Fecondazione, porta in faccia al dialogo

di Angela Azzaro


L’accentramento di poteri nelle mani di Giuliano Amato su due questioni delicate, come i Cpt e la fecondazione assistita, sono un segnale grave: di un governo che dovendo mediare uno scontro interno dà spazio alle posizioni centriste.

In particolare la scelta di affidare al ministro dell’Interno la guida della commissione di bioetica appare come il tentativo di congelare il dibattito nato in questi giorni, che vede un ampio fronte a favore di un intervento serio sulla legge 40.

Ma, appunto, si tratta di una decisione che non convince. Su più fronti. Intanto nel metodo: non si capisce perché debba essere affidata al ministro dell’Interno. Ma soprattutto non è condivisibile che si voglia affermare dall’alto un’elaborazione che dovrebbe invece coinvolgere i cittadini e le cittadine.

Esiste già un Comitato nazionale di bioetica, composto da esperti, filosofi, scienziati, che ha il compito di svolgere questo ruolo e che in questi anni è stato affidato alla presidenza di Francesco D’Agostino, intellettuale di estrazione cattolico integralista. Il comitato è in scadenza e si pone il problema di quale segno dargli nella nuova legislatura, decidendo non solo di affidarlo alla guida di una donna o di un uomo laici, ma sottraendolo alla sola parola dei cosiddetti esperti.

La cosa più grave rispetto alla commissione decisa dal governo riguarda le posizioni espresse dallo stesso Amato. L’attuale ministro dell’Interno, nella scorsa legislatura, non solo non ha appoggiato il referendum di modifica della legge sulla fecondazione assistita, ma ha fatto di tutto per ostacolare chi lo sosteneva.

Ha presentato una proposta di legge che cambiava la normativa esistente in alcuni punti, ma conservava il principio più pericoloso: quello che considera l’embrione soggetto di diritto.

Se la commissione è stata pensata come un luogo per mediare tra coloro che sostengono la necessità di una legge laica - che non imponga cioè la visione sulla vita di alcuni a tutte e tutti - e tra coloro che invece si fanno paladini delle posizioni vaticane, non si capisce come questo ruolo possa essere garantito da Giuliano Amato.

 


Milano, 14 gennaio 2006

 

questo articolo è apparso su Liberazione del 6 giugno  2006