Carol Gilligan, La virtù della resistenza. Resistere, prendersi cura, non cedere

Liliana Moro


“Forse le donne hanno dimenticato le ragazze. E non si ricordano delle dissociazioni che loro stesse hanno vissuto nell'adolescenza – le perdite sofferte, le ferite ricevute.” (p.141)

Carol Gilligan in questa sua ultima opera vuole strappare il velo di questa dimenticanza e aprire la possibilità che le donne si pongano in ascolto delle ragazze e delle bambine perché le loro voci sono preziose: esprimono la resistenza al silenzio imposto dalla “falsa autorità”.

L'autorità patriarcale impone sia a donne che a uomini dei comportamenti, che possiamo definire in ultima analisi disumani: la violenza, la competizione distruttiva, il disprezzo, la durezza, l'incuria e la rapina nei confronti degli altri e del mondo naturale, di chi non si può difendere. Insomma l'affermazione della ben nota legge del più forte e del più crudele che vediamo realizzata ogni giorno dai governanti e che dilaga anche nei rapporti interpersonali. Il guaio è che questa “logica” viene proposta come l'unica possibile e anzi propria dell'umano.

Gilligan non la confuta sul piano astratto dei principi, del dover essere, dei valori, ma a partire dall'esperienza e dal sentire suo e delle migliaia di donne e ragazze che ha incontrato e intervistato nella sua ormai lunga vita di ricercatrice sociale. L'ascolto della voce – non a caso il testo che l'ha resa famosa titola “Con voce di donna” - dei non detti, dei 'non so' ma anche delle originali interpretazioni e osservazioni delle ragazze e dei ragazzi con cui ha lavorato, l'ha portata ad altre conclusioni.

Ciò che è veramente innato è il desiderio di relazione, è l'unità di mente e corpo, di pensiero ed emozione. Elemento prezioso da salvaguardare, allora, è tutto ciò che resiste alle dicotomie introdotte del pensiero patriarcale, a partire dalla contrapposizione uomo/donna, e poi appunto mente/corpo, ragione/sentimento, privato/pubblico, amico/nemico, pace/guerra....

“Inoltre, separando padri da madri, figlie e figli e operando una biforcazione delle qualità dell'umano in maschili e femminili, il patriarcato crea fratture nella psiche che separano ognuno da parti di sé.” (p.37) provocando devastazioni psichiche in uomini e donne.

La Gilligan ha iniziato le sue ricerche proprio in campo psicologico ed è particolarmente attenta alle ricadute sulla vita intima delle scelte di politica culturale.

In questo testo tiene insieme i diversi livelli e dà conto del suo personale percorso privato, culturale e politico; apre la trattazione ricordando un momento della sua infanzia e ricostruisce incontri e interrogativi esistenziali che hanno guidato i suoi studi, ma ci offre anche alcune interpretazioni originali di momenti cruciali nella storia degli Stati Uniti.

A parere di Gilligan le scelte in campo educativo, nella formazione psicologica dei ragazzi e delle ragazze, con la costellazione ben definita e strutturata delle competenze e delle capacità convenienti ai due generi, hanno conseguenze decisive sulle relazioni che instaurano tra loro i futuri cittadini e quindi sulla democrazia stessa. Pertanto la questione della formazione di genere è una questione squisitamente politica.

In particolare l'attribuzione alle donne delle attività di cura e la definizione dell'etica della cura come un'etica femminile, toglie alla società la possibilità di farla propria

“In una cornice patriarcale la cura è un'etica femminile. In una cornice democratica la cura è un'etica dell'umano” (p.39)

...siamo giunti a considerare l'etica della cura, radicata nella voce e nelle relazioni, come un'etica della resistenza che ha la virtù di contrastare l'ingiustizia e la riduzione al silenzio. Si tratta di un'etica, propria degli esseri umani, essenziale alla democrazia e al funzionamento della società globale” (p. 156)

Da qui, dalle molteplici e macroscopiche negazioni dell'etica della cura e della democrazia cui assistiamo ogni giorno, l'importanza della resistenza.

Un termine che per noi italiani è associato a un momento storico ben preciso e di grande travaglio e sofferenza. Ma anche di grande speranza ed energia.

Noto per inciso che la nozione di Resistenza in Italia è venuta a coincidere con il movimento armato del biennio 1943-45 contro il fascismo e il nazismo, ma questa accezione cancella il ben più ampio movimento non armato, di disubbidienza civile, spesso spontaneo e non organizzato, condotto in varie forme, per lo più da donne. La mentalità dominante - patriarcale nel lessico di Gilligan – ha cancellato, dimenticato la resistenza civile, valorizzando invece la dimensione militare.

Una lettura che fa riflettere senza pesantezze, ricca di spunti in particolare per chi lavora nell'educazione.

 

Carol Gilligan, La virtù della resistenza. Resistere, prendersi cura, non cedere
Moretti & Vitali, maggio 2014, pagg.167 €16


Carol Gilligan

13-07-2014

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