Hana Doda, la “vergine giurata” protagonista del romanzo, è portatrice di domande incessanti su di sé, lei che ha vissuto quattordici anni da uomo sulle montagne albanesi e cerca di rifarsi una vita da donna in un quartiere misto di Washington. Una “vergine giurata” è figura sociale prevista dal Kanun, che nel mondo tradizionale dell’Albania precapitalistica, costruisce nette separazioni e rigidi ruoli sessuali, ma prevede anche la possibilità che una donna assuma aspetto, funzioni e comportamenti maschili, se una superiore esigenza familiare lo richiede; il che le offre numerosi vantaggi: può bere, fumare, portare il kalashnikov, muoversi liberamente, viaggiare da sola senza rischio di stupro, ma non può piangere, non può amare. Il prezzo richiesto è di abbandonare completamente la sessualità e, in fondo, scindersi dal suo stesso corpo. La giovane Hana decide di compiere questo passo fatale per amore di uno zio che le ha fatto da padre e che è affetto da un male incurabile. Con coraggio ed estrema determinazione porta avanti la sua scelta e abbandona l’università, la città, gli amati studi, gli amatissimi libri, l’inizio di un amore, senza voltarsi indietro. Ma quando, dopo anni di solitudine e di dura vita sulle “Montagne Maledette”, decide di accettare l’invito della cugina Lila, emigrata negli Stati Uniti con il marito, che le chiede di raggiungerla, avrà bisogno di altrettanto coraggio e assoluta determinazione per orientarsi nel cuore del mondo consumistico americano e per rientrare in rapporto con la sua femminilità, il suo corpo e, infine, riannodare i fili di una storia spezzata.
Sarà possibile farlo
attraverso la cultura e la scrittura che hanno tessuto una trama di
continuità e di spessore nella sua vita. “Gli albanesi scrivono molte
poesie, hanno la mania delle poesie, e hanno paura di raccontare. Ci vuole
costanza per narrare, ci vuole austerità.” confessa la protagonista, e si
sente trasparente la voce dell’autrice. La trama che lega due mondi lontani e diversi è un solido legame tra passato e futuro. Il futuro rappresentato da Jonida, la nipote adolescente della protagonista, che non ha bisogno di combattere accanitamente per la propria identità, è determinata e decisa anche più della zia, che “le invidiava quell’aria disinvolta, la consapevolezza profonda che aveva di sé.” Un libro che non ha paura dell’happy end forse perché è percorso da valori come la dignità, il rispetto, la fiducia.
Vergine giurata
11/10/2007
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