Elinor Ostrom di Liliana Moro
Elinor Awan è nata a Los Angeles nell’estate del 1933, suo padre era ebreo e sua madre protestante; si è diplomata nel 1951 alle scuole superiori di Beverly Hills e si è laureata con lode in scienze politiche, tre anni dopo all’Università della California (Los Angeles), dove ottenne anche il master e il dottorato nel 1965, con uno studio sulla gestione comune delle acque sotterranee in California. Il suo interesse per i beni comuni è dunque precoce ed è una passione che poi ha continuato ad approfondire scientificamente. La specificità del suo apporto alla teoria economica consiste nel fatto che Elinor Ostrom ha illuminato e documentato con estesa e meticolosa evidenza il fatto che è possibile una gestione collettiva ed efficiente delle risorse comuni, che esiste una terza via tra stato e mercato, tra pubblico e privato. Anzi nei suoi libri spiega che pubblico e privato sono categorie astratte che non si trovano nel concreto delle istituzioni sociali e economiche. La grande attenzione alla realtà multiforme e varia nel mondo è un’attitudine presente nelle ricerche della Ostrom, che dichiara con assoluta lucidità metodologica di muoversi continuamente fra teoria e osservazione empirica, che si devono alimentare a vicenda nella scienza economica. Vediamo meglio la sua scoperta. Uno dei principi basilari dell’economia ambientale è la cosiddetta “tragedia dei beni comuni”, teoria risalente a Garrett Hardin (1915-2003). Secondo questa teoria, tutti godono i benefici dei beni comuni ma non ne sostengono i costi: di atmosfera, mari, clima, acque fluviali – ad esempio- nessuno ha cura. E questo avviene anche se ciò comporta la distruzione della risorsa stessa nel lungo periodo. Secondo questa teoria l’umanità non può che comportarsi in modo irrazionale e autodistruttivo. Nel suo lavoro più noto e tradotto anche in Italia Governing the Commons del 1990 (Governare i beni collettivi, Marsilio, 2006), si preoccupa di trovare le caratteristiche comuni delle istituzioni che hanno funzionato, che sono riuscite a garantire nel tempo quello che è l’interesse di tutti: il mantenimento dei beni che rappresentano una fonte di sopravvivenza per il gruppo sociale. Ha potuto così notare la rilevanza economica di valori immateriali come la speranza nel futuro, la reputazione, il senso della comunità. Tutte queste situazioni prevedono non solo accordi ma anche controlli efficaci e sanzioni adeguate per poter reggere nel tempo, come è avvenuto. Tutto ciò si è realizzato attraverso la capacità delle popolazioni di gestirsi in modo partecipativo, seguendo criteri non puramente monetari, o di profitto, ma basati su preoccupazioni come la salvaguardia delle generazioni future, il mantenimento del prestigio familiare e del rispetto reciproco. Ostrom non ha studiato solo situazioni marginali o sopravvivenze arcaiche, ha analizzato anche le realtà più attuali, come Internet, il luogo della condivisione di un bene comune assai prezioso: la conoscenza. E’ stato tradotto anche in italiano il libro su questi temi che ha curato e scritto insieme a un’altra donna, Charlotte Hess: La conoscenza come bene comune. Dalla teoria alla pratica (Bruno Mondadori, 2009). Gli studi della Ostrom, che sono di grande complessità scientifica, assumono in questo momento inevitabilmente un connotato politico sulle scelte da fare oggi e nel prossimo futuro, orientando verso il controllo democratico dei beni collettivi. E' stata professore emerito di scienze politiche alla “Scuola di affari pubblici e ambientali” dell’Università dell’Indiana nonché direttore del “Centro per gli studi della diversità istituzionale” all’Università dell’Arizona. Sulla diversità delle istituzioni ha anche scritto un libro in cui si propone di comprendere la diversa natura delle strutture che esistono nelle varie società per promuovere oppure ostacolare la cooperazione. La vita privata di Elinor è stata strettamente legata ai suoi studi. Durante uno stage di ricerca in Alaska nel 1959 incontrò il professor Vincent Ostrom, all’epoca docente di Scienze politiche all’Università dell’Indiana; ebbe così inizio la collaborazione affettiva e intellettuale di una vita. Nel 1973 i coniugi Ostrom fondarono il “Workshop in teoria e analisi politica” presso l’Università dell’Indiana, a Bloomington, dove entrambi hanno insegnato. Questo Workshop è diventato un centro di ricerca esemplare per il livello scientifico e per le relazioni interne: Elinor ne ha sempre parlato come di una famiglia per sé e per il marito. L’assegnazione del prestigioso premio Nobel non ha suscitato stupore tra docenti e studenti dell’Università dell’Indiana, dove Elinor Ostrom, Lin per gli amici, era conosciuta come una donna brillante, appassionata, modesta, fortemente impegnata nel suo lavoro. Il premio Nobel 2009 per l’economia le è stato assegnato insieme all’economista statunitense Oliver Williamson (1932), con le seguenti motivazioni: la Ostrom, “ha dimostrato come i beni pubblici possono essere gestiti in maniera efficace dalle associazioni di utenti”, Williamson ha vinto invece “per la sua analisi della governance economica, in particolare i confini di un’impresa”. Forse questi premi indicano che alcune teste pensanti a livello si stanno convincendo che occorre rivedere i modelli economici come unica via per uscire dalla crisi. Appare sempre più evidente, infatti, che dei semplici aggiustamenti non possono risolvere un’economia strozzata da principi rigidi ed egoisti che salvaguardano solo la ricchezza di una ristretta minoranza internazionale a spese delle popolazioni e della stessa sopravvivenza del pianeta. Il 12 giugno 2012 è morta a Bloomington. Poco dopo, il 29 giugno, Vincent l'ha seguita.
La biografia è tratta da Sara Sesti e Liliana Moro "Scienziate nel tempo. 100 biografie" Ledizioni, 2018
|