Proponiamo questo articolo apparso su Il Manifesto del 13 Febbraio 2001, ringraziando Marina Forti della sua cortesia.
Le informazioni che ci fornisce danno da pensare sul rapporto medicina-salute e costringono a porre in dubbio verità che parrebbero ovvie: I farmaci sono prodotti per curare le malattie? Di chi?
Le donne e le bambine sono pesantemente colpite dalla politica delle multinazionali farmaceutiche anche se il problema non riguarda solo loro. Paola Melchiori di Crinali ricordava, in un recente incontro del Seminario "L'eredità del femminismo" che le ragazze africane spesso si ammalano di Aids curando i malati di casa.


La guerra dei farmaci
di MARINA FORTI

L'industria farmaceutica e i governi occidentali conducono una "guerra non dichiarata" contro i poveri del mondo a colpi di brevetti sui farmaci. L'accusa viene questa volta da Oxfam, una tra le maggiori organizzazioni internazionali di assistenza umanitaria.
Oxfam ha lanciato un'offensiva d'opinione ripresa dalla grande stampa internazionale (in particolare anglosassone): afferma che i paesi in via di sviluppo devono essere autorizzati a "copiare" e produrre i farmaci necessari a combattere malattie rilevanti - come l'Aids o come le "semplici" affezioni respiratorie o gastrointestinali, che quando non sono curate fanno strage. Chiede poi all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) di rivedere le sue norme sui brevetti, almeno quando si tratta di farmaci salva-vita.

Inutile commuoversi quando le organizzazioni Onu per la sanità o lo sviluppo avvertono che due miliardi di esseri umani nel mondo mancano dei servizi medici di base, e che 11 milioni di persone ogni anno muoiono di malattie perfettamente curabili e facili da prevenire. La realtà, dice Oxfam, è che il costo dei farmaci è proibitivo in molti paesi poveri, e questo anche perché i paesi in via di sviluppo che li fabbricano da sé si trovano a fronteggiare le cause legali delle grandi industrie farmaceutiche detentrici dei brevetti, e la minaccia di sanzioni commerciali dei governi occidentali.

L'organizzazione umanitaria cita ad esempio GlaxoSmithKlein (una delle maggiori multinazionali farmaceutiche), a cui chiede di ritirare le azioni legali avviate contro alcuni paesi che producono versioni a buon mercato dei suoi farmaci. Uno di questi è il Brasile, che produce e distribuisce gratuitamente farmaci alle persone affette dal virus Hiv (così secondo Oxfam ha ridotto del 50% la mortalità da Aids nel paese). La legislazione brasiliana infatti permette alle aziende locali di produrre farmaci anche se coperti da brevetto: ma proprio per questo gli Stati uniti hanno presentato una protesta al Wto.

La stessa arma di ricatto è stata usata contro la Thailandia: anche qui aziende locali producevano farmaci a basso costo per i malati di Aids; gli Stati uniti hanno fatto pressioni durissime su Bangkok, finché questa ha emanato una legislazione sui brevetti addirittura più stretta di quanto richiesto dal Wto.

C'è poi il caso del Sudafrica, dove la polemica sul costo dei farmaci per i pazienti di Aids ha mobilitato numerosi gruppi di cittadini: anche perché il 10% dei sudafricani è positivo al virus Hiv. Il mese prossimo un tribunale dovrà pronunciarsi su una causa che potrebbe stabilire se sia lecito importare una versione generica e più economica di un noto farmaco. Proprio ieri un gruppo di attivisti, la Treatment Action Campaign, ha manifestato davanti al parlamento a Pretoria per chiedere farmaci a buon mercato.

Secondo il direttore di Oxfam, Justin Forsyth, "questo è il lato oscuro della globalizzazione". Oxfam chiede di rivedere le norme internazionali sui brevetti (il trattato Trips che impone a tutti i paesi di riconoscere i diritti di proprietà intellettuale), ad esempio accorciare il periodo di validità dei brevetti e introdurre salvaguardie per ciò che riguarda la salute, e bandire la minaccia di sanzioni commerciali. Un esempio è lampante: In Pakistan, dove i brevetti sono protetti, l'antibiotico ciprofloxacin (che combatte le affezioni diarroiche) costa otto volte più che in India dove il brevetto non è riconosciuto.

GlaxoSmithKlein ha ribattuto alle accuse di Oxfam: dice che è ingenuo attribuire tutto al costo dei farmaci, perché sono i sistemi sanitari di quei paesi che sono troppo fragili per curare i propri cittadini: il 95% dei farmaci considerati essenziali dall'Organizzazione mondiale della sanità non sono più coperti da brevetto. L'azienda farmaceutica ce l'ha con l'India, che non si limita a produrre farmaci per uso interno ma esporta farmaci a costo più basso in altri paesi, ad esempio latinoamericani. Il prezzo dei farmaci non è tutto, riconosce Oxfam: ma intanto il bilancio va "troppo a favore dei profitti aziendali e poco alla salute pubblica".