La Dea-Uccello dei Balcani

Uccelli che cadono dal cielo

di Danica Anderson


 

Traduzione di Rosanna Nicolosi

Mentre gli uccelli piovono dal cielo, con ogni tipo di difetti di nascita e malattie, le osservazioni scientifiche sono state messe a tacere  e non sembrano prendere le difese dei amici pennuti, che sono le piccole streghe dei cieli e degli alberi.

 Ricordare Halloween e l’equinozio d’Autunno come l’annuncio di migrazioni colloca gli avvenimenti che affrontiamo nella vita quotidiana nel contesto delle nostre stesse vite. In questo periodo dell’anno mi balza evidente il collegamento tra le dee-uccello dei Balcani e le moderne Baba Yaga in costume antico e le rappresentazioni di streghe svolazzanti qua e là di Halloween. L’equinozio d’Autunno evoca una trasformazione alchemica che mi porta da un atteggiamento passivo ad uno attivo in cui io rilevo, osservo.

Questo equinozio d’Autunno/Halloween vede cadere dai cieli uccelli ad un ritmo allarmante e crescente. L’ho sentito acutamente questo equinozio d’Autunno quando anche il Dalai Lama ha pubblicamente espresso le sue preoccupazioni sui difetti congeniti in aumento negli uccelli tibetani, causati dai programmi nucleari della Cina.

In stretta connessione con la dea-uccello balcanica, ho notato come oggi gli uccelli vengano indicati come la causa dell’influenza degli spratti (spratti = un tipo di sardine). Quest’associazione alimenta i timori di  un’altra pandemia influenzale peggiore di quella del 1919, che uccise la mia nonna serbo-bosniaca poco dopo aver dato alla luce due gemelli.

La dea-uccello balcanica un tempo viveva lungo il fiume Danubio, circa 6000 anni fa.

 

Il 31 Gennaio del 2000, in Ungheria, nel Danubio furono immessi 100.000 metri cubi di acque di rifiuto piene di cianuro e metalli pesanti. Tonnellate di pesci morti furono i primi segni visibili del disastro che si espandeva, mentre gli uccelli scendevano a cibarsi delle carcasse in decomposizione in tutta la Serbia.

La dea-uccello era conosciuta come la prima strega che sposò il cielo alla terra nel suo nido tra i rami dell’albero della vita. In quel tempo (4.700 – 4.500 a.C.) la dea-uccello seduta della cultura Vinca, trovata nella Caria, l’antica Yugoslavia, simboleggiava “la Dea che governa sulla nascita e la morte... ma anche su tutto ciò che si trova tra di esse”. (Peg Streep, in Santuari della Dea)

La dea-uccello balcanica, nata migliaia di anni fa nell’antica Yugoslavia, insegnava una totale reverenza per Madre Natura tramite l’immagine zoomorfica dell’uccello-anatra. Il suo abito iconico, una camiciola-bolero con un volto munito di becco, simboleggiava i cicli rigenerativi che si ritrovano nelle migrazioni.

Le migrazioni sono fortemente presenti sia nella dea-uccello balcanica che nella Taumaturgia slava (ossia il “fare miracoli”; e se mai avete visto uno stormo di uccelli che migrano capirete il processo del “fare miracoli” della Taumaturgia). Guardare alle migrazioni studiando l’origine della parola ci porta alla comprensione di ciò che è la memoria.

“Migrazione”, che deriva dalla parola “mutazione”, cioè scambiare ciò che è reciproco, trabocca nella prosperità scambievole dei pellegrinaggi sacri. I Pellegrinaggi Sacri intarsiati nelle immagini della dea-uccello dei balcani e rispecchiate nelle traiettorie ellittiche degli uccelli, ci parlano di come le esperienze della vita ci cambiano e ci fanno evolvere.

Le migrazioni e i Pellegrinaggi Sacri visti così (manifestare nuove memorie attraverso traiettorie migratorie) denotano come  noi non siamo più gli stessi che erano usciti da casa per andare al lavoro la mattina o per andare a scuola, o al mercato, momenti prima, ore prima, anni prima.

