REALTA’ LOCALI E AZIONE GLOBALE:

LE DONNE RISPONDONO ALLA GLOBALIZZAZIONE

di Peggy Antrobus

A cura di
Development Studies, Women’s Studies, e The Coady International Institute, St. F. Xavier University, Antigonish

17 settembre 2001

Gli eventi mondiali sono spesso interpretati in relazione alle realtà locali e al fatto che le realtà degli abitanti dell’Occidente sono differenti dalle realtà quotidiane di coloro che vivono in altre parti del mondo… Cercherò perciò di creare dei collegamenti tra globalizzazione, fondamentalismo e vita delle donne alla luce degli eventi della scorsa settimana, esaminando aspetti che non sono stati dibattuti sufficientemente…

Ero in volo per Toronto via Miami quando le torri a NY sono state colpite e ho passato i successivi quattro giorni a Miami guardando la TV americana e leggendo le notizie da NY, Washington e Miami.

A parte l’orrore e la tragedia, e le manifestazioni di cordoglio da tutto il mondo per coloro che hanno sofferto in prima persona degli attacchi, mi ha colpito quanto è estranea la realtà americana dalla realtà in cui vive la maggioranza della popolazione mondiale, specialmente quella di coloro che vivono in paesi che hanno sperimentato in prima persona l’impatto della politica estera americana in modo molto differente da come è presentata o recepita dall’opinione pubblica americana.

Ma una cosa è condivisa ovunque: l’orrore di ciò che è accaduto, e l’aver compreso che i fatti della scorsa settimana hanno cambiato irrimediabilmente il nostro mondo e le nostre vite. Per questo non si è trattato solamente di un attacco all’America, ma di una sveglia per tutti noi; un messaggio al mondo che ha per troppo tempo ignorato gli appelli di milioni di persone le cui realtà sono molto differenti da quelle di americani, canadesi ed europei - persone le cui vite e le cui realtà sono state indebolite da un sistema economico mondiale che cerca di imporre il suo modello a milioni di persone, cui l’odierna integrazione dei mercati mondiali non porta un’età dell’oro di opportunità ma un’intensificazione dello sfruttamento e mette a rischio i mezzi di sussistenza e la sicurezza di milioni di persone e del pianeta stesso.

…L’annientamento di migliaia di persone innocenti a New York e a Washington è un crimine, ma dobbiamo sapere che questo tipo di terrore prende il posto di un terrore quotidiano vissuto in molte parti del mondo. Dobbiamo sapere che vi è un legame tra le organizzazioni che organizzano e perpetuano questo tipo di distruzione e quelle che sottomettono le donne. E dobbiamo anche sapere che quando le vite delle donne vengono sacrificate per il beneficio del potere economico e politico, le conseguenze per tutta l’umanità sono terribili! Voglio fare un collegamento tra il terrorismo indiscriminato contro le persone innocenti di New York e Washington e le politiche dell’Occidente verso le persone che vivono nel Terzo Mondo, e l’impatto che hanno questi eventi e questa politica sulle donne. Voglio usare un’analisi femminista politica ed economica per trattare questi argomenti.

Le lotte politiche sono sempre per il controllo delle risorse. La divisione del mondo tra un gruppo di paesi che usano il loro potere e i loro privilegi per comandare le risorse e le capacità produttive di un altro gruppo di paesi, esercitando il controllo sulle strutture politiche culturali e sociali, comunemente la chiamano colonialismo. Oggi si chiama globalizzazione. La globalizzazione delle strutture sociali economiche politiche e culturali non è cosa nuova; la cosa nuova è il passo e l’estensione di questo processo di integrazione. Aiutati da una rapida avanzata nel campo dell’informazione e delle biotecnologie, il mondo è diventato un unico "negozio" dove i guadagni vanno a coloro i quali pensano di trarne vantaggio in una misura che non ha precedenti.

Questo processo sta andando avanti da molti anni, risultato di un accrescimento del gap tra i ricchi e i poveri che è stato accelerato negli anni ottanta, decennio chiamato dai latino-americani "the lost decade". Questo decennio ha visto il rovesciamento di molti dei miglioramenti fatti negli anni sessanta e settanta quando i paesi adottarono il quadro politico degli aggiustamenti strutturali, quando ricevettero assistenza dal fondo internazionale monetario, quando lottarono per ripagare i loro debiti internazionali. La politica attuale degli "aggiustamenti strutturali" ha differenti nomi – Washington Consensus è uno, neoliberalismo è un altro, ma il pacchetto dei piani d’azione è lo stesso ovunque. Queste tattiche non sono solo economiche ma hanno conseguenze politiche culturali e sociali. Le conseguenze sociali sono ben note, le conseguenze culturali vedono l’accrescimento della violenza e il rivolgersi ai fondamentalismi religiosi….

