Fare figli abbassa lo stipendio e blocca la carriera
di Laura Eduati


E' la conclusione di uno studio sulle lavoratrici inglesi. Con una sorpresa: le cose peggiorano quando i bambini iniziano ad andare a scuola, perché le responsabilità si accumulano. I problemi del part-time: spesso è sinonimo di occupazione ripetitiva, poco prestigiosa e malpagata


Le donne sono più generose degli uomini. Amano ad esempio fare beneficenza: danno più denaro e più spesso. Ma non godono di contropartita. Anzi: dal momento in cui mettono al mondo un figlio rimangono inchiodate ad un destino di stipendi bassi e misere prospettive di far carriera.

Nulla di cui stupirsi, forse: lo sapevamo già. Ma la sorpresa arriva ora: il momento in cui i bambini sono grandicelli e iniziano ad andare a scuola segna un ulteriore colpo d'accetta agli stipendi delle loro mamme, aggravando così il divario con quello dei papà.

I dati sulla generosità femminile emergono da un sondaggio Oxfam, la potente ong britannica che ha disseminato il regno di negozi second-hand. Gli inconvenienti delle madri lavoratrici, invece, emergono da uno studio promosso dall'altrettanto britannico "Institute for Fiscal Studies", e prende in esame solo le donne del Regno Unito. Che vivono un paradosso: mentre la Chiesa d'Inghilterra sta valutando la possibilità di nominare delle donne vescovo, il divario salariale tra lavoratori e lavoratrici rimane, ed è un dettaglio imbarazzante nella democrazia più antica del mondo. Prima di avere dei figli, una donna percepisce in media il 91% dello stipendio medio di un uomo, una percentuale che crolla al 67% dopo il parto. Non è finita: per dieci lunghi anni il loro stipendio stagna per poi risalire, in maniera modesta, fino al 72%.

E quando i figli iniziano la scuola a tempo pieno - che in Gran Bretagna dura fino alle 5 del pomeriggio - le donne subiscono un nuovo abbassamento dello stipendio: se l'aumento della paga è del 9% per le mamme con bambini molto piccoli, quello delle mamme con figli in età scolare è del 5%. «C'è una credenza diffusa secondo cui se i bambini vanno a scuola le mamme possono tornare al lavoro», avvertono gli autori dello studio. Evidentemente un errore di valutazione, visto che «le ore di scuola finiscono sempre prima della giornata di lavoro e la scuola porta con sé nuove responsabilità»: come quella di essere disponibili a parlare con i professori e seguire i propri figli nelle difficoltà. Uno scoglio superabile se si è in grado di pagare schiere di baby-sitter che succhiano uno stipendio intero. O se il padre dei propri figli accetta di dedicare parte del suo tempo agli impegni familiari.

Il divario tra stipendi maschili e femminili è attribuibile solo in parte al fatto che le madri lavoratrici scelgono, a volte, il part-time: i dati indicano chiaramente che per le lavoratrici full-time il calo di stipendio è comunque assicurato dopo la nascita di un figlio. Ciò fa pensare ad altre variabili che entrano in gioco: le donne, per cultura ed educazione maschilista, tendono ancora a scegliere lavori meno remunerati e con poche possibilità di carriera?

Insomma: gli stipendi delle donne sono più bassi perché le madri lavoratrici vengono trattate in maniera diversa o non sarà che quando nasce loro un bambino si pongono in maniera diversa nei confronti del mercato del lavoro, magari cercando un'occupazione che meglio si concilii con il loro nuovo ruolo di genitrici (un tranquillo part-time, un lavoro senza alcuna prospettiva di avanzamento)? Alcuni datori di lavoro ammettono, senza peli sulla lingua, di pagare meno le madri perché sono meno produttive. Molte donne scelgono il part-time, non una paga bassa.

La stragrande maggioranza dei lavoratori a mezza giornata - non solo in Gran Bretagna - hanno un'occupazione che non sfrutta le loro potenzialità, perché spesso part-time significa lavoro facile, ripetitivo, senza responsabilità. E malpagato. «Una colossale perdita di talento per i datori di lavoro, l'economia e per gli individui». La Women and Work Commission, alla quale il quotidiano Guardian ha chiesto un parere, spiega: «Una volta che le donne diventano madri, le loro scelte lavorative subiscono un restringimento, anche perché devono scegliere un lavoro vicino a casa».

Ma perché le difficoltà permangono anche quando i figli vanno a scuola? Perchè vi sono costrette, risponde ancora la Wwc: le donne vogliono un lavoro flessibile, senza che questo sia collocato all'ultimo posto della scala lavorativa.

Se le cose stanno così in Inghilterra, figurarsi in Italia. E lo conferma un dossier Istat reso noto lo scorso dicembre, secondo il quale le donne single e senza figli guadagnano di più e fanno più carriera delle madri lavoratrici.

Le donne che hanno delle responsabilità famigliari, sottolinea lo studio italiano, hanno spesso un percorso lavorativo "accidentato": lavorano prima di sposarsi, poi magari rimangono a casa qualche tempo in occasione della nascita dei figli, poi riprendono a lavorare, ma a questo punto tendono a preferire lavori più umili a condizione che siano più stabili e lascino il tempo di stare con la famiglia. «Se una donna fa un figlio generalmente vuole stare del tempo con lui», è la semplice constatazione della Women Work Commission.

 

 questo articolo è apparso su Liberazione del 22 gennaio 2006