Dialoghi tra cittadini europei

  Valeria Fieramonte

 

Inaugurati in Spagna, a Cadice, nel settembre del 2012, dopo solo poco più di un anno e mezzo sono alla 51esima edizione: sono i pan-european citizens' dialogues, che per ora hanno coinvolto direttamente circa 20mila persone e 80mila se si considerano gli scambi di idee via internet. ( Per partecipare: ec.europa.eu/debate-future-europe.)
Al meeting  di Bruxelles erano presenti 180 cittadini da tutti e 28 i paesi dell'Unione: una babele di lingue, di volti, di esperienze  e di storie che è riuscita a comunicare con qualche difficoltà tramite l'uso dell'inglese come lingua ufficiale: erano rappresentate tutte le età, con una netta prevalenza di giovani ( età media tra i 35 e i 40 anni) e, un po' anche per 'rompere il ghiaccio', è stata molto festeggiata una ragazza polacca che compiva 18 anni proprio il 27 di marzo, data ufficiale dell'incontro.
La delegazione più numerosa era tedesca ( sono anche il popolo più grande dell'Unione), ma c'era anche una buona partecipazione degli italiani. I francesi erano di meno, e molto più silenziosi: con l'Italia e la Germania sono stati il perno della fondazione dell'Europa, e questo 'sintomo' da solo rivela l'ampiezza della crisi politica, anche per quanto riguarda le istituzioni comuni.
Non si è in alcun modo parlato di tematiche relative alle donne: si notava anzi, in alcune delle presenti, quasi tutte legate a gruppi attivi in Europa, una certa reazione di fastidio anche solo all'idea di affrontare questo genere di problemi. Perciò si può dire che, come sempre, le donne erano numerose ma inesistenti su un piano politico di specificità di genere.
Tema centrale del dibattito: come rafforzare l'Unione Europea e rendere le sue istituzioni più efficienti, trasparenti e democratiche.
E' emerso che, sebbene su molte questioni la visione europea non sia molto diversa da quella nazionale, due cittadini su tre pensano che la loro voce non sia ascoltata e nove su dieci vorrebbero più dialogo e risposte su temi come la democrazia e la solidarietà sociale.
  Il dibattito è stato articolato in due parti: due sessioni – iniziale e finale – in una grande sala a forma di miniparlamento, e , in sale più piccole, sei  gruppi di discussione gestiti da 'facilitatori' e con la presenza  di alcuni commissari europei.
Questi i temi tra cui i cittadini si sono divisi per scelta personale: 1) come superare la crisi economica e competere nel mondo 2) come rafforzare l'unità europea 3) come affrontare la sfida dell'ambiente e dei cambiamenti climatici 4) scuola e lavoro 5) difesa dei consumatori  6) promozione dei diritti dei cittadini.
Ecco che cosa è emerso, a grandi linee, dal dibattito dei gruppi: creare un canale TV per europei, informare con una newsletter una volta al mese i cittadini sulle politiche e sulle leggi proposte e discusse, dare nelle scuole più informazioni sulle strutture dell'Unione Europea, proteggere la salute dei cittadini, aumentare l'indipendenza energetica scegliendo leaders adeguati e non succubi di ricatti economici, combattere i cambiamenti climatici promuovendo le energie rinnovabili e rafforzando le buone pratiche legate all'ambiente, promuovere un New Deal per l'occupazione ( a questo proposito c'è già una petizione con raccolta di firme), rafforzare l'unità dell'Europa, ridurre la sua dipendenza dalle materie prime( spendiamo ha detto la commissaria Connie Hedegaard, un milione di euro al giorno per le materie fossili, cifra insostenibile in tempi di crisi), incoraggiare il 'business' pubblico e privato ad applicare soluzioni innovative, combattere i disastri ambientali.
  A questo proposito è stato interessante il racconto di sloveni e inglesi che hanno parlato dei disastri ambientali sui loro territori legati al cambiamento climatico. In Slovenia il 30% delle foreste è stato danneggiato da un evento climatico chiamato 'zled', intraducibile, che consiste in grandine di grosse dimensioni accompagnata dall'improvvisa formazione di ghiaccio che copre  agli alberi e li rompe, mentre gli inglesi hanno parlato di piogge mai così intense e danni  gravi da alluvione, gli italiani  invece hanno accennato al disastro dei rifiuti a Napoli, che non c'entra col clima, ma con le politiche ambientali sì. Qualcuno ha proposto addirittura una Corte Europea per i crimini ambientali. ( Anche qui c'è una raccolta di firme).
Al termine del dibattito nei gruppi c'è stato in sala grande il dibattito finale, alla presenza del presidente della Commissione Barroso, (che ha fatto un lungo intervento politico di circa un'ora, e poi risposto a una serie di domande stando al centro dell'emiciclo come tutti gli intervenuti) – e di Viviane Reading.
   Il presidente Barroso si è rivelato un oratore gradevole e ha esordito con una battuta:” 'scusate se volto le spalle ad alcuni, in Portogallo c'è un detto, gli angeli non hanno didietro...'  e scherzato sugli oroscopi ( anche lui è nato in marzo, come la giovane polacca, perciò i nati in marzo hanno di sicuro qualcosa di speciale)  e poi ha detto alcune cose interessanti.
  In primo luogo che è assolutamente necessario perseguire non solo l'unione monetaria ma anche quella fiscale e politica. Occorre connettere tra di loro anche i trasporti, l'uso dell'energia, i sindacati le associazioni. Insomma, l'intero tessuto civile europeo. La UE stanzierà nei prossimi sette anni un trilione di euro per promuovere l'occupazione. Sulle spinte autonomiste di alcune regioni ( vere, non intese come stati, come a volte accade nel dibattito europeo), ha sottolineato che le persone dovrebbero conoscere che cosa l'Europa  sta legiferando, prima di decidere, e che, se 'una parte di un paese' sceglie di diventare indipendente, per quanto piccola sia deve darsi un assetto di Stato.
  Con conseguente aumento dei costi.
Sulla politica estera: l'Ucraina non è ancora pronta per integrarsi all'Europa. Le offriamo un accordo di associazione per preparare la strada. Non abbiamo chiuso le porte ma devono fare  ancora molto in termini di corruzione. Alcuni paesi non sono pronti per l'unione politica, ma nessuno va in Europa perchè forzato ad andarci.
Sulla protezione dati: si tratta di un diritto fondamentale, bisogna riuscire a aumentare la sicurezza ma non alle spese delle libertà democratiche.
Infine ha concluso: viviamo in una crisi creata dall'enorme debito di alcuni stati e dall'irresponsabilità della finanza. C'è ineguaglianza sociale, tra paesi, tra comunità e anche tra generazioni (ora i giovani sono meno sicuri di trovare lavoro). C'è un gap non solo tra ricchi e poveri ma anche tra paesi ricchi e poveri. Non dobbiamo mettere il debito sulle spalle dei nipoti. Molti non amano l'Europa. Per favore, dibattano con noi e propongano alternative. Abbiamo molti problemi ma forse siamo ancora la migliore e più accettabile ( decent) società del mondo.”
  Il presidente Barroso ha volutamente parlato in termini positivi e ottimistici.
 Lo stesso giorno sul Times di Londra i due ministri economici di UK e Germania firmavano un articolo comune in cui scrivevano che i loro due paesi cresceranno di circa il 2%, ma che non ci sono dubbi che il resto d'Europa  'is falling behind'. Che è un po' di più di un andare indietro, anche se non è proprio un precipitare....