Certo, c’è una consapevolezza nel commemorare i Pellegrinaggi Sacri e le traiettorie migratorie come parte del ritmo cosmico della natura. I Proto-Slavi (e oggi le anziane slave) osservavano i voli degli uccelli che avveniva durante gli equinozi per commemorare l’annuncio dello schema migratorio come parte del calendario di Madre Natura.

Halloween a Ottobre per le mie antiche antenate slave era un ritorno alla terra, un profondo riposo da cui si risorgeva con il volo di ritorno degli uccelli migratori in Primavera.

Ora che gli uccelli migratori cadono dal cielo, la perdita dei loro schemi migratori segnala anche la nostra perdita di memoria, che un tempo annunciava l’equinozio d’Autunno.

I molteplici significati dei simboli, archetipi e archeomitologie  incisi nella forma d’argilla che raffigurano la dea-uccello balcanica, sono migrati e sono mappati in antiche favole e miti tramandati a voce attraverso le generazioni, nelle Baba Yaga, nella Dea dei Ricami, e nella Foresta.

Le “migrazioni alate” degli uccelli durante l’equinozio d’Autunno evocano in noi queste memorie in armonia con le foglie cadenti.

Halloween è rappresentato da streghe su scope (scope = tronchi d’albero), a significare la fine della stagione equinoziale e il movimento degli uccelli per sfuggire ai freddi inverni e cercare profondo riposo.

Abbiamo dimenticato di prenderci il nostro profondo riposo dopo aver raccolto le ricchezze estive? Solitamente, la stagione del solstizio invernale abbonda di feste e liste di regali lunghe chilometri. Piuttosto di rinvigorirci con la sua abbondanza, questo periodo porta affaticamento e depressione ed è conosciuto come la stagione dei suicidi.

In un certo senso l’equinozio d’Autunno e i suoi schemi migratori risvegliano una profonda memoria nei nostri corpi e in quelli della maggior parte delle specie sulla Madre Terra.

Le incisioni di scaglie e triangoli nelle immagini zoomorfiche della dea-uccello balcanica forse descrivono la comprensione da parte delle antiche progenitrici slave che la memoria viene conservata nel corpo e passata attraverso il DNA mitocondriale, dalla biologia femminile che raccoglie e contiene la sacra e incontaminata registrazione della linea materna. La loro biblioteca non era fatta di libri; piuttosto si manifestava in immagini tridimensionali delle Dee-Uccello e nelle esperienze migratorie della loro vita.

 

In Bosnia, molte donne anziane e avvizzite mi si sono avvicinate con le loro scope fatte a mano, dicendomi con enfasi che le loro scope rappresentano il tronco e i rami dell’albero.

Con le loro spalle curve, le loro scope spazzano via la distruzione della guerra dei Balcani, indietro, nel ricco suolo della terra. La maggior parte di queste anziane slave (che davvero somigliano a streghe e Baba Yaga) sono poco o per niente istruite, in termini moderni. Eppure, queste apparentemente “ignoranti” Baba Yaga mi hanno fatto notare come il tempo che ci vuole perché un tronco d’albero produca un anello è lo stesso che ci vuole perché un dente produca lo smalto – circa nove giorni.

Quando domandai ad un’anziana slava del sud come facesse a saperlo, lei toccò il mio quaderno e disse che uccelli e alberi erano sempre stati i suoi quaderni. Stuzzicata dalla sua acuta capacità di osservazione e dal suo quaderno della Natura, ho fatto delle ricerche e ho scoperto che le cose che aveva detto erano davvero accurate! Non avrei mai immaginato quella correlazione prima del mio casuale incontro con questa Baba Yaga slava, una moderna Dea-Uccello balcanica.

