Come orientarsi nel dibattito su Cambiamenti climatici e Energie rinnovabili

Punto primo: diffidare di chi parla di c
ambiamenti climatici senza parlare anche di  energie rinnovabili

Valeria Fieramonte

 


Valeria Fieramonte

       

  COME CAMBIA L’ENERGIA DEL MONDO

BREVE DOCUMENTO DI SINTESI SULLO STATO DELLE ENERGIE RINNOVABILI E LA QUESTIONE ENERGETICA

 

Come è noto negli ultimi anni l’installazione di pale eoliche e pannelli fotovoltaici e termici è più che raddoppiata.  Con un lieve calo recente dovuto alla crisi economica e alla minor disponibilità di denaro anche in questo settore. E una differenza evidente rispetto alle energie fossili , destinate a costare sempre di più senza peraltro aumentare, anzi diminuendo, l’attuale occupazione nel settore.
Tramite le rinnovabili si calcola invece che nei prossimi anni in Italia potrebbero crearsi 300mila posti di lavoro in più ( Come è già avvenuto in Germania e negli in verità pochissimi paesi che hanno puntato con maggior lungimiranza e decisione sulle rinnovabili).
Occorre dire che il mercato da solo, lasciato a se stesso, non riesce ancora a creare una innovazione di sistema: ci vorrebbe una molta maggiore attenzione e collaborazione da parte  delle organizzazioni politiche e sociali, ma per ora non c’è.
Alcune regioni ancora si oppongono, con motivazioni spesso finto paesaggistiche: ho sentito a un convegno una giovane donna protestare perché , per ottenere l’autorizzazione  a installare pochi KW  ha dovuto subire trafile di  decine e decine di documenti. Se è vero, il solare più che una questione di interesse pratico e di logiche economiche diverrebbe una questione di eroismo privato!
In Italia poi c’è un vero e proprio paradosso: che la crescita di rinnovabili è bloccata proprio nelle regioni migliori, come la Sardegna o le regioni costiere.
La Liguria, per esempio, con le sue coste montuose a picco sul mare  potrebbe col solare risolvere la maggior parte dei suoi problemi energetici ed è invece tra le ultime regioni italiane a farne uso., sebbene si tratti ormai di tecnologie largamente integrabili nel paesaggio.
Quanto al sistema finanziario non sta dando alcun supporto e si sta riavvolgendo su se stesso. Gli operatori ci sono ma non hanno liquidità e talora preferiscono affittare i propri tetti. Alcune banche sostengono di avere così tante richieste da non riuscire ad evaderle.
L’Unione Europea ha fissato un obiettivo da raggiungere entro il 2020: l’obiettivo del 20 –20-20. Venti  per cento di risparmio energetico, 20% di rinnovabili, 20% di riduzione della CO2 o gas serra.
Oltre a un dieci per cento di benzina verde da biomasse.
Se osserviamo invece i dati della nostra dipendenza dalle energie fossili verrebbe da pensare ‘troppo poco e troppo tardi’, ma comunque sempre meglio di niente.
Infatti nei prossimi anni la dipendenza energetica della UE dalle energie fossili rischia di passare dall’attuale 50% al 70% e oltre: il 45%  del petrolio proviene dal Medio Oriente mentre il 45% del gas proviene dalla Russia.  Questo non è però vero per l’Italia.
Noi dipendiamo per il 46% dall’ Algeria e dalla  Libia e per un altro 10% dai paesi del Medio Oriente per quanto riguarda le forniture di gas.
L’Italia è anche il paese europeo col più alto livello di dipendenza energetica dal petrolio: oltre il 91%..
E pensare che il nostro è il paese del sole!
Siamo dunque uno dei paesi del mondo più dipendente dalle energie fossili. Un altro paradosso, dato che già negli anni ’80 eravamo all’avanguardia nella scoperta di tecnologie rinnovabili e avremmo potuto dunque essere un motore mondiale di rinnovamento, con conseguenti guadagni strategici e generazionali.
(Ho letto molte percentuali, c’è chi dice  - dati più recenti, che la nostra dipendenza dall’estero è ancora maggiore: del 93% per il petrolio e dell’84% per il gas naturale, tenuto conto che il 31% delle importazioni proviene dalla Russia).
Per essere più precisi – dati tratti dalla  rivista ‘chimica news’ – nel 2007 il consumo italiano di gas naturale  è stato di 85mila milioni di metri cubi, dei quali solo l’11,5 per cento proviene da fonti nazionali.
Per di più spesso i dati sulle rinnovabili sono caotici, ognuno dà i suoi, specie sui giornali,   si fa confusione tra KW, MW, TW eccetera ( vedi scheda). Forse anche si confonde il sistema di numerazione americano con quello europeo.
Come è noto, le crisi borsistiche colpiscono i settori nuovi e in via di sviluppo più pesantemente dei settori sviluppati da decenni per ovvie ragioni economiche.  Per fermarsi all’Italia, la spesa nazionale per importare petrolio è di 70 miliardi di euro, un macigno ormai insostenibile sulla strada dello sviluppo e della compatibilità ambientale.
A questo si aggiunge che il denaro per comprare le nuove tecnologie si è quasi dimezzato nella crisi borsistica iniziata  nell’ ottobre del 2008.
Oggi viviamo due crisi epocali: il graduale esaurimento delle riserve fossili – che per alcuni decenni hanno permesso un progresso economico impensabile nei secoli passati – e il cambiamento climatico dovuto all’irreversibile ( per millenni!) accumulo di CO2 nell’atmosfera; poca gente lo sa, ma a detta di Rubbia, la 'vita media', cioè la persistenza della CO2 nell'atmosfera è eguale a quella del plutonio, cioè trentamila anni.
Solo di carbone ce n’è ancora tanto ( si stima che sarà comunque esaurito entro i prossimi due secoli), mentre per ciò che riguarda il petrolio si pensa che le riserve termineranno entro 40 anni e per il gas entro dai 60 agli 80 anni.

