I cosiddetti “liberali” spesso difendono le immagini di uomini che incatenano, frustano, torturano e persino uccidono donne in nome del piacere sessuale, quale innocuo esercizio della libertà di espressione. Allo stesso tempo, si oppongono strenuamente alla propaganda di guerra. Ma se la propaganda di guerra è efficace nel deumanizzare membri della nazione “nemica”, per rendere possibile a degli uomini di ferire, uccidere e degradare altri esseri umani (perché è di questo che si tratta), perché immagini di donne ridotte a parti del corpo per l’uso e l’abuso sessuale maschile non dovrebbero avere effetti simili?
Perché, come tutti
gli altri tipi di propaganda, storie ed immagini che deumanizzano le donne
non dovrebbero rendere cieche le persone alla realtà della sofferenza
femminile?
Libri come il
recente “Getting Off. Pornography and the End of Masculinity” di
Robert Jensen mostrano che la pornografia è davvero propaganda, è la
propaganda di una guerra non dichiarata contro le donne. Numerosi studi
dimostrano che le immagini che connettono l’eccitazione sessuale alla
crudeltà ed alla violenza desensibilizzano gli uomini rispetto allo stupro
e ad altri tipi di violenza di genere.
Ma il danno fatto
dalla pornografia va ancora oltre. Come Jensen sottolinea, la pornografia
riflette l’accettazione culturale della crudeltà, ed essa stessa rende la
crudeltà accettabile. Ciò di cui qui stiamo parlando non è l’erotismo.
E’ ora che i
liberali escano dal loro diniego rispetto alla pornografia. E’ ora di
smettere di prenderci in giro, sostenendo che il mettere in relazione il
sesso con la crudeltà e la violenza non avrebbe effetti reali sulle
persone.
Naturalmente, noi
vogliamo la libertà di parola. Ma la parola ha sempre avuto limiti legali.
Le basi delle cause penali per calunnia e ingiurie, ad esempio, stanno nel
fatto che non si può usare la parola per svilire e ferire altri.
Ciò con cui abbiamo
a che fare qui sono vecchi schemi. Il fatto è che la visione delle donne
come esseri messi sulla Terra per servire gli uomini è la nostra eredità
dei tempi in cui “l’ordine naturale” era la gerarchia dell’uomo sulla
donna, dell’uomo sull’altro uomo, della razza sull’altra razza, della
religione sull’altra religione, e della nazione sull’altra nazione. E’ veramente l’ora di rigettare le immagini sessualizzate della degradazione, della dominazione, della tortura e dell’assassinio di donne. E’ ora di chiedere a questi liberali che chiedono il bando di ogni immagine che degradi un membro di un’etnia differente, perché pensano ancora che le immagini che degradano un sesso differente vadano bene. E’ ora di ammettere che la subordinazione delle donne perpetua quelle stesse condizioni di repressione e violenza che essi aborriscono.
Riane Eisler è storica, autrice fra l’altro del bestseller internazionale “Il calice e la spada” (Frassinelli, 2006), è la presidente del Center for Partnership Studies, www.partnershipway.org, dove può essere contattata all’indirizzo center@partnershipway.org)
pubblicato in
AlterNet
05/12/2007 |