Incidere la memoria usando il corpo, come nei Kolo (serbo-bosniaco/croato per “danze in cerchio folcloristiche”), come nello spazzare, o come nelle migrazioni dei pellegrinaggi sacri, rispecchia la biologia femminile (il DNA mitocondriale) e in realtà è una pratica taumaturgica slava. L’intagliare profondi simboli nel corpo d’argilla della dea-uccello balcanica delle avvizzite progenitrici del Neolitico era in gesto dinamico e pieno di significato, capace di accendere una memoria eterna nei nostri corpi ancora 6000 anni dopo.

I quaderni di Madre Natura della Antica Europa neolitica  sono le statuette di creta della Dea-Uccello balcanica. Le sue penne sono i nostri corpi, le scope e i nostri passi, che si trasformano in esperienze di vita. Gli equinozi d’Autunno ci riportano a questi quaderni di Madre Natura del Neolitico orchestrati da foglie che cadono e uccelli che migrano.

Certamente, gli uccelli attraverso le loro migrazioni equinoziali sono entrati in sintonia con questo flusso di ispirazione alimentato dalle immagini della Dea-Uccello Balcanica. So anche che le foglie cadenti degli alberi si immettono nello stesso flusso di ispirazione e si potrebbe dire che sia le migrazioni alate che gli alberi in Autunno tramano per farci ritrovare la memoria.

Forse nel quadro di questo complotto perché Madre Natura risvegli la nostra memoria eterna, i genetisti Cavalli-Sforza, Piazza, Menozzi e Mountain (1988) furono spinti a compiere ricerche nel campo del DNA mitocondriale e dell’universale relazione tra ramificazioni basate sui geni e ramificazioni basate sul linguaggio che collegano le popolazioni umane ancora esistenti. Poiché il DNA mitocondriale passa esclusivamente nella linea materna, se una madre non ha figlie i suoi geni non vengono trasmessi. Migrazione ed evoluzione sono arrestate per quei geni matrilineari e per le specie. Ciò comporta che con la perdita degli uccelli migratori nasce l’incapacità di evolversi come specie.

Un tempo eravamo in sintonia con il ritmo cosmico di Madre Natura, noto come le “stagioni”.

Quando non riusciamo a comprendere l’incisione di Madre Natura sulle immagini della Dea-Uccello balcanica, non riusciamo a ricordare le nostre passate migrazioni, meno che mai possiamo intraprendere la nostra migrazione dell’equinozio d’Autunno. Quella migrazione potrebbe essere un pellegrinaggio sacro proprio delle nostre esperienze di vita creativa.

Attratta dalle incisioni ellittiche sulle varie Dee-Uccello balcaniche, come danzatrice folk serba, ho osservato come i passi della sinuosa danza popolare (conosciuta anche come Kolo in bosniaco/serbo-croato) tracciano una mappa da sovrapposizione degli schemi di volo degli uccelli migratori, e quasi di sicuro simboleggiano i miei pellegrinaggi sacri. Applicare questa osservazione alla mappatura dei geni ci porta faccia a faccia con la nostra prima madre. Essenzialmente, ciò che le progenitrici slave modellavano con la creta (materiale fetale della terra), le immagini della Dea-Uccello balcanica, di forma totemica, che potevano essere facilmente maneggiate, erano una biblioteca di Madre Natura.

Le loro straordinarie intuizioni, che catturavano la naturale capacità di capire la fertilità, la nascita, i misteri del sangue e Madre Natura in connessione con le migrazioni degli uccelli, non si sono mai più ripetute. Beh, questo non è del tutto vero, poiché le anziane slave del sud sapevano come gli anelli dei tronchi degli alberi e lo smalto dei denti si producono nello stesso lasso di tempo.

I messaggi raccolti dalle antiche progenitrici slave nella loro osservazione dei voli degli uccelli e dei nidi negli alberi erano chiarissimi per loro; ciò che è successo ad alberi e uccelli sarà o è già presente nelle anziane, nelle madri, nelle sorelle e nelle future generazioni di figlie.

