Impressioni da Genova

di Donatella Bassanesi

È stata una grande manifestazione quella che abbiamo visto sabato 17 novembre a Genova.

Ce l’aspettavamo?
Se l’aspettavano?

Non era tanto facile arrivarci. Da Arquata Scrivia passavano i treni provenienti da Milano. Quello che stavamo aspettando aveva 40 minuti di ritardo, che poi sono diventati 60. Hanno detto che si era rotto il locomotore, avevano dovuto cambiarlo. E intanto correvano voci che a Genova alla stazione erano arrivati ‘i G8’ e perciò non facevano partire i treni. Dopo in treno (non speciale ma un interregionale) si è saputo che era partito da Milano con un’ora di ritardo.

A Genova molti negozi chiusi, per paura dei ‘G8’ (significativo rovesciamento, potenti sono i G8 e inconsciamente rimane nella gente comune la loro traccia poliziesca e cupa, anche se la Sindaca aveva dato rassicurazioni).

I giornali hanno parlato di rabbia. Io non l’ho vista. Al contrario. Il piacere di andare insieme, anche pigiati insieme, per un appuntamento importante.

Ho avuto l’impressione di ragazzi e ragazze diversi da come noi eravamo e con i quali tuttavia corre qualcosa che è simpatia, muoversi per qualcosa che accomuna, e una sorta di curiosità reciproca non banale.

Un comune sentire ha prodotto ancora una volta il ‘miracolo’ del (oggi normalmente quasi innominabile) dis-senso, del discostarsi da un senso dettato (e imposto).

Giù al porto molti, ragazze, ragazzi, donne, uomini, a gruppi e isolati, e anche noi, che dopo anni di delusioni insistiamo a resistere. Ritrovare con piacere volti conosciuti altrove, qualcuno che non avremmo pensato lì. In un certo modo ho visto dominare una soddisfazione generale. Tutto l’orrore che è stata la morte di Carlo Giuliani, di quello che l’ha preceduta e seguita, sembra potersi qui, per un qualche segno di giustizia che non può mai definitivamente cancellarsi, ‘riscattare’, c’è esattamente uno scatto di vita, qualcosa che supera di molto per intensità di vita l’interesse o gli obbiettivi personali. Su quei fatti certamente la pensiamo allo stesso modo, su quei fatti si sono fatti strada un comune sentire e persone concrete che non accettano, non stanno ‘abbassando la testa’.

Tante le scritte su cartelli di fortuna. Gruppetti si incontrano e si disperdono, gente si riconosce. Le bandiere degli anarchici sventolano, quelle della pace sono tirate fuori dalle borse e indossate, sulle spalle. Le bandiere dei partiti, dei sindacati, quasi del tutto assenti.

I suoni. Gli ottoni bravissimi anzi magistrali. Scorre lungo il corteo bella ciao. Ragazzi che battono ritmi con strumenti di fortuna. Passano quelle e quelli dei centri sociali, da Bologna quelli brutti sporchi e cattivi.

I silenzi. Lungo tutta la manifestazione e lungo le strade non si vede polizia né carabinieri (si è poi saputo che giravano in borghese). In alto un elicottero. Lungo il percorso molti negozi sono chiusi (poi però gli abili commercianti, capito che con tanta gente si possono fare affari, apriranno, e si dice abbiano fatto affari d’oro).

Impressioni. Un tracciato che si di-segna facendosi. Andrà avanti? Come? Vedremo, a seguire, qualcosa che possa andare sotto il nome di giustizia? Uno di quei momenti per i quali si sente che un ‘mondo’ diverso corre sotterraneamente nelle coscienze, agita attese?

 

21/11/2007