               Come funziona l'Unione?

C'è il Parlamento Europeo, eletto direttamente dai cittadini: ha circa 754 'deputati', chiamati MEPs, ( membri del Parlamento Europeo), ed è il braccio legislativo della UE.
Il Consiglio Europeo comprende i capi di stato e di governo dei paesi membri oltre al presidente del Consiglio e della Commissione Europea. Si incontra almeno quattro volte l'anno per indicare le priorità politiche della UE.
Il Consiglio – raggruppa invece un ministro da ogni stato membro, gli incontri hanno l'obiettivo di coordinare le politiche tra gli stati membri, la sua presidenza ruota ogni sei mesi, tra breve, come è noto, sarà la volta dell'Italia.
La Commissione Europea.  Propone le leggi ed è il braccio esecutivo della UE. Il presidente è eletto ogni 5 anni dal Parlamento Europeo. I commissari sono in pratica i ministri dell'Unione. L'attuale presidente è Barroso.
      Attenzione! L'Europa ha una confusione di Consigli – cosa che a volte crea lunghe serie di equivoci e rasenta il ridicolo. Il Consiglio Europeo e il Consiglio sono istituzioni rappresentative dei cittadini, ma  c'è anche  un quasi omonimo Consiglio d'Europa, ( la differenza consiste nell'apostrofo!) che si riunisce però solo a Strasburgo. Non è una istituzione europea rappresentativa: ha 47 stati membri,  si occupa dei diritti umani ed è stato fondato nel 1949, prima ancora delle istituzioni europee. Data la lunga catena di equivoci che si creano causa sovrapposizioni di nomi, sarebbe opportuno cambiarne almeno il nome, ma non pare che questa sia considerata una priorità.

 

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31-3-2014