Tali osservazioni ora sono lasciate agli ambientalisti, ai bird-watchers e agli amanti degli uccelli. Mentre gli uccelli piovono dal cielo, con ogni tipo di difetti di nascita e malattie, le osservazioni scientifiche sono state messe in sordina e non sembrano prendere le difese dei pennuti amici, che sono le piccole streghe dei cieli e degli alberi.

Le donne slave dl sud un tempo conoscevano intuitivamente il ritmo interno del calendario di Madre Natura. Dopo aver vissuto gli orrori delle due guerre mondiali e della guerra Balcanica degli anni Novanta nelle loro case e nei loro grembi, sembrano avere l’amnesia riguardo alle loro pratiche taumaturgiche. Ormai incapaci di difendere la causa degli uccelli, meno che mai la loro sterra causa, le donne slave del sud riescono a malapena a sopravvivere nell’ennesimo dopoguerra.

La resurrezione e i ricordi della Dea-Uccello Balcanica sono sepolti sotto i disastri ambientali, le feroci guerre balcaniche, le guerre europee, i governi patriarcali e religioni istituzionalizzate. Soprattutto, ciò che fu visto e testimoniato dalle donne nell’antica Yugoslavia è solo l’involucro di ciò che un tempo fu la Dea-Uccello balcanica.

 

Dietro alle morti di donne giovani e anziane, che volano giù dai balconi e dalle finestre dei loro appartamenti per sfuggire alla continua tortura, alla fame, alla povertà e all’abuso nel dopoguerra dei Balcani, c’è l’impulso maldiretto a ridare vita alla Dea-Uccello balcanica. Le morti non sono registrate come suicidi, ma come morti “accidentali”. I loro corpi senz’ali si frantumano parecchi piani più sotto, sulla terra già inzuppata di sangue.

 Non cogliete la similitudine tra l’apatia per l’estinzione degli uccelli migratori e la situazione disperata delle donne oggi? Almeno li notiamo ancora i corpi distrutti e annientati delle donne che giacciono sulla terra?

Le guerre dei Balcani, insieme al numero sempre crescente di morti di uccelli migratori e alla sempre maggiore violenza nei confronti delle donne in tutto il mondo, ci parlano di ginocidio. Avvelenate dalla molte tossine e, recentemente nella guerra dei balcani, dall’uranio impoverito, le donne sono colpite da difetti di nascita e malattie, e stanno cadendo dal cielo insieme agli uccelli migratori.

“Infine, cosa non meno importante, c’è la minaccia delle bombe e dei missili, pieni di uranio impoverito, 150 dei quali sono stati sganciati nella sola Belgrado. Il chimico dell’Università di Belgrado Predrag Polic avverte che il pericolo della polvere radioattiva liberata dalle bombe potrebbe essere ancora maggiore nel Kosovo. Lì, si stima che, durante il conflitto, giornalmente si sganciassero 150 bombe” riferisce Milenko Vasovic, un giornalista che lavora a Belgrado.

Attraverso le loro storie possiamo vedere coi nostri occhi le donne bosniache volar via dai davanzali in rovina dei loro appartamenti, assieme agli uccelli che cadono dal cielo, e possiamo evocare in noi la passione necessaria a modellare un’altra Dea-Uccello balcanica con icone di pace e amore per tutte le creature viventi femminili.  Ricordare Halloween e l’equinozio d’Autunno come l’annuncio di migrazioni colloca gli avvenimenti che affrontiamo nella vita quotidiana nel contesto delle nostre stesse vite.

La Dea-Uccello dei Balcani evoca una memoria eterna, e dà inizio ad una ininterrotta capacità di capire gli equinozi, fino al giorno d’oggi.

 

Danica Anderson lavora nel campo della psichiatria forense. Dopo aver riscoperto le sue radici balcaniche, ha lavorato con le donne bosniache per rimettere in scena il sacro Kolo - il Cerchio delle Donne. Balla le danze bosniache, legge i messaggi sui fondi delle tazze di caffè e aiuta alla guarigione le donne devastate dalla guerra e da terribili traumi.

  

Dal sito www.awakenedwoman.com