Di Enrica Guerra, è uscito, a dicembre 2006, Donne medievali. Un percorso storico e metodologico, testo breve che, a distanza di un ventennio dal corposo e preziosissimo "Storia delle donne" edito da Laterza e scritto a più mani, intende essere un manualetto di agile lettura, un primo approccio alla storia delle donne nel medioevo destinato sia a chi voglia entrare nell’argomento della storia delle donne, traendone spunti, anche metodologici, per approfondire la ricerca. Un obiettivo pienamente colto. L’opera pubblica, in apertura, un’interessante intervista di Maria Serena Mazzi (curatrice della collana Manuali), a Christiane Klapisch-Zuber (storica medievalista, direttrice di ricerca presso l’école des Hautes études en Sciences Sociales di Parigi, curatrice di due dei volumi della Storia delle donne di Laterza), dove s’affrontano importanti problematiche inerenti gli studi storici relativi alle donne, a partire dalla definizione della storia delle donne e della storia di genere, “due termini che riflettono due aspetti diversi dell’interesse per le donne, collocate nel tempo e considerate come attrici della Storia”.
Il primo rimanda
allo “sforzo di disseppellimento documentario, di descrizione e di analisi
di situazioni storiche in cui le donne sono intervenute, di
approfondimento di profili femminili, di comprensione degli atteggiamenti,
dei comportamenti e dei valori specifici o nuovi che il loro ingresso
sulla scena storica mette in luce”.
Nel doppio contesto,
teorico e pratico, “di una Storia di genere al femminile e di una al
maschile, che prende ispirazione, senza dirlo apertamente, dalle lezioni
della storia delle donne ma si appella a una storia dei generi di cui
sarebbe parte beneficiaria, perfino costitutiva”, il postulato, ribadisce
Christiane Klapisc-Zuber, è che “il sesso è meno un affare di natura che
di cultura. L’identità sessuale di ognuna e ognuno, le rappresentazioni
dei sessi, i loro rapporti reciproci, ecc., sono delle costruzioni sociali
e culturali”, quindi sono “suscettibili di analisi trasversali (relazioni
tra i sessi, tra i generi, in un momento dato, dialettica degli sguardi e
delle influenze reciproche o longitudinali ecc..)”.
Richiesta
d’esprimersi “sulla specificità degli studi di storia delle donne nel
Medioevo e sulla legittimità dell’insistere in questa sorta di separatezza”,
la studiosa ha evidenziato due aspetti essenziali: “quello concernente le
cronologie tradizionali e quello del rapporto con altri settori
dell’indagine storica”. Nella deliziosa introduzione del suo “manualetto”, Enrica Guerra utilizza, come primo strumento, la favola. L’Alice “timida e confusa”, che risponde alla domanda del bruco “Tu, chi sei?”, con “io…io non saprei, signore, con esattezza, sul momento… o perlomeno so chi ero quando mi sono alzata stamattina; ma credo di essere cambiata diverse volte da allora” è ben consapevole “che il solo modo di vivere nel paese delle meraviglie era quello di non essere mai uguale a se stessa, ma sempre in continua evoluzione e trasformazione”; trasparente e ben centrata metafora della “difficoltà di molte donne di definirsi, o meglio farsi riconoscere dagli altri, essendo anch’esse in continua trasformazione ed evoluzione”. Diviso in tre capitoli (il primo dedicato alle tematiche della storia delle donne in generale e di quella medievale in particolare; il secondo focalizzato sull’apporto e sui ruoli ricoperti dalle donne nel Medioevo; il terzo inerente agli strumenti e alle metodologia di ricerche di storia delle donne), il libro di Enrica Guerra fornisce un sintetico ma rigoroso approccio ai vari argomenti, arricchiti da molti rimandi e da schede. Nel parlare della “svolta degli anni Sessanta-Settanta” e della conseguente “rivoluzione storiografica operata dalla scuola francese delle Annales che fornì la metodologia d’indagine per ricerche in cui l’interdisciplinarietà tra diverse materie era elemento fondamentale”, Enrica Guerra ripercorre la lenta affermazione degli studi di storia delle donne nell’ambito generale degli studi storici e le peculiarità italiane, ricordando come da noi, salvo eccezioni, il “ripensamento del modo di fare storia” è arrivato solo quando le modificazioni apportate dal movimento femminista hanno intersecato gli influssi dei Women’s Studies sviluppatisi negli Stati Uniti. Alla prima produzione editoriale in merito, s’è accompagnata la nascita di riviste specializzate, come DWF (1975), Nuova DWF, e Memoria (1981-1991), che si sono offerte sia come terreno d’incontro e di scambio tra studiose, che come strumento di diffusione delle tematiche discusse e indagate nell’ambito dei Women’s Studies”. Originale, come l’inizio, la conclusione del libro, in cui Enrica Guerra che generosamente e coerentemente fornisce un “esempio di ricerca”, in questo caso l’esercizio del potere al femminile nelle corti degli stati italiani del Quattrocento, descrivendo i passi da fare, il dove cercare, il come scrivere, a dimostrazione di quanto le teorie abbisognino di pratiche, specie se le une e le altre ispirate alla condivisione e reciprocità dei saperi.
Enrica Guerra L'articolo è tratto dal sito del Paese delle donne
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