Forse le attuali generazioni di uomini, abituate a uno sfruttamento selvaggio della natura senza tanto preoccuparsi delle conseguenze, non sono in grado di pensare davvero in termini strategici anche all’interesse delle generazioni future. Finche’ il potere umano di danneggiare  la natura era limitato e la popolazione del pianeta meno numerosa, si poteva pensare a una terra in costante rinnovamento, oggi i pericoli che si delineano sono molto maggiori se non ci sarà uno sforzo onesto e globale per risolvere almeno i problemi risolvibili. Ma tale sforzo per ora non è fatto seriamente: basta pensare che il poco che l'Europa fa, è tuttavia il massimo di quanto il mondo sta facendo, tutti gli altri paesi essendo  meno decisi sulla strada del rinnovamento.
La concentrazione di CO2 nell’aria  è passata in un secolo e mezzo da 280 ppm ( parti per milione) a 350 ppm e non farà che aumentare in seguito ai maggiori consumi mondiali.
La IEA, agenzia internazionale per l’energia ( in Italia l’acronimo è AIE), stima addirittura che , tra il 2000 e il 2030 il consumo di energia al mondo aumenterà del 70%!
E le emissioni di CO2 del 60%!
Eppure sono in tanti a boicottare ancora le rinnovabili e l’informazione su di esse viene spesso manipolata e ostacolata!
L’uso scriteriato delle fonti fossili è dunque anche sotto accusa per ciò che riguarda, nel lungo periodo,  la sopravvivenza stessa sul pianeta.
La maggior parte dell’inquinamento da CO2 è dovuto ai mezzi di trasporto: ma le auto elettriche e ibride  sono fuori dalla portata dei normali portafogli per motivi di miopia strategica dell’intero sistema di gestione dell’energia.
Per non parlare dei trasporto a idrogeno : c’è già tutta la filiera, ma è al palo da decenni con la scusa che è antieconomica, sebbene l’H2 diventi competitivo con prezzi del barile superiori ai 50 dollari, cosa che già è.
Il decreto Bersani  del 1999 ha liberalizzato il mercato energetico nazionale – cosa a cui i cittadini hanno dato una risposta fredda perché sanno bene che per loro qualsiasi liberalizzazione vuol dire maggiori costi, come in effetti è stato, - ma ha avuto il merito di stabilire che ci deve essere una microquota di elettrico da rinnovabili del 3,05%.
Pochissimo, ma di fronte al nulla degli altri è già qualcosa.
Le centrali idroelettriche non producono CO2  , e ci aiutano a pagare meno penali alla UE, mentre quelle termoelettriche ( a metano, carbone, derivati del petrolio) invece sì.
In Germania sono in funzione da anni reti di riscaldamento di quartiere alimentate con il solare termico. ( C’è anche il solar cooling quando fa molto caldo in estate.)
Il risparmio energetico è dell’80% annuo, il costo degli impianti per una famiglia di 4 persone è tra i 3000 e 5000 euro detraibili.
  Noi invece abbiamo fatto scappare Rubbia, che si può considerare in qualche modo il ‘padre’ di questa tecnologia.
Per chi vive nei condomini di città  ci sono altre soluzioni. Per esempio le ‘pompe di calore’ ( per Milano sarebbero perfette dato che è una città che galleggia sull’acqua, cosa che la protegge anche un po’ dai terremoti.
I cappotti termici ( meglio nelle case di nuova costruzione perché costosissimi se in ristrutturazione), e i … termovalorizzatori, che possono usare per la produzione di elettricità e calore sia le fonti fossili che le biomasse, alias spazzatura.
A Milano più della metà della popolazione  è già servita da questi ultimi, per i quali stiamo pagando una elevata bolletta dei rifiuti., senza che la cosa abbia creato alcuna polemica particolare. ( il problema di fondo è la diossina, prodotto di combustione delle plastiche, che nei buoni termovalorizzatori è tuttavia filtrabile come prodotto finale delle combustioni. La diossina è tossica  e per questo soprattutto è importante la raccolta differenziata )
A Napoli si è visto invece in azione l’interesse mafioso, purtroppo anche seguito dalla connivenza passiva, per anni, di un intero sistema e abbiamo fatto una figuraccia mondiale.

CHE COSA SI INTENDE PER ENERGIE RINNOVABILI?

L’acronimo fa RES ( renevable energy sources) in inglese e FER in italiano ( fonti di energia rinnovabile).
L’eolico ( finora il più sviluppato);
il solare fotovoltaico – acronimo FV, in italiano, FP in inglese - ;
il solare termico,
il solare termodinamico,
le  biomasse;
la benzina verde, cioè tratta dai rifiuti agricoli che in genere, invece, si bruciano: come ogni contadino sa, per ridurre dei grossi volumi il metodo più efficace è di bruciarli , occorrerebbe  anche qui una raccolta differenziata secondo l’uso, ma va da sé che gli incendi boschivi sono anche finalizzati a creare inutili psicosi contro contadini che semplicemente operano secondo il buonsenso, riducendo sul posto la massa di ‘spazzatura’. ( Non è da molto tempo infatti che si è capito che anche la spazzatura può diventare una risorsa energetica.).
L’idrogeno e tutte le altre alternative alle fonti fossili che l’ingegno umano sa creare.  Come per esempio l’utilizzo di pellets  e di normali stufe, un po’ come ai vecchi tempi si faceva con le stufe a legna e a carbone.
A dare il buon esempio dovrebbe essere la pubblica amministrazione, che invece latita, lasciando ai singoli privati ogni onere di riconversione energetica.
I primi edifici che dovrebbero essere adeguati alle nuove normative sono infatti gli edifici pubblici , quelli superiori ai mille metri quadri di superficie,  ma come tutti possiamo osservare, anche da lontano, finora poco si è fatto, per non dire quasi niente. Andare a rimorchio non è una bella carta di presentazione politica, non vi pare?

PORTI E AEROPORTI

Assieme ai mezzi di trasporto ( auto, camion, bus etc.) le zone portuali e aeroportuali sono le più grandi sorgenti di inquinamento ‘fisso’ in tutto il territorio europeo. A meno di non avere una logica pauperistica ( come quella che in fondo ha funzionato finora), anche qui il problema di fondo sarà  una adeguata attenzione al rinnovamento.
Oltre a trasportare combustibili fossili le navi usano un  carburante che contiene 2700 volte più zolfo rispetto a quello che usano, per esempio, i camion. La movimentazione merci tramite container è raddoppiata negli ultimi 10 anni, raddoppiando anche l’impatto inquinante.
La UE ha di recente fissato dei limiti circa il contenuto di zolfo, ma non pare che i diretti interessati abbiano provveduto. Del resto, perché mai dovrebbero farlo solo gli europei?
Trenta anni fa ho visto progetti di navigli a idrogeno, anche loro rimasti lì, fermi a aspettare il nulla.
A Venezia la situazione è addirittura grottesca.  Sarebbe possibile riconvertire tutti i vaporetti, data la vicinanza del petrolchimico, ma gli ostacoli burocratici sembrano infiniti…
 Va da sé comunque che i mezzi di trasporto su ruota inquinano, quanto a CO2, molto di più.                                                                                                                                                                                     

EOLICO

Serve per produrre elettricità, ed è l’energia alternativa finora più sviluppata, perché più semplice e meno costosa.
Una pala eolica  è lunga in media 25 metri, ma può arrivare anche a 250 metri, facendo 1500 giri al minuto di corrente alternata. ( tenete conto per esempio che la statua della libertà è alta 93 metri).
Ovviamente le più grosse sono usate in mare aperto.
Il primato dell’eolico va alla Danimarca, che per questo è stata scelta a dicembre per il convegno sul clima, e alla Germania.
I giapponesi sono i maggiori produttori mondiali di pale eoliche. Noi avremmo potuto esserlo, ma….
E’ sufficiente catturare il vento a 80 mt. di altezza.
Non si può dire che siano belle, ma sono sicuramente un male minore rispetto a tante follie ambientali  antieconomiche e per di più sono utili. I vecchi pali della luce non sono certo meglio, solo che ci siamo abituati a vederli.
L’eolico non solo è in testa allo sviluppo delle rinnovabili ma su scala globale ha superato il nucleare e persino l’idroelettrico.

