Carta d'intenti
Noi donne migranti e native che prendiamo parte all'evento
"Punto G - Genere e globalizzazione" autorganizzato dalla rete della
Marcia Mondiale delle donne contro le guerre, le violenze e la povertà
a Genova nei giorni 15 e 16 giugno 2001, in previsione della riunione dei
G8 di luglio, e che saremo presenti con modalità autonome anche
in quell'occasione, intendiamo:
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protestare contro l'occupazione militare della
città che il governo ha predisposto per il Summit dei G8,
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manifestare liberamente il nostro pensiero negli
spazi pubblici garantiti dalla Costituzione alle cittadine e ai cittadini
di questo paese,
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protestare contro un potere privato e privo di
legittimità democratica, che pretende di decidere della nostra sorte,
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lottare contro il sessismo e il razzismo, per
la libertà di decisione rispetto alle nostre vite nel presente e
nel futuro
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protestare contro le ingerenze di tutti i fondamentalismi
religiosi ovunque si manifestino,
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garantire che ogni donna possa avere la libera
disponibilità di sè e della propria vita, con piena libertà
di scelte riproduttive, sessuali, scolastiche, lavorative,
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lottare in primo luogo in Italia contro le iniziative
vaticane e ministeriali che attentano alla legge 194,
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protestare contro le manipolazioni genetiche,
l'inquinamento del pianeta, il trattamento crudele degli animali in allevamenti
di tipo industriale, che causano la distruzione e l'avvelenamento del pianeta
e inducono la proliferazione di malattie,
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lottare per un rapporto sobrio e grato verso
la natura e la terra,
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protestare contro le violenze e le molestie sessuali
in famiglia, a scuola e sul lavoro contro donne, bambine e bambini,
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lottare per un rapporto rispettoso e felice tra
le persone,
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protestare contro una politica economica iniqua,
contro la distruzione dello stato sociale, contro l'imposizione dei piani
di riaggiustamento strutturale nei Paesi del Sud che riducono intere popolazioni
alla miseria,
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lottare per un'economia basata sulla soddisfazione
dei bisogni e non sul profitto, che riconosca l'intreccio indissolubile
tra la sfera produttiva e quella riproduttiva, che garantisca i diritti
delle lavoratrici e dei lavoratori, nativi e migranti.
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protestare contro le guerre dimenticate, le spese
militari, il crescente militarismo, le avventure belliche, che violano
la Costituzione, il diritto internazionale, la ragione e l'umanità,
lasciando dietro di sé rovine, malattie, crudeltà e danni
all'ambiente, alle persone, alle cose, alle memorie,
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lottare per una politica di pace, fuori dalle
alleanze militari aggressive e per un'Europa neutrale, nella prospettiva
di vivere in un mondo che si renda capace di ripudiare effettivamente la
guerra,
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protestare contro tutte le misure che limitano
i diritti e la libertà delle immigrate e degli immigrati,
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lottare per la chiusura dei centri di detenzione
temporanea, l'abolizione della tratta delle persone - vera e propria forma
di schiavitù - per una cittadinanza europea basata sulla residenza
e non sulla nazionalità.