Il
diario di Frida Kahlo
Il diario
non l'ha concepito per il pubblico, è una memoria privata. Sta
dunque fuori scena, cioè è ob-scena: osceno.
Sono appunti teorici, riguardano le forme del fare e quelle del pensare. Quel luogo che sta tra ed è "orma di piede e orma di sole". "Il
mio desiderio è capire la linea la forma l'ombra il movimento".
"Con enorme inquietudine, ma con la certezza che tutto è governato
dalla 'sezione aurea'. C'è un adeguamento cellulare. C'è
un movimento. C'è luce. Tutti i centri sono gli stessi. La pazzia
non esiste. Siamo gli stessi che eravamo e che saremo. Senza contare sul
destino idiota". Ricerca di unità come esistenza compresente degli opposti. "La rivoluzione è l'armonia della forma e del colore e tutto esiste, e si muove, sotto una sola legge = la vita = Nessuno è separato da nessuno. Nessuno lotta per se stesso. Tutto è uno. l'angoscia e il dolore, il piacere e la morte non sono nient'altro che un processo per esistere. La lotta rivoluzionaria in questo processo è una porta aperta all'intelligenza". La morte compagna. "Un'enorme uscita molto silenziosa", "siamo diretti verso noi stessi attraverso milioni di esseri pietre - esseri uccelli - esseri astri - essere microbi - essere fonti di noi stessi", "io credo che sia meglio andare, andare e non scappare. Che tutto passi in un momento. Magari". La pena e il dolore: "Aspettare con l'angoscia contenuta, la spina dorsale spezzata, e lo sguardo immenso senza poter andare, lungo il vasto sentiero movendo la mia vita serrata nell'acciaio", "silenziosamente, la pena / rumorosamente il dolore. Il veleno accumulato mi lasciò a poco a poco l'amore. Mondo strano era già il mio di silenzi criminali di vigili occhi estranei equivocando i mali". E infine il ritrovamento di se stessa bambina (la seconda Frida). "Entravo e scendevo fuori del tempo nelle viscere della terra, dove la mia 'amica immaginaria' mi aspettava sempre. Non ricordo il suo aspetto né il suo colore. Ma ricordo la sua allegria - rideva molto. Senza suoni. Era agile e danzava come se non avesse peso alcuno. La seguivo in ogni suo movimento, e le raccontavo, mentre lei danzava, i miei crucci segreti. Quali? Non ricordo. Ma lei sapeva dalla mia voce tutte le mie cose. Quando ritornavo alla finestra, entravo per la stessa porta disegnata sul vetro. Quando? Per quanto tempo ero stata con 'lei'? non so. Forse un secondo o migliaia di anni Ero felice. Cancellavo la 'porta' con la mano e 'spariva'. Correvo con il mio segreto e la mia allegria nel più remoto angolo del cortile di casa mia, e sempre nello stesso posto, sotto un albero di cedro, gridavo e ridevo. Sorpresa di essere sola con la mia gran felicità e con il ricordo cos' vivo della bambina. Sono passati 34 anni da quando ho vissuto quella magica amicizia e ogni volta che la ricordo, rivive e cresce, sempre di più dentro il mio mondo".
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