Pubblichiamo volentieri questo testo che ci ha inviato spontaneamente
una studentessa che così si presenta: "Mi chiamo Nicoletta
e abito a Brescia, scrivo racconti sul web li potete trovare su www.raccontare.com
e questo lavoro che vi invio è stato fatto per il corso di
scienze sociali che sto frequentando."
Eva
e Pandora
Il ruolo della donna nella storia del mondo secondo il
pensiero occidentale
Nicoletta
Rech 3A

Paola Gandolfi
La donna
nella storia dell'umanità ha sempre avuto un ruolo dipendente dall'uomo
con esplicate funzioni di sottomissione. Nel corso dei secoli la sua veste
è andata via, via modificandosi, smussando con fatica espressioni
di similitudine ad una vera e propria schiavitù. Espressioni, che
sono state cambiate per merito di lotte silenziose, svolte all'interno
del nucleo familiare, sfociate poi con l'inizio del '900 in evidenti lotte
sociali, dal movimento delle suffragette alle mondine fino al movimento
femminista che hanno portato al riconoscimento di un ruolo sociale delle
donne, al riapriopriarsi parzialmente della propria identità femminile
negata fin dagli albori della società primitiva.
I modelli fondanti del ruolo della donna sono due, Eva e Pandora. Entrambe
rappresentano la prima donna sulla terra, colei con la quale si rappresentano
tutte le altre, il modello preconfigurato nell'immaginario maschile e
femminile che andrà ad influenzare tutto il concetto donna che
seguirà. Eva fa parte della genesi del vecchio testamento e rappresenta
la prima donna per tutte le religioni monoteiste; ebraica, mussulmana
e cattolica, Pandora appartiene al racconto mitico greco.
Se con i primi gruppi umani le donne possiedono un ruolo importante poiché
rappresentano il fulcro della riproduzione della vita ed erano affiancate
al concetto di fertilità della terra e della natura nel suo complesso,
e l'espressione magica religiosa di ciò era rappresentata da statuette
femminili dall'esagerata accentuazione degli attributi, dette "Veneri".
Finché l'uomo non ha compreso il suo ruolo nella fecondità
femminile e la proprietà personale non è diventata importante
nello status del gruppo, egli non ha avuto motivo di modificare i modelli
culturali. Al momento del cambiamento, ecco che la figura della dea madre,
simbolo della fertilità si spegne e si affacciano modelli completamente
diversi, volti a giustificare una predominanza tutta al maschile.
Per riuscire a fare questo, dovevano per prima cosa negare il ruolo sostenuto
ed imprescindibile dalla donna, in primis negano la fertilità e
la procreazione sia Eva, sia Pandora non nascono da una donna ma nascono
da uomini, prima nell'immaginario e poi nella conformazione del corpo.
Infatti, Eva nasce dall'immaginario di Dio, e poi dal corpo, cioè
dalla costola d'Adamo, plasmato da Dio e creato a sua immagine e somiglianza,
quindi indirettamente definiamo la sessualità di Dio. Allora Dio
lo addormenta prende una costola e formò la donna, quando Adamo
la vide esclamò: "Questa sì, è osso delle mie
ossa e carne della mia carne
sarà chiamata donna perché
tratta dall'uomo". L'atto di concepire e dare la vita è svolto
da un uomo, anzi due, padre e figlio, la donna n'è esplicitamente
esclusa.
Per Pandora la situazione non cambia, come Eva nasce nel pensiero di Zeus
che è uomo e massima divinità dell'olimpo greco, fu plasmata
da Efesto con della mota, figlio di Zeus e quindi immagine e somiglianza
del padre, nello stesso sistema di rapporto che esiste tra Adamo e Dio.
In questo sistema si nega alla donna il suo ruolo principale, poiché
è nel suo immaginario prima, e nel suo corpo poi, che il figlio
prende vita, non l'opposto; affermarlo determina il desiderio di dominare
e controllare la parte femminile, per dominare e controllare la riproduzione.
Per Eva la genesi sostiene che Adamo dopo aver dato il nome a tutti gli
animali appena creati "
non trovò per sé un
aiuto somigliante." In che cosa dovesse aiutarlo non è specificato,
giacché Dio lo aveva posto nel giardino dell'Eden, dove poteva
mangiare liberamente da ogni albero. Quindi la donna, per la genesi, è
un aiuto dell'uomo, è posta in un ruolo sottomesso, ottempera ai
desideri dell'uomo e lo aiuta nelle sue incombenze; non esiste nessuna
attinenza ad un ruolo paritario, già il pensiero di procreare è
appartenuto all'uomo, quindi non c'è motivo per cui le spetti un
ruolo determinante, Eva viene qualificata in funzione di qualcun altro,
perciò riflessa. Eva è determinata da Adamo, se non fosse
esistito il primo uomo non sarebbe esistita neppure la prima donna.
Pandora oltre a vivere del riflesso degli uomini che l'hanno creata, viene
donata ad Epimeteo, in quanto frutto di una collera divina, di una vendetta
da parte degli Dei verso gli uomini, diventa un flagello tanto bello quanto
terribile perché lo avrebbero creduto un dono prezioso, similmente
risulta Eva, dono essa stessa si rivelerà la causa della cacciata
dal paradiso terrestre. Per questo motivo viene accettato da parte dell'uomo
il matrimonio che in un primo momento rappresenta un dono, un sostegno
svolto verso l'uomo e istituzionalizzato e vincolato nel rito; dono che
porterà sventure, che dovrà essere controllato e gestito
altrimenti provocherà danni.