Questi i dati ( Sole 24ore)

Eolico 43%
Solare24%
Biofuel 17%
Biomasse 9%
Idroelettrico 6%?

Ma per i dati è meglio avere cautela, perché sono davvero spesso caotici e imprecisi, e talora anche strumentali. Per esempio c’è chi sostiene che nell’eolico l’Italia ha già raggiunto il  traguardo
di 3,7 gigawatt, e che in Spagna e Germania ormai l’eolico dà un contributo  pari a quello di 25 centrali nucleari ( rapporto energia ambiente di Milano Finanza aprile 2009), e chi invece che per ora la capacità installata non supera i 4000 megawatt. In realtà (dati Sole 24ore del 9 gennaio 2010) la potenza installata è di 4.850 megawatt di cui più di 1.100 installati nel 2009.
Secondo l’Anev ( Associazione Nazionale del settore) nel 2020 si potrebbe arrivare all’installazione di 16 mila megawatt di potenza..
Il mercato delle turbine eoliche è controllato, in ordine di importanza, da sei giganti: Vestas,  Ge, Gamesa, Enercon, Siemens e Suzlon.
( Dati tratti da ‘Energia 24, sett. 2009)
 Il nostro tasso di crescita è inferiore a quello della Germania, Spagna , Stati Uniti, Cina e India.
C’è da dire che tuttavia non siamo un paese molto ventoso.
Secondo il Global Wind Energy Council entro il 2020 l’eolico coprirà il 12% del fabbisogno mondiale di elettricità.

FOTOVOLTAICO

Se coprissimo tutti i tetti utili con fotovoltaico ,  Assosolare ha calcolato che potremmo soddisfare il 45% del fabbisogno di energia, in Italia. Tanto più che ora c’è il solare integrato, e il solare a pannelli riavvolgibili, ovvero pannelli solari flessibili a pellicola sottile, installabili pressochè ovunque come spiega  Larry Karmersky sul National Geographic di settembre.
C’è però una burocrazia  soffocante ed esosa, cioè anche corrotta, che rallenta tutto ed è del resto un elemento integrante del sottosviluppo di alcune regioni. A questo si aggiunge che nell’ultimo anno sono stati segnalati su tutto il territorio ben 4000 casi di pratiche commerciali scorrette.
Per le imprese è un costo aggiuntivo, specie quando lavorano onestamente.
Leader mondiale nel FV, o FP che dir si voglia,  è la Germania con 430mila impianti installati per un totale  di 5.430 MW e migliaia di posti di lavoro in più. ( Si tratta spesso di piccole imprese a conduzione famigliare).
In USA è in testa la California, che per ora è l’unico stato americano che ha fatto qualcosa ( il 70% delle nuove installazioni sono lì.)
Si spera in Obama.
La novità più sorprendente è la Cina: senza grancasse né retorica è diventata la leader mondiale nella produzione di celle fotovoltaiche che vende al Giappone e alla UE.
Saremo tagliati fuori anche dallo sviluppo delle rinnovabili?
Per ora si può dire che – data l’arretratezza mondiale, abbiamo ancora grandi opportunità.
Ma si tratta per ora più di parole che di fatti.
Per capire come è comunque indietro questo mercato, basta sapere che nel 2007 la potenza installata globale, cioè in tutto il mondo, di fotovoltaico soddisfaceva la domanda annua di elettricità di circa 3 milioni di famiglie , per un totale di 15 Gw. ( Siamo ormai più di 7 miliardi, dunque vedete voi.)

La Germania ha il 40% della capacità mondiale, seguita dal Giappone . per ora gli attuali tassi di crescita sono possibili solo se continueranno le politiche  di incentivazione, ma entro il 2010 dovrebbe esserci una maggiore autonomia.
C’è già comunque chi pensa che sia troppo anche il pochissimo che è stato fatto.
Questi i dati in Italia ( tratti dalla rivista EIDOS, vedi anche www.italiaenergia.eu)
La Lombardia è in testa per numero di installazioni, 3.218, ma non per potenza installata. In questo caso lo scettro passa alla Puglia, che ha solo 1535 impianti per una potenza di 51,7 MW.  Seguono a distanza Emilia  Romagna, Piemonte e Trentino Alto Adige.
Fanalini di coda sono la Val d’Aosta, il Molise e la Liguria.
La produzione complessiva di elettricità da eolico si attesta per ora sui 443 MW( dati aggiornati al giugno 2009).

 Secondo il rapporto 2008  del jrc  ( joint research center , ovvero centro comune di ricerca) della Commissione Europea sul fotovoltaico, il settore vale attualmente  oltre 14 miliardi di euro all’anno. ( Vedi per maggiori informazioni il sito www.jrc.ec.europa.eu).

SOLARE TERMICO E SOLARE TERMODINAMICO

E’ un vero peccato che in Italia questa tecnologia sia poco sviluppata.
Gli impianti sono a base di piastre metalliche di rame, alluminio, acciaio, e sono rivestiti di nero, perchè il nero attira di più il calore. In Germania la crescita del solare termico è stata di: 2004 (12%), 2005 (26%), 2006 (35%). Per gli anni successivi non ho trovato i dati.
I piccoli impianti domestici sono facilmente installabili, e la spesa è più contenuta che per il fotovoltaico. Servono per la produzione di acqua calda.
Per questa come per altre tecnologie, i GAS (intesi come gruppi di acquisto solidale) potrebbero forse dare un contributo importante per l'acquisto in comune di impianti da installare.
I costi non superano i due o tremila euro per singolo impianto.
Per quanto riguarda invece il solare termodinamico, che serve per la produzione di elettricità, a Priolo in Sicilia c'è una centrale termodinamica importante ma nel recente passato ci sono state molte polemiche.
Il Nobel Carlo Rubbia, ideatore della nuova tecnologia, si è trasferito in Spagna dove ha seguito i lavori dell’impianto di Almeria in polemica con l’ENEA e il governo italiano per i ritardi nel cogliere le nuove opportunità tecnologiche da lui proposte.
Ma occorre dire che, per altre situazioni, l’ENEA si sta comportando molto bene, e che per esempio nella sua sede di Napoli Portici ho potuto vedere un meraviglioso lampione solare a forma di fiore tropicale che, se fossimo meno piccoli e disorganizzati, potrebbe fare la fortuna commerciale della città.
I piccoli impianti domestici sono facilmente installabili, e la spesa è più contenuta che per il fotovoltaico.
Non sono una tecnica e perciò dirò a grandi linee che si tratta di impianti che funzionano a base di sali fusi che generano vapore che fa girare una turbina per la produzione di calore e energia elettrica.
E’ un sistema efficace (e dicono meno costoso del fotovoltaico) soprattutto dove c’è molto sole, e dunque può essere la scelta di elezione per i paesi del sud del mondo.
Ha anche un ‘effetto collaterale’ positivo: è una tecnica utile per desalare l’acqua di mare e renderla potabile. Qualcosa di importantissimo per paesi dove c’è grave carenza d’acqua.
Leader in Europa di questa tecnologia è la Spagna.

