"Eccitazione permanente" in relazioni politiche vive

di Sara Gandini e Laura Colombo


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Commento

di Lea Melandri

 

Care Sara e Laura,

per la stima e l’affetto che ho per voi, che conosco da tanti anni, mi permetto di rilevare una contraddizione, rispetto a quello che avete scritto, e di esprimere un dissenso, che non data certo da oggi. Voi parlate di un ‘pensare in presenza e senza esperte in cattedra’, ma poi teorizzate traducete le (tante) diversità che ci sono tra di noi - non solo di pensiero- nei termini di una ‘disparità’ misurabile -’il di più, il di meno- e di ‘autorità’. Non è esattamente quello che hanno fatto, sia pure in modo molto più violento, gli uomini costruendo una comunità di simili sulla base di gerarchie di potere e di valore (vedi chiese, eserciti, partiti, nazioni, ecc.)?

Pensate forse che cambi qualcosa contrapporre ‘autorità’ femminili (ordini simbolici di madri contro quello dei padri), genealogie femminili, lingua e tradizione femminile a quelle maschili? Pensate che la dipendenza, l’infantilizzazione dell’altra, produca meno danni di quella che abbiamo visto e purtroppo sperimentato nei rapporti di coppia e nelle relazioni famigliari? Per riconoscere e arricchirsi del sapere, dell’esperienza, della passione di un’altra donna non c’è bisogno di metterla su quella cattedra o quel palco simbolico che è l’”autorità”.

Ci siamo ribellate alla cultura maschile perché unilaterale, incapace di reciprocità – a partire dal semplice riconoscimento che l’altro è un altro e non l’incarnazione proiettiva dei tuoi desideri, del tuo immaginario -, perché non dovremmo considerare la reciprocità un valore anche per le relazioni che andiamo costruendo tra donne? A dire la verità non liquiderei con facilità neppure l’egualitarismo - se vuol dire giustizia sociale, fine dello sfruttamento, ecc. - riletto e spogliato di tante nefandezze della storia maschile.


Lea Melandri