Frida
di Sara Sesti




E' arrivato nelle sale cinematografiche "Frida", il film dedicato alla vita della pittrice Frida Kahlo, prodotto e interpretato da Salma Hayek (nella foto) e diretto dalla regista Julie Taymor. A
ccolto tiepidamente dalla critica al Festival del cinema di Venezia del 2002, ne confermiamo la scarsa riuscita. Si salvano la recitazione di Salma Hayek e i bellissimi costumi di Julie Weiss. Consigliamo comunque la visione del film a chi ama
una delle pittrici più interessanti del '900 , di cui è possibile rivedere la "casa azzurra" , molte opere e gustare i colori d'ambientazione.

Il film è tratto dal bel libro "Frida" di Hayden Herrera, a tutt'oggi sua insuperata biografa, ripubblicato recentemente dalla casa editrice La Tartaruga. Per approfondire l'opera di Frida Kahlo, riportiamo una critica a cura di Maria Nadotti e qui sotto una breve biografia.




Figlia del celebre fotografo e pittore messicano Guillermo Kahlo, Frida diceva di avere visto la luce il 7 luglio 1910. E cioè nel fatidico giorno in cui Emiliano Zapata lanciò la sua rivoluzione per liberare il Messico dagli ultimi resti dell'era coloniale e dalla trentennale dittatura del generale Porfirio Diaz. Una bugia dettata dalla passione politica che ebbe un ruolo dominante sulle sue scelte fino al suo ultimo respiro. In realtà, però, era nata il 6 luglio 1907 a Coyoacán, un sobborgo di Città del Messico, nella grande Casa Azul, la Casa Azzurra, che oggi ospita il museo a lei dedicato.Minuta e precocissima, Frida rivelò, fin da bambina, quel carattere ribelle e anticonformista che doveva fare di lei una pioniera del femminismo e un'artista pronta a vivere fuori da ogni regola e convenzione. Ma nulla lasciava prevedere la sua vocazione alla pittura: sognava anzi di studiare medicina. Furono poi le malattie che le devastarono il corpo a spingerla verso tele e colori.
I suoi drammi iniziarono presto. Aveva solo 6 anni quando la poliomielite rischiò di ucciderla per la prima volta. Guarì, ma si ritrovò con la gamba destra più sottile della sinistra, e con il piede mal sviluppato. Difetti vistosi che le valsero il crudele soprannome di "Frida gamba di legno".
Da adulta, avrebbe imparato a mascherare i suoi problemi indossando le lunghe gonne delle popolane messicane o addirittura quegli abiti maschili che sottolineavano il suo stile di vita indipendente e anticonformista, e diventarono parte integrante dei suo stile.

 


A 18 anni vide la morte in faccia per la seconda volta
: il bus sul quale viaggiava si scontrò con un tram, e l'asta del trolley la passò da parte a parte, lasciandola con molteplici fratture dall'omero al bacino. Si salvò per miracolo, ma i medici trascurarono la lesione che aveva riportato alla spina dorsale. Quando corsero ai ripari, imponendole nove mesi d'immobilità totale, il danno era ormai irreparabile.
Fu comunque proprio durante quel lungo periodo di sofferenza che Frida cominciò a dipingere con maggiore intensità, sia pure senza particolari ambizioni. Colori e pennelli l'aiutavano soprattutto a vincere noia e dolore, e gli innumerevoli autoritratti forse l'aiutavano a dimenticare per qualche ora gli infiniti problemi del suo corpo ferito. Le ci vollero quasi tre anni per rimettersi in piedi e per riprendere una vita quasi normale. Fu allora che andò a trovare Diego Rivera, uno dei pittori più ammirati di quel tempo. Ufficialmente voleva solo mostrar gli i suoi lavori e avere da lui un parere da esperto. In realtà, inseguiva un sogno ben diverso e da parecchio tempo. Frida conosceva infatti Rivera da quando aveva 15 anni e già a quel tempo aveva confidato al suo diario: "Voglio avere un figlio da Diego. Prima o poi glielo dirò".


Comunque sia, il grande pittore si dichiarò entusiasta del suo lavoro e anche di lei. E cominciò a farle una corte serrata. Guillermo Kalo ritenne doveroso metterlo in guardia. "Sappia", gli disse, "che mia figlia ha il diavolo in corpo". "Lo so", rispose pacato Rivera, un omone di 150 chili reduce da due matrimoni falliti e da una lunga serie di tempestosi legami sentimentali. E con queste poche parole suggellò il suo destino. Del resto, fu proprio una delle sue ex, la fotografa italiana Tina Modotti, che era diventata amica e confidente della Kahlo. a incoraggiare il loro amore.
Si sposarono il 21 agosto 1929 (Frida aveva 22 anni, Diego 43), ma lui aveva cominciato a tradirla prima delle nozze. Continuò naturalmente anche dopo, pur sapendo quanto l'avrebbe ferita. E lei, entro certi limiti, accettava i suoi tradimento. "Essere la moglie di Diego è la cosa più bella del mondo", ebbe a dire. "Gli permetto di giocare al matrimonio con altre donne. Diego non è il marito di nessuna e mai lo sarà, ma è un ottimo compagno".