Infine, il 2007 è stato l’anno in cui le rinnovabili hanno fatto un vero passo in avanti aumentando del 60% rispetto agli anni precedenti, dove però erano quasi vicino allo zero. Purtroppo un terzo dei nuovi guadagni è stato bruciato dalla crisi bancaria, ciò che rende gli speculatori finanziari anche ladri di futuro.
Questo significa che , se fino al 2007 c’era stato un guadagno di 90 miliardi di euro, nel 2008 si sono persi ben 30 miliardi.
 All’inizio del 2009 le rinnovabili fatturavano tutte assieme 5 miliardi di euro  per una totale di 30 mila imprese spesso a conduzione familiare. Gli installatori sono circa 100mila.

TRASPORTI

Al di là dell’ovvia considerazione che va potenziato e reso più efficiente il trasporto pubblico,  ( ma su questo non mi dilungherò perché c’è già chi se ne occupa più che bene), una conversione energetica è di cruciale importanza dato che la maggior parte dell’inquinamento proviene dai mezzi di trasporto.
Occorrerebbe incentivare le domeniche senz’auto e renderle una abitudine in città come Milano dove l’aria ristagna e l’inquinamento è spesso sopra i valori d’allarme.
Non viene fatto per paura di proteste – ma basterebbe spiegare bene le cose.
Se non viene fatto perché non c’è alcuna vera preoccupazione per la salute pubblica è più grave.
L’ ecopass è stato positivo per i bilanci del comune ma ha lasciato un po’ l’inquinamento che ha trovato.
Altri metodi potrebbero essere considerati vessatori da una popolazione già stremata da altre vessazioni.

Per quanto riguarda la auto per ora solo la Toyota ha venduto dal ’97 un milione di auto ibride ( Toyota Prius).
 Ma in genere le ibride sono per ora fuori dalla portata dei normali portafogli e le elettriche hanno ancora poca autonomia, 350 km. ( ma potrebbero essere ottime auto da città e dintorni).
Le auto a idrogeno sono come sempre ‘al palo’. Se ne parla da 30 anni e da 30 anni vedo sempre gli stessi due autobus, quattro auto e qualche motociclo portati in giro come la Madonna Pellegrina, sempre gli stessi o giù di lì.
Ci sono da tempo proposte e tecnologie su tutta la filiera comprese le stazioni per erogare il carburante, ma non se ne è fatto nulla con le più svariate motivazioni.
Pare che l’idea di usare idrogeno liquido sia stata abbandonata a favore dell’uso del gas compresso alla pressione di 700 bar.
Il consumo medio sarebbe di 2,4kg di H2 per 100 km.
L’H2 è venduto a 8 euro al kg ( prezzo virtuale).
Si calcola che per commercializzarlo su piccola scala saranno necessari almeno dieci anni, ma chi scrive pensa saranno molti di più.
L’idrogeno è una specie di trovatello delle rinnovabili. Nessuno sembra volerlo, anche se potrebbe essere una soluzione radicale ( o forse proprio per questo).
Gli unici che hanno fatto davvero qualcosa sono i tedeschi: gli autobus pubblici di Berlino sono per esempio alimentati a idrogeno. In Italia alcune regioni ( Lazio , Piemonte) hanno comprato qualche autobus elettrico.
L’associazione europea dell’idrogeno ha sede a Bruxell ( European Hydrogen Association, con acronimo EHA) , sito www.h2euro.org

BIOCOMBUSTIBILI: L’ETANOLO

I BIOCOMBUSTIBILI SI CHIAMANO ANCHE BENZINA VERDE O BIOFUEL.

Il termine biofuel è più breve e dunque finirà con l’essere usato di più, magari, come è giusto, pronunciato all’italiana.

La UE ha deciso nel marzo 2007 a Berlino di aggiungere all’obiettivo del 20-20-20 anche un 10% di biofuel da produrre  entro il 2020.
Possono essere utili più che altro per un consumo di nicchia, dato che non devono interferire con la catena alimentare ( ne aumenterebbero troppo i prezzi).
Tuttavia il prezzo delle biomasse è diventato competitivo con il petrolio già quando il barile era a 35/40 euro.
Perciò anche in questo settore c’è un ritardo inspiegabile in termini di economia.
Andrebbe chiesto forse come mai alla Global Bioenergy Partenership  (GBEP), che ha come partners quasi tutti i paesi del mondo, o meglio i loro governi ( e-mail:GBEP –secretariat  @  FAO.org)
Il segretariato ha sede presso la FAO di Roma.
Secondo Mario Monti la UE non sarà in grado di rispettare l’obiettivo del 10% e potrà arrivare al massimo al 2, 2,5%.
Pare siano state fatte minacce da parte dell’OPEC al G8 contro l’implementazione delle nuove energie, specie il biofuel nel cui campo è leader mondiale il Brasile.
Ma c’è anche chi, come ha detto tempo fa nel corso di un dibattito scherzosamente l’assessore per l’innovazione e ricerca del Piemonte,  è  ‘minacciato’ dai suoi propri cittadini, che in poche ore hanno raccolto 3000 firme contro un progettato impianto di bioetanolo!
In ogni caso sono stati investiti nella ricerca 120 milioni di euro  e ci sono esperti  italiani di altissimo valore  e filiere già  consolidate sia pure molto localmente, e solo a titolo sperimentale.
Detti esperti lamentano che : ‘potevamo avere un impianto da 200 mila tonnellate ma ci dicono sempre tutti di aspettare, e aggiungono: la quantità di biomasse prodotte dai nostri suoli è di gran lunga sufficiente a produrre il bioetanolo che ci serve localmente e si potrebbero fare impianti su filiare di 10-15mila ettari e non più di 50 km di distanza d’uso’.
A Legambiente sostengono che ‘non dobbiamo candidarci a importare biomasse perché possiamo usare le nostre, prodotte localmente senza mettere a repentaglio le già scarse risorse idriche’.
L’ENEA ha fatto una mappa delle biomasse in Italia.
Gli studi fatti finora indicano che le alghe hanno una resa superiore di 30 volte a quella delle altre colture.
Il bioetanolo non può dunque sostituire la benzina , ma può sostituire, o forse sarebbe meglio dire potrebbe, il 25% dei 12 milioni di tonnellate di benzina del mercato italiano con una riduzione di emissioni  del 90% ( il bioetanolo non ha né zolfo né metalli pesanti o emissioni nocive).  E’ stato calcolato che in Italia dal 1990, nel solo settore dei trasporti c’è stato un aumento di CO2 del 28%.
Nel nostro paese ci sono comunque un sacco di rifiuti agricoli da usare.