Ovunque le donne subiscono un attacco politico, che spesso risulta in tagli nei servizi sociali e in perdite di lavoro là dove esse avevano un peso in importanti settori dell’economia. Le donne, specialmente quelle di famiglia povera, hanno dovuto colmare il gap creato da questi tagli quando gli stati hanno trasferito alle leggi del mercato, attraverso la privatizzazione dei servizi, la responsabilità per la cura degli ammalati, dei disabili e degli anziani. Unitamente all’accrescimento degli oneri per le donne c’è stato un aumento del livello della violenza inclusa quella domestica. Per costringerle ad accettare questo arretramento in una situazione di generale insicurezza economica e di minaccia alla propria identità culturale, si è fatto ricorso a strategie come quella di permettere l’attacco ai più vulnerabili, l’uso di droga fomentata dal declino economico e il risorgere del fodamentalismo religioso.

Il fondamentalismo esiste in moltissime religioni, ma una cosa che ha in comune ovunque è il dominio sulle donne, e soprattutto sulla sessualità delle donne, e l’uso della violenza per imporre questo dominio. La violenza non è solo fisica, ma anche psicologica e addirittura spirituale. Addirittura la minaccia di violenza è sufficiente per dominare le donne. Secondo un recente rapporto, un gruppo fondamentalista ha manifestato in Kashmir affinché fosse emanato un decreto secondo cui tutte le donne musulmane avrebbero dovuto velarsi altrimenti avrebbero tirato loro dell’acido in faccia. La minaccia è continuata e in poco tempo tutte le donne di quella comunità hanno messo il velo! Questo è probabilmente quello che è successo in Afganistan quando i Taliban presero il controllo del paese.

L’insicurezza e la perdita del controllo conducono molte persone a credere alle promesse e alle certezze del fondamentalismo all’interno della loro fede. ….Il potere politico si rinforza quando può esser collegato a credenze religiose, e i gruppi religiosi usano collegamenti politici per proteggere i propri interessi. Il rapporto simbiotico tra religione e politica può essere letale per le donne come abbiamo avuto modo di vedere in molti paesi, e non solo in quelli del mondo musulmano….

Durante l’ultima fase della guerra fredda, il governo degli USA ha incoraggiato la formazione di gruppi islamici in Asia e nel medio Oriente per combattere il comunismo nella lotta ottenere il controllo delle risorse primarie, specialmente il petrolio. Fazioni fondamentaliste islamiche furono fondate e addestrate dalla Cia come diga per arginare la crescita di movimenti antimperialisti e rivoluzionari in molti paesi musulmani in via di sviluppo– esempi si possono trovare in Egitto Siria Indonesia Algeria Pakistan.

Il supporto a questi gruppi ha raggiunto il suo massimo negli anni ottanta quando migliaia dei cosiddetti Mujahidin furono addestrati in Pakistan, Sudan e altri paesi musulmani e mandati in Afganistan per rovesciare il regime di quel paese. Nella guerra afgana migliaia di fondamentalisti combatterono contro la rivoluzione afgana sotto il comando del governo degli USA. Il movimento Talebano deriva da questa lotta. Questi gruppi sono profondamente anti - comunisti e rappresentano la più grande minaccia per le organizzazioni progressiste e per i governi moderati dei paesi in cui operano.

Con la caduta del comunismo gli USA non si sono più serviti di questi gruppi e non solo li hanno abbandonati ma hanno preso a contrastare le loro attività terroristiche che iniziavano ad essere dirette contro i loro precedenti padroni. Osama bin Laden non era più un eroe degli USA, ma un Frankestein che non poteva essere controllato più a lungo dai suoi creatori.

Questi gruppi hanno usato il fondamentalismo religioso per garantire e rafforzare il loro potere politico, in due modi: adottando un codice di condotta che offriva una via di controllo dei loro seguaci, e secondariamente esponendo insegnamenti religiosi per garantire il controllo sulle donne. In quanto veicolo di cultura, la spina dorsale della famiglia e del popolo da cui dipendono le future generazioni, il supporto delle donne è cruciale per ogni movimento rivoluzionario. In molti paesi le donne hanno sofferto orribilmente a causa dei fondamentalisti religiosi. Il comportamento dei Talebani nei confronti delle donne è solo l’esempio più pubblicizzato. Ma le donne in India e in Pakistan, Algeria, Sudan e Iraq tutte soffrono ugualmente per le interpretazioni patriarcali del Corano.

Il punto che sto cercando di mettere in evidenza è che le politiche macroeconomiche di adattamento strutturale che stavano o stanno devastando le donne hanno un parallelo con le lotte politiche per il controllo delle risorse quando il fondamentalismo religioso era utilizzato per mobilitare e rinforzare forze politiche. Quando il capitalismo è incontrollato, ne soffre di più chi è più vulnerabile e le donne più di altri gruppi, in quanto hanno le responsabilità primarie nella cura delle persone.

Quando il patriarcato non ha restrizioni, gli uomini perdono la loro umanità, e la legge del terrore è lanciata nel mondo. Gli impatti sulle donne di un incontrollato capitalismo patriarcale sono devastanti e ciò ha terribili conseguenze su tutta la società, come abbiamo appena visto.