E su questo aveva ragione: Rivera le aprì le porte dei raffinati circoli culturali che frequentava e che sarebbero rimasti preclusi a lei, che era solo una pittrice emergente.
Innamoratissima del marito, e rassegnata alle sue intemperanze, Frida tentò per tre volte di dargli un figlio sfidando il divieto dei medici che temevano per la sua vita. Ma rimase sempre delusa. E quelle gravidanze fallite complicarono ancora di più la loro convivenza.
La crisi peggiore iniziò, comunque, il giorno in cui Frida scoprì che Diego aveva una relazione con sua sorella Cristina. Accadde nel 1935: la pittrice decise sull'istante di lasciare il marito e chiese il divorzio. Solo per tornare da Rivera un anno più tardi. La sua vita con lui era difficile, ma lei non poteva restargli lontana. "Ho avuto due grossi incidenti in vita mia", soleva dire con amara ironia: "il primo mi ha fatto scontrare con un tram e l'altro mi ha portato tra le braccia di Diego".


Per altro, a dispetto dei suoi infiniti malanni, dei 35 interventi cui dovette sottoporsi e dei lunghi periodi di depressione, dell'alcoo1 e delle droghe in cui cercava rifugio, Frida non faticò a pareggiare i conti col marito prendendosi una lunga serie di amanti. Uomini come il surrealista André Breton, il fotografo Nickolas Muray, il pittore David Alfaro Siqueiros, lo scultore Isamu Nogochí e il rivoluzionario russo Leon Trotzkij (eppure nel 1940 con Diego fu sospettata di avere partecipato al suo assassinio).
Ma oltre agli uomini ci furono accanto a lei, che si professava bisessuale, anche donne affascinanti come la fotografa Tina Modotti, le attrici Maria Felix e Dolores Del Rio e la grande pittrice americana Georgia O'Keeffe.
Nel 1940, dopo un infinito carosello sentimentale costellato di arresti, censure e fughe dovuti alla loro attività politica, Rivera e Kahlo finirono per risposarsi e si trasferirono nella Casa Azul dove Frida era nata. Qui accolsero gli amici di sempre come il miliardarìo americano Nelson Rockefeller, uno dei loro più convinti mecenati, il grande regista russo Sergei Eisenstein. La loro unione, nonostante l'intesa ritrovata, doveva comunque affrontare altre difficoltà: i coniugi Rivera si separarono di nuovo nel 1944, per riconciliarsi ancora una volta nel 1945.

Decisamente le tempeste erano parte integrante del loro amore, fatto però anche di grande complicità. Da un canto, anche se l'arte di Frida cominciava a ottenere consensi crescenti, ottenendo anche l'approvazione di colleghi illustri come Pablo Picasso, Diego guadagnava più di lei e continuò ad aiutarla offrendole un generoso appannaggio. Dall'altro canto, via via che la sua salute si deteriorava, Frida si circondava sempre più di donne che spesso erano anche le amanti di suo marito.
Intanto le sue forze diminuivano rapidamente, e negli ultimi dieci anni della sua vita fu costretta a usare 22 corsetti ortopedici per sorreggere la sua schiena martoriata, ma lei continuava a lavorare, a vincere premi, a battersi per i suoi ideali politici, a dare e a chiedere amore.

L'amputazione della gamba destra,
nell'agosto 1953, fu l'ultimo colpo, il più grave di tutti, sia dal punto di vista fisico che da quello spirituale. Ma benché costretta a muoversi ormai esclusivamente su una sedia a rotelle, Frida dedicò l'energia che le restava, fino all'ultimo respiro, a lavoro e politica. Una grave forma di polmonite non le impedì di partecipare, in sedia a rotelle, il 2 luglio 1954, a una grande manifestazione in difesa del presidente del Guatemala, Jacobo Guzman. Una scelta fatale: il 13 luglio si arrese al male, a 47 anni. Nel suo diario aveva annotato: "Attendo con gioia la fine e spero di non tornare più".

Rimasto solo, Rivera donò la Casa Azul al popolo messicano, ma solo nel 1958, e cioè un anno dopo la sua morte, il governo la trasformò nel museo che accoglie le più importanti opere della Kahlo e di alcuni suoi amici. Rivera dedicò gli ultimi anni della sua vita a far conoscere il lavoro di sua moglie. Pieno d'ammirazione ribadiva: "Frida è la prima donna nella storia dell'arte ad aver affrontato con assoluta e inesorabile schiettezza, si potrebbe dire in modo spietato ma nel contempo pacato, quei temi che riguardano esclusivamente le donne".
I suoi sforzi hanno avuto più successo di quanto lui stesso potesse prevedere. Frida ha vinto il suo destino di dolore e oggi viene riconosciuta come un'artista molto più grande, e originale, di suo marito.


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