Si producono ogni anno 24 milioni di sostanze secche da smaltire, il cui costo va dai 2,5  ai 5 centesimi di euro al kg. Possono essere usati negli impianti di cogenerazione che producono contemporaneamente elettricità e calore  con impatto zero sulla CO2. Alla fine degli anni 80 c’erano in Italia una decina di impianti. Oggi sono un centinaio. In mezzo, tra la metà degli anni ’90 e il 2008, c’è stata la vicenda surreale di Napoli.

Infine siccome il bioetanolo vale come calore circa il 70% della benzina, deve costare il 30% in meno.

BIOMASSE

Sono tutti gli scarti meccanici dei prodotti agricoli. Possono essere legnosi, erbacei, da semi e frutti o un miscuglio degli stessi.
In Italia si accetta solo legname 'vergine', mentre nella UE anche il legno trattato purchè non contenga alogenati organici e metalli pesanti.
Esempio di biomasse sono:
il cippato
la segatura di legno
le balle di paglia
le fascine
il legno polverizzato
eccetera ( vedi www.bioenergyinternational.com)
In Italia c'è persino chi propone di essiccare i liquami e pellettizzarli per avere un ottimo concime organico naturale per usi agricoli. Forse è poco ascoltato perchè va contro gli interessi dell'industria chimica?
Le biomasse hanno comunque centinaia di usi diversi e sono trattate con vari metodi chimici, per cui l'industria chimica guadagnerebbe lo stesso.
Tali metodi sono:
la pirolisi
la gassificazione
l'incenerimento
la fermentazione
l'idrolisi
e la trasformazione termochimica.

Con le biomasse si può produrre anche elettricità. Tra il ’97 e il 2005 l’elettricità da biomasse in Europa è passata da 29 a 81 Twh. 

BREVI CENNI SUL MERCATO DEL GAS E DEL PETROLIO

Per quanto riguarda il gas, in questo periodo c’è un eccesso di offerta mentre la domanda è calata, perciò i prezzi dovrebbero abbassarsi.
Chi ha pagato la bolletta del riscaldamento dell’anno 2008/2009 sa però che invece i prezzi erano elevati.
Ecco la tabella dei prezzi dell’ottobre del 2009:
greggio ( Brent)  25,47 euro /Mwh
gasolio                27,26 euro / Mwh
olio combustibile 21,25 euro/ Mwh
gas naturale        10,10 euro / Mwh

 
Come si può notare, chi ha ancora il riscaldamento a gasolio spende moltissimo, mentre chi usa il gas metano dovrebbe spendere meno.
C’è chi sostiene che questo mercato è un mercato ‘isterico’.
Secondo gli esperti il mix energetico è però troppo sbilanciato verso il gas,  che è di gran lunga l’energia fossile più usata per la produzione di energia elettrica.
Ecco da chi compriamo il gas:
33% Algeria
31% Russia
13% Libia
11% Olanda
8% Norvegia
10% altri ( paesi del golfo). ( Rigassificatore di Rovigo).
Altri rigassificatori sono a Porto Empedocle. Gioia Tauro, Monfalcone, Porto Recanati, Civitavecchia, Taranto, Brindisi,Ravenna.  

Per quanto riguarda il petrolio, negli anni ’50 del secolo scorso gli Stati Uniti erano il maggiore produttore di petrolio al mondo.
Una buona stima della quantità totale di petrolio presente sulla terra è stata fatta da Marion Hubbert,  il primo che predisse, senza essere preso molto sul serio, che l’estrazione di petrolio negli USA avrebbe raggiunto un picco attorno agli anni ’70 per poi rapidamente calare.
Così è stato e nel 1974 la prima crisi petrolifera cominciò a sancire il predominio dei paesi arabi come più importante fonte di approvvigionamento.
Hubbert aveva anche calcolato la quantità totale di petrolio inizialmente presente sulla terra: duemila miliardi di barili.
E’ stato proprio a partire dagli anni ’70 che il consumo di petrolio nel mondo non ha fatto che aumentare esponenzialmente. ( Vedi tabella p.11 del libro ‘Il mondo in riserva’ di David Goodstein, Università Bocconi Editore.)
Il giacimento petrolifero più grande mai scoperto è il Ghawar Field in Arabia Saudita; rinvenuto nel 1948, conteneva 87 miliardi di barili.
Il petrolio che viene pompato nel mondo ammonta attualmente  a circa 25 miliardi di barili all’anno.
Nel ’74 dopo la guerra del kippur ci fu il 1° choc petrolifero e il barile superò per la 1° volta  i 10 dollari.

Nel 2002/2003  il barile costava sui 25/30 dollari.
Negli ultimi anni il consumo di petrolio è diminuito: nel 2007 per esempio il consumo mondiale di petrolio è aumentato solo dell’1%.
Però il prezzo del greggio è più che raddoppiato passando da 50 dollari al barile a più di 100 dollari.
Il picco è stato toccato nel giugno 2008 con 147 dollari al barile.
 
E’ stato calcolato che, nella speculazione del giugno 2008,  8 barili su dieci  erano di carta.
Cioè è stato comprato qualcosa che non esiste davvero.
 Questo significa che , mutui subprime a parte, nonché guerre costose che sembrano di durata lunghissima, dato che la proposta di fare una bad bank in cui infilare la carta straccia è fallita, come del resto prevedibile,  c’è il rischio che le banche tentino di rifilare la carta straccia ai soliti tapini di clienti. Con ulteriore calo di fiducia nelle banche da parte di questi ultimi.
Speculazione sulle materie prime a parte  ( secondo me i futures andrebbero aboliti: in una economia sana la speculazione su beni fondamentali per i popoli andrebbe vietata), il prezzo del petrolio è comunque destinato ad aumentare.
E’ stato anche calcolato che se si mettessero in fila tutte le autobotti che ogni giorno trasportano il petrolio per le vie del mondo, nel giro di soli 5 giorni si raggiungerebbe in lunghezza la circonferenza dell’equatore!

