"A
bbandono di ogni universalismo neutro"
di Franco Giordano


Natalia Goncharova

Proponiamo alcuni passaggi, che ci sono parsi non rituali,
della relazione conclusiva del segretario di Rifondazione Comunista,
alla Conferenza nazionale di Organizzazione
Carrara, 29 marzo - 1 aprile 2007


Care compagne e cari compagni.

potrebbe persino apparire bizzarro ed eccentrico questo nostro ragionare su di noi in un momento in cui la congiuntura politica prende il sopravvento ed in cui tutti gli sguardi e riflettori della politica parlano del governo, dei suoi equilibri, dei suoi problemi e delle difficoltà aperte.

Ma noi siamo testardi: abbiamo imparato dalle donne e dal femminismo che il partire da sé è sempre decisivo ed abbiamo detto che vogliamo investire sulla cura della Rifondazione Comunista, su questa comunità di compagne e di compagni che hanno intrapreso 16 anni fa un cammino che ci consente oggi di affrontare la sfida della trasformazione.

(...)

Le correzioni urgenti al nostro modo di lavorare

Il documento ha sollevato coraggiosamente problemi e ha proposto soluzioni. Esso è stato largamente condiviso al di là spesso delle sensibilità e delle appartenenze

L’inchiesta infatti ci dice che i temi dell’innovazione e delle nuove pratiche sono fortemente voluti ma che spesso le pratiche reali sono altre, spesso ripetitive e monotone.

La sensazione è che quando riproponiamo una sorta di rito identitario che ci portiamo sin dalla nostra nascita, quando è in gioco la nostra sopravvivenza per esempio, realizziamo una mobilitazione generale così come è avvenuto il 4 novembre a Roma e il 17 febbraio a Vicenza, ma poi registriamo una difficoltà ad articolare e a consolidare quotidianamente quelle mobilitazioni,

Abbiamo difficoltà di direzione e di cultura politica.

Malgrado la maggioranza delle compagne e dei compagni ritengano che sulla questione di genere questo partito sia “il meno peggio” una larga quota di iscritti ritiene che questo partito rimanga “maschilista” e non mi tranquillizza per nulla che la quota di genere negli organismi dirigenti sia proporzionale agli iscritti, se mai emerge un problema più drammatico di difficoltà generale a far vivere nel nostro partito percorsi di differenza e a raccogliere la spinta della partecipazione politica di giovani ragazze che pure nei movimenti hanno incrociato la politica.

C’è un problema di tempi e di liturgie nel nostro modo di lavorare.

E per noi maschi c’è un problema che riguarda l’abbandono di ogni universalismo neutro e del riconoscimento della nostra parzialità, di dismettere il narcisismo che è sempre il segno più pubblico del cerimoniale del potere.

Forse la nostra proposta è piccola cosa, ma io credo che possa avviare una positiva spinta nel partito al riequilibrio della rappresentanza di genere. Gli organismi che non rispettano a tutti i livelli l’equilibrio del 40% vanno dichiarati illegittimi.
Va inoltre superata la struttura gerarchica del partito
a partire dalla rottura di quei meccanismi insopportabili di cumulo delle cariche istituzionali e da quella sorta di separazione delle carriere secondo cui c’è qualcuno a cui spetterebbe di fare politica nella società e a qualcun altro nelle istituzioni.
Così come va impedito che prendano piede anche nel nostro partito pratiche elettoralistiche, comitati elettorali, va combattuta qualsiasi degenerazione morale del Partito.
No, proviamo a costruire percorsi misti e nelle istituzioni mettiamo in atto una democrazia di genere che per noi viaggia di pari passo ad una nuova legge elettorale che tenga ferma la pluralità  della rappresentanza, l’esatto contrario di ciò che questo referendum elettorale introdurrebbe.

Infine dobbiamo provare a rompere la fissità, le rigidità e le esasperazioni correntizie e provare ad  investire sulla qualità di una nuova discussione. Per questo ho apprezzato chi in questi mesi pur avendo diversità di opinioni ha provato a discutere e nelle istituzioni ha fatto prevalere lo spirito di internità a questa comunità di compagne e di compagni che si chiama rifondazione comunista.

L’ambizione di questa conferenza  è dunque quella di riformare il partito, una terapia d’urto per renderlo più democratico, più partecipato e più in grado di rappresentare una democrazia dei generi.