12 – 21 Giugno

REPARTO FARFALLE

Elisabetta Pagani


Pagani, Dopo la piena

Inaugurazione alle ore 18

Galleria Quintocortile,
Viale Col di Lana 8 – 20136 Milano

Apertura dalle 17,30 alle 19,30 da martedì a venerdì.

 

Potete lasciarvi andare ed aprire il petto al respiro. Qui la natura mima i paesaggi dell'anima. Siete in "Reparto Farfalle", la mostra in esposizione alla Galleria Quintocortile dal 12 al 21 giugno. Le opere di Elisabetta Pagani predispongono all'ascolto, creando una terza dimensione in cui la realtà si annuncia con il passo del sogno.

"Ombre chiare, ombre scure si stagliano ambigue sulle tele di Elisabetta Pagani e sembrano muoversi con il vento, formano architetture strane, potrebbero essere labirinti inconsci, o frenesie di vene contorte che fluidificano il cuore nell'ossigeno dello spazio", scrive Donatella Airoldi nell'introduzione al catalogo, annoverando Pagani in "quella nuova categoria di artisti che elaborano le tensioni epocali della contemporaneità".



Pagani, Attraversamenti

La scabrosità delle radici, la geografia scomposta di un lenzuolo ancora caldo, il lieve frusciare di petali vivono in una pittura ad olio che permea la visione di impressioni tattili. Nelle installazioni come nei quadri i diversi linguaggi si contaminano grazie all'uso dei materiali naturali e del vetro dicroico, cangiante a seconda di come è attraversato dalla luce e così in continuo rimando ad altro da sé. Proprio la luce è il filo conduttore della ricerca dell'artista. La materia svapora nel divenire-blu di pietre levigate, nel baluginare di un'esca in fluido vetro d'acqua, nel gioco frizzante di scaglie nel cielo – farfalle, o il mondo tutto. Al riparo da un rassicurante naturalismo, le opere rimandano ad un percorso spirituale. Per chi guarda, il godimento estetico porta con sé il mistero che è proprio del sacro, senza rituale pomposità, ma come danza gioiosa.

Il vetro dicroico rispecchia un infinito interiore o anima linee di luce nello spazio. Ma più spesso il vetro taglia la pittura, come il cuore di colui che attraversa un confine è squarciato da filo spinato. Se, con le parole di Pietro Barcellona, "la radice del sogno è il legame sociale, perché il sogno è sempre sogno di rapporti", gli inserti in vetro che fendono la tela suggeriscono che da lì, da questa ferita che insieme è apertura, sgorga il cambiamento.

Eleonora Cirant

13/05/2007