CARBONE

E’ ancora oggi la più abbondante e meno costosa fonte di approvvigionamento energetico.
Inquina molto e perciò sono stati fatti parecchi sforzi per migliorarne l’efficienza.
Sono stati investiti 7 milioni di euro e l’efficienza energetica delle nostre ‘centrali’ è migliorata del 39%, mentre nel resto d’Europa è  attestata al 35%.
Le nostre centrali sono dunque da questo punto di vista tra le più avanzate  del mondo.
Perciò attenti all’eccesso di contestazioni: potrebbero essere strumentali.
In questo caso sarebbe meglio chiedere agli altri di fare la loro parte.
In Cina per esempio le centrali elettriche vanno all’ 80% a carbone.
Con una produzione di CO2 di gran lunga maggiore di quella di tutte le centrali termoelettriche europee.
La domanda di carbone è cresciuta moltissimo negli ultimi anni, e l’Asia si può dire ne usi la metà.
Si prevede che nel 2030 il carbone supererà il petrolio come prima fonte energetica.
Si stanno facendo molti studi su come rendere le centrali sempre meno inquinanti.

SCHEDA TECNICA SULLE UNITA’ DI MISURA ELETTRICHE

1WATT   = 1 VOLTX 1 AMPERE
1KWATT = 1000 WATT  (kilowatt)
1 MWATT = un milione di watt  (megawatt)
1GWATT = un miliardo di watt   (gigawatt)
1 TWATT = 1000 miliardi di watt.  (terawatt)

L’Enel attualmente ha una capacità produttiva di 94 gigawatt per 50 milioni di clienti

Per fare un paragone col fotovoltaico, la Spagna attualmente ha 3 gigawatt mentre l’Italia  ha circa 418 Mwatt.

I  TERMOVALORIZZATORI

  • COGENERATORI O INCENERITORI CHE DIR SI VOGLIA

Per quanto riguarda il risparmio energetico, il settore del teleriscaldamento è finora quello più sviluppato.
( Si può usare gas metano, carbone, biomasse e rifiuti)
Uno dei primi termovalorizzatori che ha prodotto calore e energia elettrica usando anche i rifiuti invece delle fonti fossili è stato quello di Brescia.
Le utenze allacciate sono 15mila, oltre il 70% della città.
Questo ha permesso di risparmiare ogni anno 150mila ton/ equivalenti di petrolio.
Milano è arrivata molto in ritardo, tuttavia oggi a Milano e provincia  ci sono varie zone servite dal teleriscaldamento: Tecnocity, Sesto, Figino, Cassano d’Adda, Famagosta per citare solo le più note, per un totale di 330 mila abitanti  e una diminuzione di CO2  di oltre 250 mila tonnellate l’anno, comunque del tutto insufficienti alla nostra inquinatissima metropoli.
Con Bovisa Gonin e Ricevitrici Nord sono allacciati altri 270 mila utenti  per un totale di circa mezzo milione di persone.
Si può dire che , allo stato attuale, i termovalorizzatori che vanno anche a ‘spazzatura’ siano stati l’unica scelta praticata  in modo importante per ridurre un po’ sia i costi delle materie prime sia l’inquinamento.
Ma la nostra città è ancora così inquinata che c’è da chiedersi che cosa sarebbe successo se non si fosse fatto neppure questo.
Sarebbe inoltre giusto che ci fosse un maggior controllo circa l’efficienza e modernità  dei siti stessi, e una maggior consapevolezza politica, che pare invece non esistere.

GEOTERMIA: IL CALORE DELLA TERRA E LE SUE APPLICAZIONI

Il nucleo della terra, a 6400 Km di profondità, ha una temperatura di 5000 C.
Il calore profondo si diffonde verso la superficie attraverso le rocce del mantello. Vulcani, fumarole, geyser e sorgenti di acque calde sono l’esempio più evidente di questa attività calorica delle profondità della terra.
La quantità di energia termica di una data massa di fluido si chiama ENTALPIA.
L’Italia è stata, poco più di un secolo fa, il primo paese al mondo a produrre elettricità dalla geotermia, nel campo geotermico toscano di Larderello.
La prima centrale geotermica al mondo entrò in esercizio nel 1913 con un turbo alternatore da 250 Kw.
Dopo più di un secolo l’Italia è ancora la maggior produttrice di energia termoelettrica in Europa.  ( Sempre nell’ambito di unità di misura quasi  irrilevanti: la capacità installata è di 791 MW.)
Per quanto riguarda il mondo, gli ultimi dati risalgono al 2005 e vedono al primo posto gli USA con 2.564 MW di potenza installata, seguiti da Filippine, Messico, Indonesia e appunto Italia.
I dati vengono aggiornati ogni quattro anni:  nel 2009 il  convegno  internazionale si terrà  (?) a Bali.
Gli impianti geotermici possono essere ad alta, media e bassa entalpia. Per molti anni l’uso della geotermia si è riferito solo alle risorse di alta entalpia, destinate alla generazione di energia elettrica, e localizzabili solo in alcune aree geografiche.
L’energia geotermoelettrica totale prodotta nel mondo nel 2005 è stata di 56.786  GWh/anno, corrispondente all’equivalente energetico di 96,6 milioni di barili di petrolio. Questo ha significato un risparmio di 13 milioni di tonn/anno di CO2.
Se invece la fonte fossile sostituita fosse stata il carbone, si sarebbero risparmiate 15milioni di tonn/anno di CO2. Se fosse stata il gas naturale, 3 milioni di tonn/anno.    

Il settore che ora è in maggior espansione, perché ha maggiori possibilità, è il settore della geotermia di bassa entalpia, cioè anche al di sotto dei 20° C
Utile per la produzione di acqua calda e dunque al riscaldamento/ raffreddamento degli ambienti. Il paese con la crescita più sbalorditiva di questi tipi di impianti è la Svezia, paese geologicamente freddo, dove nel 2005 le pompe di calore sono diventate il mezzo più diffuso per il riscaldamento di edifici residenziali.
L’Italia è il paese geologicamente più caldo d’Europa, dunque le risorse del sottosuolo  potrebbero essere estratte a costi più bassi e con contenuto entalpico maggiore. Ma purtroppo, si sta facendo pochissimo.
Ecco la diffusione delle pompe di calore geotermiche in Europa.
Svezia 3840
Norvegia 600
Svizzera 532
Germania 400
Danimarca 309
Austria 300
Finlandia 260
Olanda  235
Rep. Ceca  200
Italia 120
Polonia 104
Totale altri paesi 168
Totale ( dati 2005) 7068.

LE POMPE DI CALORE

Non ho sufficienti cognizioni ingegneristiche per spiegare come funzionano.
Ci sono di mezzo nientedimeno che Lord Calvin e  Carnot ( un esempio pratico del cicli di Carnot sono i frigoriferi. La pompa di calore è un frigo al contrario, ma non chiedetemi di spiegare perché ( possiamo cercare un tecnico che ce lo spieghi. )
Perciò metto l’indirizzo  di alcuni specialisti fornitomi dalla Regione: www.termoadriatica.com/ la_ fisica_ della_pompa_di_calore.htm
Dato che Milano è una città che ‘galleggia’ sull’acqua, potrebbe essere la migliore delle soluzioni per quanto riguarda almeno il risparmio energetico e la riduzione dell’inquinamento da CO2.
 
