No alla violenza, sì ai consultori, a Bologna ci stiamo già muovendo

di Elena Del Grosso


Marianne von Werefkin



Ci hanno pensato Storace e Ruini a farci “andare oltre il frammento”, a riunirci tutte simbolicamente alla Camera del Lavoro di Milano il 29 novembre e ad aderire alle iniziative che in quella sede sono state proposte.

Le gerarchie ecclesiastiche con alla testa la Cei e Ruini, il papa Ratzinger, tuonano in difesa della sacralità della vita, santificano il matrimonio indissolubile e bollano consegnando alla perdizione ogni altra forma di convivenza, dalle coppie di fatto ai matrimoni gay e così via. Entrano nel merito delle istituzioni democratiche individuandone forme e contenuti: gerarchiche e autoritarie, con valori e autorità forte contro ogni tendenza di relativismo culturale. La verità è unica ed è quella della chiesa cattolica. I toni sempre più accesi di questa campagna post- referendaria e pre-elettorale stanno a dimostrare che la cavalcata teo-con farà di tutto per ripetere, al traguardo, la vittoria del referendum.

Tra i politici dell’Unione c’è un silenzio assordante. Pochi fanno sentire la propria voce in difesa della laicità dello stato e delle istituzioni che loro rappresentano. Tranne alcune donne parlamentari, pochissimi parlano in difesa della 194, dei consultori, della salute riproduttiva delle donna, come se la cosa riguardasse solo “la questione femminile” a cui i può rispondere con qualche bonus bebè.


Nel frattempo noi donne a Bologna andiamo avanti per ostacolare questo processo di erosione delle libertà femminili in materia di sessualità e scelte procreative. Poiché la nostra salute ci sta a cuore anche noi vogliamo discutere dei consultori. Ma a nostro avviso, il rilancio ed il potenziamento dei consultori sia qualitativo che quantitativo deve passare attraverso atti legislativi che ne garantiscano la laicità, non consentendo a soggettività dichiaratamente e statutariamente contrarie alla legge 194 di farne parte. Non vogliamo che si ripeta l’esperienza di Zola Predosa dove una giunta di centro sinistra stava portando avanti una convenzione che avrebbe inserito nei consultori il Sav (Servizio Accoglienza Vita). Grazie ai due anni di lotta del Coordinamento Donne per l’autodeterminazione femminile, questo subdolo tentativo di affossare la 194 fu bloccato.


Venerdì 16 a Bologna c’è stata una giornata seminariale sul come ripensare i consultori. L’iniziativa è stata proposta dalla commissione delle elette nella città. Parteciperemo in molte ma con l’idea di ascoltare e interloquire non solo con chi ci lavora ma anche con chi ne usufruisce o ne potrebbe usufruire. Ci piacerebbe metterci in circolo tutte insieme per costruire un nuovo progetto che sappia far ri-diventare questi luoghi quelli che sarebbero dovuti essere: luoghi di presa di coscienza di se e del proprio corpo, di informazione e consapevolezza sulla salute sessuale e riproduttiva, di libertà di scelta procreativa.


A Bologna ci sono stati recentemente molti atti di violenza contro le donne. Ieri le giovani del Sexyshock hanno organizzato un’iniziativa “Non ingoiare la violenza - una giornata per parlarne”: al centro dei lavori il conflitto fra sessi, l’immaginario maschile e i modelli culturali che vi ruotano intorno che tagliano i corpi di uomini e donne. Si è arrivate così a parlare di città e di sicurezza, un tema che sta molto a cuore alla cittadinanza non meno che alle amministrazioni locali.


Oggi, 18 dicembre, a partire dalle 10 di mattina ci ritroviamo a coniugare il locale con il nazionale a quindi a decidere come partecipare alla manifestazione di Milano del 14 gennaio.
La cosa che gia sappiamo è che bisogna attivarsi per fare in modo che quella manifestazione abbia una partecipazione, la più ampia possibile, che dovrà rompere quel silenzio mediatico che da sempre circonda tutto ciò che facciamo.


Recentemente un documento che a partire dalla Ru 486 chiamava a difendere la libertà femminile in materia di aborto e a discutere di salute delle donne, quantunque sottoscritto da oltre 75 adesioni di donne, singole e unite in associazioni rappresentative del panorama italiano nonché da alcuni uomini autorevoli, non ha avuto il benché minimo spazio sulla stampa. Solo il “Domani” di Bologna lo ha pubblicato. E dei politici solo Bertinotti ha risposto.


Dal 1978, l’anno della 194, ad oggi le donne si sono espresse con i mille volti e le mille voci che avevano caratterizzato quel movimento. Abbiamo teorizzato, portato avanti iniziative e pratiche politiche, costruito luoghi da salvaguardare. Gruppi e reti di donne si sono composti e ricomposti dando luogo ad una galassia di espressione di soggettività diverse molto attente ai grandi temi della pace e della giustizia sociale, così come quelli che più direttamente le coinvolgono: la salute riproduttiva, il lavoro, il welfare e così via.


Le donne sono stanche di questo silenzio, di questa censura. Chiediamo agli organi di stampa di parlare di noi non soltanto come fatti di cronaca nera in cui siamo violentate stuprate picchiate e assassinate ma anche quando coniughiamo lavoro e passione politica producendo beni comuni. Sui nostri diritti e i nostri corpi si stanno giocando le nuove forme di democrazia e di laicità dello stato. Questa è cosa che riguarda e le donne e gli uomini.
Oggi a Bologna e alla manifestazione del 14 gennaio a Milano dobbiamo essere in tante e tanti. Non è accettabile nessuna astensione.

 questo articolo è apparso su Liberazione del 18 dicembre 2005