Infatti, Pandora porta con sé un vaso a cui è stato detto
di non aprire, come per Eva nel paradiso terrestre le è stato detto
di non mangiare dall'albero della conoscenza. Entrambe, hanno il desiderio
di provare se stesse e con la loro curiosità di conoscere nuovi
aspetti della vita, tanto da aprire il vaso e mangiare dall'albero proibito
provocando la punizione divina, portando dolore e fatica a sé e
all'uomo che hanno al loro fianco.
Da questi due modelli culturali deriva il pensiero occidentale moderno,
per quanto ci si sforzi di determinare la nostra idea di libertà,
tanto più siamo vincolati a queste due donne che ci hanno preceduto
nell'immaginario maschile e femminile, che hanno giustificato ogni atto
di sopruso nei nostri confronti e che ci hanno limitato in ogni nostro
gesto, tese quasi a volerci giustificare perennemente del nostro precedente.
Pensiamo soltanto al divieto di studiare per le figlie femmine o all'impossibilità
di non esprimere il proprio parere neppure tra le mura domestiche, figuriamoci
a livello sociale, il voto alle donne in Italia, per altro ultima nazione
occidentale, viene riconosciuto soltanto nel 1946 e il termine "
patria podestà" è stato rilasciato alle donne soltanto
dopo la legge sul divorzio, prima non poteva avvalersi del riconoscimento
giuridico per esercitarne il diritto nei confronti dei figli minorenni,
quasi a significare che solo un uomo poteva decidere e provvedere per
la famiglia. Alle infinite violenze perpetrate nei confronti delle donne
e spesso neppure punite ma facilmente giudicate dalla società,
ci siamo trascinate dietro nei millenni il modello prestabilito forgiato
"ad hoc" contro di noi ma soprattutto siamo state vincolate
e influenzate anche noi stesse da queste "prime donne", ed è
veramente difficile scrollarci un simile modello.
Nessun racconto mitico prende in considerazione i riti di passaggio delle
donne, anzi vengono nascosti e celati alla comunità in quanto atti
o situazioni impure che non hanno bisogno di essere compresi e soprattutto
la donna deve essere tenuta all'oscuro di quello che sono i segreti maschili
ma la donna non ha segreti nei loro confronti. E' considerata alla stregua
di un incapace o di un interdetto, deve essere tutelata e protetta, rappresentata,
moderata e controllata sia dall'uomo-marito, sia dal gruppo di appartenenza
per impedirle di commettere danno, perché anche se il suo atteggiamento
è sempre perfetto, in ogni momento può trasformarsi e ostacolare
l'uomo nel suo esercizio del potere, pensare e comprendere il proprio
valore. Solo un rito di passaggio vede la donna come interprete principale,
il matrimonio, più la società tende a segregare la donna
dopo le nozze, maggiore sarà lo sfarzo della cerimonia e maggiormente
la donna anelerà al rito ordinato dalle regole della tradizione.
In molte tribù non sono riconosciuti neppure i dolori del parto,
è il marito fuori della capanna che grida e si dispera ed anche
nella nostra società, fino a qualche tempo fa, non era adeguato
lamentarsi e neppure parlarne.
Il silenzio e la sottomissione erano le virtù della donna, ed anche
adesso che la civiltà moderna ci vede impegnate anche nel lavoro
fuori casa, concessoci per puri interessi economici, siamo costrette spesso
al doppio dell'impegno e ad una situazione di quasi schiavitù,
dove la donna si assume in toto la gestione dell'aspetto familiare e parentale
e dove, in alcuni casi, sceglie in base alle esigenze della famiglia più
che alle sue, impegnata costantemente per la riproduzione e la conservazione
della vita. Ci sono ancora molti campi in cui la rappresentanza della
donna è ridotta al minimo, nella politica e nel sindacato, nella
filosofia e nell'imprenditoria, nella musica e nella pittura dove per
riuscire ad avere competenze e disponibilità la donna sacrifica
la propria identità e la riproduzione, così per competere
con uomini deve assumere atteggiamenti simili; ancora oggi, artiste o
letterate sono ricordate per il loro matrimonio, non per le loro opere.
Nonostante le lotte evidenti e gli obiettivi in parte raggiunti, la donna
resta vincolata al focolare, nel lavoro silenzioso fuori e dentro la casa,
vincolata da scelte morali e da sensi comuni che le impediscono l'espressione
in molti campi, nonostante la presa di coscienza di un'identità
femminile restiamo ancora fortemente mute nella rappresentanza in campo
politico, ci hanno concesso dopo secoli il riconoscimento di esistere
ma tutta la strada davanti a noi è ancora da percorrere.
Secoli passati a lavorare, sottomesse e tacite ci hanno visto riprodurre
la vita ogni giorno ed in ogni angolo della terra, abbiamo sostituito
gli uomini nelle loro mansioni quando ve né stato bisogno, educato
e salvato milioni di vite percorrendo alle volte il doppio della strada
che percorre un uomo e a loro sono toccati i monumenti e a noi solo la
polvere di un focolare o di un tenero ricordo.
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