Come mai è stata bloccata per tanto tempo proprio quella che poteva essere una delle soluzioni più efficienti per le case della  città?
In Giappone queste cose le hanno capite prima di noi, e ovviamente anche nel Nord Europa, dove l’uso del solare, per esempio non è praticabile.
Per usare la pompa, basta riscaldare a non più di 55 gradi l’acqua di falda.
Il processo di recupero energetico è superiore di circa 3,5 volte al lavoro meccanico svolto dal ‘compressore’.
Per ulteriori notizie potete scaricare il doc. dalla  regione Lombardia. Quello che ci può ancora interessare è che i costi sono dimezzati rispetto al gasolio e del 30% in meno rispetto alle caldaie a metano.
Infine le pompe di calore sono di tipo diverso:
1) geotermiche (GWHP e GCHP), non chiedetemi che vuol dire perché non lo so.
2) a compressione meccanica

  • pompe di calore acqua /acqua  e acqua/aria
  • pompe di calore aria / aria
  • pompe di calore aria/ aria monoblocco
  • pompe di calore  aria / acqua
  • pompe di calore reversibili

Ciò che è molto importante notare è che nei cicli frigoriferi  il fluido è una soluzione di acqua e ammoniaca che non danneggia l’ozono, si disperde rapidamente  e forma composti innocui. Insomma una specie di pipì.
Le pompe di calore elettriche ad aria esterna, al posto delle caldaie, permettono un risparmio  annuo di 83 – 272 euro.
Lo scaldacqua a metano di 67 euro
5 metri quadri di pannelli solari termici di 110 euro.

Uno dei paesi europei che più ha investito in questo settore è la Norvegia. Sotto la direzione del ministero del  petrolio nel giugno 2007 è stata fondata l’ ENOVA per promuovere le energie rinnovabili con ottimi risultati.
La Norvegia ha 19 impianti eolici off-shore che prducono 3Twh e  heat pumps  che prducono 4 Twh.
Vedi  il sito www.oed.dep.no
Una pompa di calore costa in media 4000 euro.

SCHEDA sul RISPARMIO ENERGETICO DOMESTICO

Qualche consiglio utile di cose fattibili da tutti

  • usare elettrodomestici a basso consumo ( Candy, Electrolux e Whirpool).  Si risparmia in soldi e CO2. E’ stato calcolato che  entro il 2010, se si adottassero solo elettrodomestici di classe A si risparmierebbero 43TWh per le TV, 6TWh per i frigo e 2 TWh per le lavatrici, con un risparmio complessivo annuo di 51TWh, per tutta l’Europa, naturalmente.
  • Usare lampade e luci  a basso consumo energetico.
  • Se si cambiano gli infissi, preferire quelli che creano un buon isolamento termico, con doppi vetri eccetera  ( sono tuttavia molto costosi).
  • Non lasciare gli elettrodomestici in stand-by.  Nella sola UE i prodotti in stand by consumano circa 50 Twh di elettricità ogni anno!
  • Usare di preferenza i mezzi pubblici e pretendere dalle amministrazioni  municipali dei trasporti efficienti., ed il più possibile attrezzati con le nuove tecnologie di risparmio e riduzione dell’inquinamento.  ( Auto  elettriche, bus   e furgoni di servizio  a idrogeno  o ibridi eccetera).

CO2, O PER MEGLIO DIRE GAS SERRA.

Dal 1990 nel settore dei trasporti c’è stato un aumento di CO2 di oltre il  28%.
Dal 1970 al 2004 a livello mondiale la crescita di CO2 dovuta  ai trasporti  è stata del 120% , mentre quella  dovuta all’industria  è stata più ridotta, del 65%, perciò è di vitale importanza  proprio il settore dei trasporti, per il quale il solare non è realisticamente utilizzabile.
In Cina , per esempio, nel 2004 circolavano 4 milioni di auto, mentre per il 2030 se ne prevedono 130 milioni e i dati che ho io si fermano al 2004….
Quali sono i paesi principali responsabili  di emissioni  di CO2? ( dati aggiornati al 2009).
USA    20,34%
Cina    20,02%
Russia 5,67%
India  4,46%
Giappone 4,33%
Germania   2,94%
Regno Unito 1.92%
Canada    1,92%
Corea   1,70%
Italia   1,60%

Per quanto riguarda invece il miglior rapporto tra popolazione ed emissioni di CO2 , primi sono la Germania e l’India e ultimi il Canada e gli USA.

Nel corso degli ultimi 150 anni la temperatura dell’Europa è aumentata di 1 grado.
Si pensa che la soglia critica ( non ho ben capito rispetto a che cosa) sia di due gradi.
Il protocollo do Kyoto è stato adottato nel ’97.   ( fare breve storia dei principali incontri)
La buona notizia è che  nella UE le emissioni di CO2 sono diminuite del 7,9%, ma i 15 stati di più anziana appartenenza  hanno diminuito solo dell’1,5%. Ciò significa che il dato è migliorato soprattutto con l’entrata di regioni dell’est più arretrate economicamente.
Su eu.cop15.dk potete seguire il dibattito preparatorio della conferenza mondiale sul clima ( unfccc: united nations framework convention for climate change , conference 7-18 dicembre)
Il direttore generale del WTO Pascal Lamy sostiene per esempio che il 90% dei beni commercializzati è trasportato via mare cosa che permette un minore inquinamento da CO2, mentre Carlo Corazza, direttore della commissione europea a Milano, sostiene che ‘lo scenario dei dati scientifici richiederebbe ormai oltre il 50% di riduzione della CO2’. Un dato impressionante difficilmente raggiungibile.
  E’ in discussione un sistema di quote che penalizzando chi inquina dovrebbe ‘girare’ il denaro ai produttori di rinnovabili ma per ora si tratta di un dibattito surreale afflitto da confusioni multiple e pretestuosità di vario tipo.
C’è chi senza peli sulla lingua dice che il metodo ideato è una presa per i fondelli che fa guadagnare solo chi compra e vende i certificati verdi in una sorta di gioco di borsa di pezzi di carta e non è affatto, come invece dovrebbe essere , un sistema di incentivo delle rinnovabili.
Per ulteriori info: www.ec.europa.eu/climateaction/

 PROPOSTE MILIARDARIE ALLA RICERCA DI FINANZIAMENTI

La NASA già negli anni ’70 aveva progettato di inserire in un’orbita geostazionaria un’area molto estesa piena di celle solari che poi avrebbero trasmesso l’energia prodotta alla terra sotto forma di microonde. La centrale di ricezione sulla terra avrebbe coperto circa 10/12km.
Aveva anche calcolato che, con 800 satelliti geostazionari, si sarebbe coperto il fabbisogno energetico di tutto il mondo.
E’ una cosa rimasta nel libro dei sogni- come era forse inevitabile dati i costi: ma forse non si è trattato solo di questo se, già negli anni ’80, al tempo dell’elezione del presidente Ronald  Reagan, una delle prime cose che fece dopo essere stato eletto fu di togliere i pannelli solari dal tetto della Casa Bianca, dove già allora erano stati installati….