I recenti eventi degli USA devono essere letti anche nel contesto del crescente movimento che contesta la globalizzazione. Molti di noi si sono allarmati per l’escalation di violenza che circonda questo movimento emergente. Dall’utilizzo di spray al pepe nelle prime proteste a Vancouver all’assassinio di manifestanti nei più recenti eventi a Genova, il livello della violenza di stato è salito in un modo che non permette più di operare distinzioni tra persone che esercitano il loro legittimo e democratico diritto di protestare e gli atti criminali e violenti di pochi individui. Nello stesso modo, ora non viene fatta alcuna distinzione tra le azioni inumane di una rete di terroristi e la grande maggioranza dei Musulmani, o il popolo dell’Afganistan, Iraq, Algeria, Pakistan – "asilo" di terroristi – e non possiamo neppure parlare del popolo della Palestina dal momento che non è nemmeno uno stato! Sembra irrilevante e incomprensibile il fatto che le persone che hanno sofferto di più per le azioni dei "terroristi", che hanno usato le vite di innocenti come bombe per distruggere le vite di migliaia di altri innocenti esseri umani, sono i popoli dei paesi in cui questi gruppi operano, e sono specialmente le donne.

Quale è stata la risposta del movimento mondiale delle donne a tutto questo? Dove sono le voci delle donne mobilitate nei movimenti sociali per contestare la globalizzazione? Dai tempi del Decennio delle Donne delle Nazioni Unite (1975-1985), le donne si sono organizzate a livello mondiale, collegando lotte e realtà locali alle reti globali.

Ci sono adesso reti televisive femminili che collegano realtà locali ad azioni globali circa problemi che vanno dall’ambiente ai diritti umani, dalla popolazione al commercio, dalla povertà alla violenza.

Uno di questi è la rete televisiva delle femministe del Terzo Mondo che promuove lo sviluppo di alternative focalizzate sulle prospettive e la presa di potere delle donne, di cui io sono stata un membro fondatore e Coordinatrice Generale dal 1990 al 1996, DAWN.

Il lancio del DAWN nel 1985 significò l’aumento dell’interesse delle donne per i collegamenti tra le crisi sistematiche dovute al debito, al deterioramento dei servizi sociali, al degrado ambientale, alla sicurezza del cibo, al militarismo, al fondamentalismo religioso e al conservatorismo politico. Abbiamo identificato questa come una crisi nella riproduzione, una crisi nella capacità dell’uomo di sopravvivere.

Sebbene non abbiamo mai usato le parole "capitalismo patriarcale", abbiamo visto questa come una crisi generata dalle strutture e dagli effetti di un sistema economico (capitalismo) rafforzato da un potere politico e militare del tutto maschile (patriarcato).

DAWN opera come un comitato di esperti in consulenze e previsioni che fa analisi e che aiuta a costruire la capacità del movimento a livello mondiale delle donne di creare un dialogo politico ed un appoggio a questo impegno all’ordine del giorno. L’analisi del DAWN ha determinate caratteristiche: parte dalla prospettiva delle donne che vivono in povertà nel Sud del mondo (le realtà locali delle donne), e cerca di tenere insieme le diversità regionali; ha una visione olistica; collega le realtà locali attraverso un’analisi della struttura della politica macroeconomica e delle tendenze globali; è orientata al cambiamento ed è femminista- respingendo visioni dicotomiche della produzione economica e della riproduzione sociale, della vita domestica e dell’economia, di ciò che è personale da ciò che è politico; conferma l’esperienza e l’intuizione delle donne, e dà valore al lavoro delle donne, includendo il lavoro non pagato nella famiglia, l’agricoltura di sussistenza, il settore informale e il lavoro volontario nella comunità.

Come risponde DAWN a ciò che sta succedendo? Nei giorni passati siamo state solamente capaci di condividere intuizioni e analisi tra ciascuno di noi attraverso l’e-mail. E ora mi aspetterei di procedere in questo modo:

  • Primo, riflettere sugli eventi della passata settimana partendo dalle realtà delle donne che vivono nei paesi e nelle regioni da cui vengono coloro che hanno perpetrato questo attacco.

  • Secondo, analizzare questi eventi nell’ottica di un avvicinamento a un’economia politica "femminista", nel collegare la parità dei sessi alla equa redistribuzione delle risorse e alla democrazia. Questa analisi metterebbe certamente in risalto come le relazioni di potere tra uomini e donne sono implicate in questa crisi, e le implicazioni future di qualsiasi reazione di rappresaglia sulle donne.

  • Terzo, cercheremo di condividere questa analisi all’interno del movimento delle donne e con altre donne e altri uomini a tutti i livelli, usando qualunque mezzo a nostra disposizione - comunicazioni interpersonali, i media, internet, e qualunque spazio disponibile – come insegnanti, politiche, attiviste, comunicatrici, membri di associazioni professionali, associazioni genitori-insegnanti, chiese e sindacati etc.