THE DEPARTED
Il bene e il male

di Gemma De Magistris

Strano come un film che parla di polizia, malavita, uccisioni e sangue che schizza ed armi che sparano ed il cosiddetto "onore" dei malavitosi e la cosiddetta "pulizia" delle forze dell'ordine, quindi un film con tutte le caratteristiche maschili, possa poi concludersi con una vittoria non del bene ma di una scelta etica fatta, direi naturalmente, da una donna ed è una donna che porta in sé già un'altra vita.

L'ultimo film di Martin Scorsese parla, come promette il titolo, del bene e del male. Le due facce sono rappresentate attraverso il tema del doppio. Sono due i protagonisti che fanno scelte diverse, pur provenendo da ambienti simili, di quelli che ti marchiano; entrambi hanno una doppia vita vuoi per scelta, vuoi per costrizione. Inutile narrare la trama.

Il film si ispira alla trilogia di film asiatici "Infernal Affairs", ma qui l'affare infernale è un pretesto per affrontare non solo bene e male ma soprattutto responsabilità, scelta e ricerca di sé e di una identità vera.

In alcuni momenti mi sono agitata sulla poltrona, ogni sparo si ingrandiva nella mia testa, il film è un po' più lungo del solito e non volevo più vedere sangue, ero molto irrequieta.

A ripensarci quelle scene erano un "velo di maya" una realtà fenomenica che nascondeva l'essenza e questa è ben rappresentata da un dialogo muto (paradossale) tra i due protagonisti, in cui ognuno dei due sa con chi sta parlando e sa che l'altro sa.
Non mi pare sufficiente identificare l'uno (Leonardo Di Caprio/Billy Costigan bravissimo nel mostrare le tante ambiguità del personaggio) con il bene e con le scelte giuste ("entro nella polizia perché ci credo, perché voglio riscattare un passato, una famiglia sbagliata, un ambiente che non mi piace) e l'altro con il male (Matt Dillon/Colin Sullivan un perfetto alter ego di Billy) e con la scelta della strada più comoda (entro nella polizia, così posso proteggere il "padrino" per dirla con linguaggio mafioso).

Le motivazioni sono molto più reali e complesse: si protegge chi ti ha protetto sin da piccolo, chi comanda nel quartiere e uccide e fa uccidere ma con te è gentile, sembra ti abbia adottato, ti paga gli studi, ti aiuta a sopravvivere quando sei bambino; è un capomafia di origine irlandese (Jack Nicholson/Jack Còstelo e non Costéllo come ostinatamente doppiato in italiano).

Dal punto di vista psicologico è molto importante: c'è l'identificazione con il modello paterno-maschile, c'è la riconoscenza, e non basta liquidare con "è cattivo".
Ed il protagonista buono che viene costretto dai suoi superiori che fanno leva violentemente sul suo passato e sulla sua famiglia per farne una figura insospettabile da infiltrare tra i malavitosi?
Obbligato ad un vita che non gli appartiene e che ha un ritmo dopo poco insostenibile, tanto da dover ricorrere a psicofarmaci.
Buono a tutto tondo o anche lui "vittima" del determinismo psichico, direbbe il buon Freud costantemente e significativamente citato?
In lui c'è il desiderio della sfida, c'è ambizione (sono bravo, posso farcela e dopo riavrò la mia vita, la mia identità).
Ma le scelte per l'uno e per l'altro sono più radicali di quanto loro possano prevedere, e tornare indietro è difficile, subentra allora l'impotenza che li immobilizza e non permette loro più di agire.
Gli uomini sono meno elastici delle donne, hanno una capacità di adattamento minore, la storia non li ha abituati a questo.
Giorgio Gaber cantava "….mi sgomenta come è insensata, misteriosa e buffa la sua scelta di un paio di sandali d'argento" e si sta riferendo ad una donna che non comprende come Freud che ha affermato: la psiche femminile è rimasta per me un mistero.
Ma nel nostro film il mistero si scioglie e non trionfa il bene, vince più semplicemente la vita.

La protagonista femminile si vede poco: è una psicoterapeuta, Madolyn, interpretata benissimo da Vera Farmiga capace di mostrare tutti i conflitti interiori del suo personaggio e di farci i conti.
Come mai con le sue competenze non fa altro, si limita ad essere poco più di una assistente sociale? A domanda diretta, Madolyn risponde pacata che così le sembra di aiutare un po' gli altri a stare meglio.
E' seria e solare, sa ridere anche dopo un giorno "trascorso ad ascoltare cose brutte", si innamora, si confonde, ma è una donna che ha inscritta la capacità di essere sé stessa, sempre, perfino nel tradimento.
Ed è lei che sceglie, è lei che agisce, ed è lei che determina una catarsi finale che non poteva essere affidata al caso.
Perché in questo film il caso ha importanza ma solo per i punti di partenza, poi ognuno sceglie e Madolyn, che porta dentro di sé una vita che sa già solo sua come per partenogenesi, sceglie di agire.
E' un inizio, un altro.

1-11-06