Dall'associazione Cittadini del Mondo di Ferrara
riceviamo questa lettera scritta da una donna che vive da anni in Italia

 


"Fotosegnalata in data…"




Rinnovo del Permesso di Soggiorno: "presentarsi il giorno…alle ore…". Mentre chiudevo quel foglio, guardavo con attenzione le persone che passavano vicino a me, osservavo il viso, le mani, i capelli, i vestiti e mi confrontavo con loro, e non trovavo nessuna differenza. Quel giorno ero triste e anche se mi sforzavo di fare il mio lavoro come se niente fosse e salutare i miei amici con un sorriso, il pensiero mi riportava sempre a quel foglio di "invito".

All'uscita dal lavoro pedalavo lentamente e continuavo ad osservare le persone che passavano accanto a me, in cerca di uno sguardo amico. Finalmente sono arrivata in Questura, non riuscivo nemmeno a chiudere la bicicletta, le mani tremavano e continuavo a dirmi: ma dai, hai sempre fatto le cose correttamente, non è niente.

Prima cosa cognome nome e anche una foto. Io sono rimasta un po' stupita perché nel foglio non richiedevano una foto, allora ho domandato: "perché la foto?" e il poliziotto: "ah, perché dobbiamo "schedarla". L'ha portata sì o no?". Guardo nel mio portafoglio e trovo una foto che avevo tenuto perché mi piaceva. "Non so se va bene questa". Mentre lui scriveva il mio nome mi sono girata e ho visto altre persone in attesa, tutti parlavano sottovoce, intimoriti.

Dopo alcuni minuti sono stata chiamata e mi hanno fatto passare in un'altra stanza. C'erano cinque uomini: uno seduto al computer; un altro in piedi, che mi guardava con aspetto diffidente e fumava, un altro dietro che mi guardava continuamente e sembrava non fare nulla, solo osservarmi; un altro che apriva un archivio e in fondo l'"uomoinchiostro" che si toglieva un paio di guanti bianchi e diceva ad un ragazzino di lavarsi le mani. Pensavo all'età del ragazzino, quando sentii la voce dell'uomo dei guanti decisa e dura: "mano sinistra, si rilassi, apra tutta la mano" e in un secondo ho visto i polpastrelli di tutte le mie dita immerse nell'inchiostro. Ero nervosa e dentro continuavo a rifiutarmi a questo spettacolo orrendo; la voce dell'uomo continuava: "non premere, basta solo appoggiare la mano, premo io, si rilassi, si rilassi" e in un momento ho visto le impronte li, nella scheda. L'uomo ha ripetuto la stessa cosa con la mia mano destra.

Pensavo che era tutto finito quando sentii di nuovo la voce dell'uomo: "mano sinistra apra tutta la mano", e questa volta tutta la mano è diventata nera, mi sentivo sporca, umiliata, era impossibile dire di no, quell'uomo e i suoi gesti, quel luogo estraneo, tutti quegli uomini con le facce segnate dalla noia e dalla soddisfazione, erano più forti di me. Adesso ero diventata una "fotoseganalata" una in più, una da archiviare, loro avevano compiuto quello che chiedeva la legge e ne erano fieri. Mi lavai le mani con cura, cercando di non lasciare la minima traccia dell'inchiostro nero. Mi asciugai le mani lentamente osservando la decadenza di quel posto e le facce di quegli uomini. Aspirai anche gli odori di inchiostro, carta e sigarette, cercai di trattenere nella mia mente tutto quello che i miei sensi percepivano e dissi a me stessa di non dimenticare mai quel giorno.

Uscii silenziosa, volevo uscire presto da quel luogo e non tornare mai più. Sono andata a casa e prima di sedermi a mangiare, sono rimasta davanti al lavandino a guardarmi le mani e ho pianto, sì, ho pianto perché, lì in quel luogo non avevo "depositato" le mie impronte digitali, lì in quel posto degradante e grigio, avevano "calpestato la mia dignità" e per un istante pensai al mio paese, alla mia famiglia, ai miei amici e a tutte quelle persone che amo; volevo dire loro di non chiamare più questo paese ospite un PAESE SVILUPPATO, UN PAESE CIVILE perché lo spettacolo di oggi non era una dimostrazione di civiltà e di democrazia, era una offesa ai diritti della persona, una offesa a quelli che lavorano e fanno una vita onesta.

I criminali ci saranno sempre e sono sicura che non andranno lì a "depositare" le loro impronte. La sera di quel giorno strano ero invasa da pensieri e ricordi. Riflettevo su alcuni fatti storici, la schiavitù, la schedatura dei nostri fratelli africani con il marchio a fuoco, la schedatura degli ebrei.

L'impronta non brucia le mani, brucia l'anima, calpesta la dignità e toglie a tutti un pezzo di libertà. Oggi siamo 200 stranieri "fotosegnalati" a Ferrara, chissà quanti in tutto il paese, ma fra un mese quanti saremo? L'hanno chiamata "l'impronta della vergogna" è vero, è la vergogna di questo Paese, che con questa legge razzista ci scheda come criminali, ci marchia come "stranieri" anzi "stranieri per sempre".

Maria