La memoria e la storia di Donatella Bassanesi
Potremmo chiamare la memoria sesto senso. Potremmo chiamarla sesto senso anche per essere somma e articolazione dei sensi. La memoria non è uguale a se stessa ma si fissa nelle cose, sono le cose (il tempo ritrovato) a riportarla alla luce. La forza della memoria è fatta di intensità e di estensione (come la forza delle cose). Corrispondendo alla durata e all’intensità (delle sensazioni) riguarda il tempo. Produce nessi: la somiglianza, la causalità, il principio e la conseguenza, il mezzo e il fine, il segno e il significato. La memoria si intreccia al pensiero. Affidare memorie è consegnarle affinché possa rimanere un segno di ciò che per noi è importante, di ciò che viene ritenuto generalmente importante e che riguarda un tempo trascorso, un momento. La memoria riguarda il tempo, e riguarda la storia, la riflessione intorno agli accadimenti nel tempo. Il passaggio tra storia e memoria è laterale. I soggetti sono diversi. Il soggetto non è la persona ma ciò che la cosa mostra, ciò che quella storia è. C’è desiderio di conoscenza ma non c’è disegno riconoscibile. Perché la lingua – passaggio e dia-logo=luogo-attraversato=parola che attraversa Dio e il Male, risultato della sorte e di un gioco – sono lettere schiacciate nelle due dimensioni, chiudono il passaggio non per mancanza, al contrario per esuberanza di apparenza, Invisibile il reale, dietro una contagiosa rete che cancella la possibilità che conoscere e agire siano prossimi, ossia che il pensiero e l’azione siano concreti, la ricerca diventa necessariamente metafisica, intorno a ciò che sta al di là dell’esperienza (libertà, immortalità, Dio), priva di un criterio infallibile, senza certo fondamento, né giudizio definitivo. Una scienza metafisica, che è metafisica della conoscenza e metafisica dell’azione (libertà), che è possibile solo come metafisica critica ossia autocritica della ragione, e che presume di poter conoscere ciò che sta al di là dell’esperienza (Kant, Prolegomeni).
22-06-2010
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