Vincenzina e la fabbrica dei fiori
Il riscatto della pittrice cenerentola

di Chiara Gatti

 


Povera Vincenzina! Durante la sua carriera di pittrice, nella Milano del Seicento, era stata così brava a immortalare trofei di fiori e frutta da essersi guadagnata il titolo di "virtuosa pittrice milanese", attribuitogli dall´Accademia di San Luca che la volle – benché fosse donna – fra i suoi iscritti. Peccato che l´abitudine di non firmare mai i quadri e la generosità verso i fratelli, Margherita e Francesco, ai quali aveva insegnato i segreti del mestiere, le costarono la notorietà futura e videro la sua figura retrocessa ad aiuto di bottega, in quell´impresa famigliare che il padre Vincenzo Volò aveva impiantato in città col proposito di dotare ogni casa nobile di dipinti con nature morte che portassero il suo marchio di fabbrica. Cosa che gli riuscì benone.

Seppe infatti cavalcare l´onda del successo di un genere decorativo arrivato in Italia dalle Fiandre e reclamizzato a Milano già da un pezzo, da quando il cardinale Federico Borromeo aveva chiamato addirittura Bruegel il Vecchio per commissionargli cascate di fiori, velluti e conigli impagliati. Bene, Francesca Volò (Milano 1657-1700), detta per l´appunto "la Vincenzina" in omaggio all´opera del padre, si ritrovò coinvolta nell´attività di marketing frenetico messa a punto dalla famiglia, animatrice, col suo talento, di una sorta di lobby della natura morta milanese. Ma la sua dedizione alla missione dei parenti fu tale da costringerla a sacrificare le aspirazioni personali. E così la storia si dimenticò di lei, celebrando invece Margherita – che aveva sposato il pittore Ludovico Caffi e brillava di luce riflessa – e Francesco, a sua volta detto Vincenzino, che in quanto maschio godette di miglior fortuna.

Oggi, tuttavia, le sorti della prolifica famiglia cominciano a ribaltarsi, visto che nuovi studi stanno mettendo a fuoco la figura di Vincenzina, restituendole pezzi della sua produzione erroneamente attribuiti ai fratelli. Alcuni di questi saranno al centro di una mostra curata da Alberto Cottino per la Galleria Romigioli di Legnano che da domani esporrà una decina di quadri dell´autrice accostati a opere della bottega paterna (in mostra, anche la tavola inedita di Bernardino Luini recentemente riscoperta). Il confronto fra i diversi stili di casa Volò consentirà di scoprire la verve esuberante della sorella maggiore, il suo gusto per le tonalità calde e brillanti, capaci di rendere sensuali persino le teste d´aglio e i mazzi di carciofi. Una pittura che, nei fiori, dà il meglio di sé, in grado di evocare il profumo di gelsomini, narcisi, papaveri, tulipani, rose o gigli amabili.
èescluso, naturalmente, che Vincenzina dovesse questa bravura alla sua sensibilità femminile, erede dell´estro di altre signore dell´arte, come Fede Galizia o Sofonisba Anguissola. Donne su cui da tempo si sono accesi i riflettori, protagoniste di studi e di mostre tese a scovare uno specifico femminile nell´arte o a dimostrare quanto le signore abbiano in passato dato punti ai maschi. Ipotesi che tenterà di ribadire un´esposizione in cartellone per l´inverno a Palazzo Reale, dove approderà una anche una grande tela di Vincenzina.

 

I fiori di Francesca
Galleria Romigioli
Via Toselli 68

Legnano (Mi)
tel. 0331541753.
20 ottobre - 11 novembre 2007

Pubblicato su Repubblica del 19-10-2007

22- 10 2007