgasse leggi, prendesse provvedimenti con l'approvazione dell'opposizione).
L'aspetto strisciante si colloca, in specifico, nell'unificare il pensiero e gli interessi portati avanti da componenti politiche che si direbbe tutte si mettano al coperto, e sottostiano, alle intenzioni delle gerarchie ecclesiastiche.
Così ci si trova di fronte a un esercizio, sotto le vesti di una presunta sottomissione a una presunta autorità generale, che è aspirazione al dominio e costrizione a scelte non generalmente condivise.

Così, poiché il fine ultimo non è il più evidente, ci sarebbe da domandarsi se ci troviamo davanti a un progetto di sottomissione (generale) fondato su un controllo sociale che passa per un verso attraverso la precarietà del singolo, per un altro attraverso le politiche familiari (al fine di ridurre i diritti e le libertà individuali).

Abbiamo davanti due appuntamenti che riguardano la politica nelle istituzioni. Le elezioni politiche, e l'elezione del sindaco e di una nuova giunta a Milano.

L'appello, infine, è questo.
Sappiamo che ci troviamo ogni volta escluse. Che alla fine a rappresentarci ci saranno pochissime donne.

Non potremmo provare a ragionare sugli obiettivi che vorremo fossero raggiunti? non potremmo provare ad avanzare richieste precise? E che ci diano risposte?