C’è poi un piano Desertec per trasformare il sole del deserto in elettricità – un progetto che sarebbe certo lungimirante per tutta l’Africa del Nord, dato che il solare rende molto di più in quelle aree che non nelle zone temperate.
Si pensa che servano 400 miliardi di investimento. Da solo infatti pare che il Sahara generi una potenza solare giornaliera pari  a mille volte il consumo energetico dell’umanità.
Desertec è un superconsorzio internazionale di grandi imprese  molte delle quali tedesche e pensa che gli impianti nel deserto potrebbero soddisfare, entro il 2050 ,anche il 15% della domanda di energia dell’Unione Europea.
Desertec si basa su studi commissionati dal Centro Aereonautico e Spaziale tedesco.
Il calore residuo delle nuove centrali solari potrebbe servire alla dissalazione dell’acqua di mare, per l’acqua potabile e l’irrigazione.
Infine c’è l’idea di un piano solare mediterraneo di elettrodotti sottomarini in grado di garantire il trasporto di elettricità dall’Africa del nord all’Italia e alla Spagna.
E’ un progetto francese che si baserebbe su prestiti della BEI, per circa 50 miliardi di investimento.

INFRASTRUTTURE

L’immissione  in rete DI ELETTRICITà PRODOTTA CON LE RINNOVABILI CREA anche un problema  DI ADEGUAMENTO DELLE RETI ELETTRICHE.
 Molti addetti ai lavori fanno notare che l’Enel  non sembra volere nuove grid che assemblino tutte le energie rinnovabili ( le tecnologie ci sono e sono abbastanza semplici, non è questo il problema e neppure il costo). Paga di più l’energia prodotta con i nuovi metodi ma poi la spreca e la butta.
Tutto questo è molto grave dato che il rafforzamento della rete è di importanza fondamentale.
Per lo sviluppo della rete in Italia si prevedono entro il 2018, 6 miliardi di euro di  investimenti
Sembra che nel resto della UE la crescita della rete vada di pari passo alla crescita dei consumi ma in Italia non è così.
La produzione si è talora sviluppata in aree lontane dai consumi e sono aumentate le congestioni di rete. Spesso i progetti non arrivano alla cantierazione perché i tempi di decisione delle amministrazioni regionali sono troppo lunghi e le richieste esose e burocratiche, per usare un eufemismo.
Con la scusa della valutazione di impatto ambientale alcune regioni bloccano infatti all’infinito l’installazione di rinnovabili. Occorrerebbe chiedere termini perentori entro cui decidere dato che è fondamentale integrare le reti con lo sviluppo degli impianti.
Insomma non è solo l’ENEL a remare contro. Forse occorrerebbe stare più attenti anche ai politici che eleggiamo, e purtroppo i problemi non sono solo a destra. Va da sé che la filiera di produzione deve restare italiana.
Infine c’è il problema di fondo di un unico mercato veramente europeo a 27 membri.
In tutto il mondo si valuta in 535 miliardi di euro la cifra di investimenti necessaria alle rinnovabili  entro il 2011.

LE PRINCIPALI TAPPE DEL PATTO SUL CLIMA: UN PERCORSO LENTO E ACCIDENTATO

Pietra miliare di un possibile patto sulla riduzione dei gas serra è stata la convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici ( UNFCCC) firmata a New York il 9 maggio 1992.
Gli stati firmatari si impegnavano ad adottare misure per ridurre le emissioni.
 Sono trascorsi da allora diciotto anni, ma si è trattato soprattutto di un percorso a ostacoli con scarse conseguenze pratiche.
Un punto d’arrivo importante è stato comunque il protocollo di Kyoto, firmato da 196 paesi  nel dicembre 1997.
Per la prima volta si era preso l’impegno concreto di ridurre del 5% le emissioni di gas serra.
I gas ‘incriminati’ sono tra gli altri l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4), il protossido d’azoto (N2O), gli idrofluorocarburi(HFCS) e il particolato.
Nel 1998 è nato l’IPCC ( Intergovernamental Panel on Climate Change) che ha come scopo l’aggiornamento dei dati sui mutamenti climatici e le loro cause.
A oggi hanno ratificato il protocollo 184 dei vecchi firmatari. Restano ancora fuori gli USA e la Cina, cioè i due paesi principali responsabili dell’effetto serra, e anche paesi rilevanti come l’India il Brasile e altre potenze emergenti.
Le  politiche suggerite dal protocollo di Kyoto per promuovere uno sviluppo ‘sostenibile’ sono : 1) la riduzione delle emissioni 2) l’efficienza energetica 3) la  riforestazione 4) l’agricoltura sostenibile 5) lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la promozione della ricerca in questo settore 5) la riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti, principale imputato delle stesse  6)  lo studio di metodi per il ‘sequestro’ di CO2 e metano 7) la cooperazione per lo scambio di tecnologie.
Per ora si è cercato di compensare l’assenza di  obiettivi comuni pratici e vincolanti con un fiscalismo a base di quote da vendere e comprare macchinoso e scarsamente praticabile.
Pochissimo si fa inoltre per promuovere appunto le tecnologie che permetterebbero di risolvere o per lo meno attenuare il crescente problema dell’aumento dei gas nocivi nell’aria che respiriamo.
Sarebbe sempre meglio che preoccuparsi della lunghezza delle zucchine e della taglia delle carote…
Nonostante le difficoltà di coordinare ben 27 paesi, la UE appare comunque persino lungimirante rispetto ai ritardi di altri.
 In un importante comunicato del 23 aprile 2009 la Commissione Europea ( da non confondere con il Consiglio d’Europa, un organismo non elettivo di 47 stati che ingloba anche paesi dell’Asia  Centrale), ha segnalato l’importanza dell’adozione di un pacchetto clima ed energia specificamente rivolto ai trasporti, per ridurre le emissioni di CO” delle automobili e dei combustibili fossili.

CONCLUSIONI

Nel 2050  sulla terra   ci saranno 10 miliardi di abitanti.
Viviamo in una società globale vorace e primitiva che in larga maggioranza guarda alla natura da un lato come una miniera inesauribile e dall’altro come una discarica in grado di sopportare all’infinito ogni genere di inquinamento.
Prevalgono ottiche di sfruttamento selvaggio e distruttivo dove quello che è un bene prezioso di tutto, il globo, viene trattato come una terra di nessuno da saccheggiare e sfruttare senza limiti.
Più tanti diventiamo più questo atteggiamento diventa in linea di tendenza suicida.
E soprattutto, come diceva Einstein,’ non possiamo risolvere i problemi del futuro con le stesse tecnologie che li hanno creati.

 

18- 11- 09

 

 

 

 

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