Meglio la governante del governatore

di Maria Rosa Cutrufelli




Il linguaggio non è territorio neutro. Il linguaggio è "zona di guerra", ha teorizzato Trinh Mihn-Ha, regista e scrittrice americana di origine vietnamita. Le parole descrivono, giudicano, rappresentano. Aprono o chiudono recinti, inventano il mondo, costruiscono e demoliscono. Le parole, anche soltanto nominando, interpretano la realtà e spesso ci offrono questa interpretazione come "verità" unica e indiscutibile.

E l'interpretazione della realtà è appunto un'arma: antica, micidiale, usata in tutte le battaglie - politiche, private, quotidiane, di sesso, di generazione - e in tutte le guerre - religiose, di stato, di popolo. Così sono armi anche le parole che molti pronunciano in campagna elettorale. In particolare le parole che vengono usate per costruire la propria immagine e oscurare quella dell'altro. C'è tuttavia chi usa, senza saperlo, delle armi spuntate o addirittura a doppio taglio.

Mi sembra proprio questo il caso dell'attuale governatore del Piemonte, Enzo Ghigo. Il quale Ghigo, trovandosi a dover fronteggiare alle regionali un candidato di sesso femminile (Mercedes Bresso), ha detto: il Piemonte ha bisogno di un governatore, non di una governante.

Bene, andiamo allora a scavare un po' nel significato di queste due parolette. "Governatore" è un sostantivo maschile e indica un "alto funzionario di Stato che rappresenta il governo centrale in dipartimenti, regioni e simili". "Governante" invece è un sostantivo che può essere tanto maschile quanto femminile. Quando è maschile indica "chi ricopre cariche governative". Quando è femminile significa "donna di fiducia che si occupa dei bambini o provvede al buon andamento della casa". Così sostengono tutti i dizionari consultati.

Si tratta di un evidente caso di polarizzazione semantica, come dicono i linguisti. Il che vuol dire, più semplicemente, che lo stesso sostantivo significa una cosa per l'uomo, un'altra per la donna. All'uomo è riservato il significato alto, nobile. Alla donna quello basso, umile. Lo stesso avviene, ad esempio, per un sostantivo come mondano: "il" mondano è "chi vive nel secolo, il laico", "la" mondana è un eufemismo per indicare quella "donna che conduce una vita galante", che a sua volta è un eufemismo, un modo di dire sostitutivo di "prostituta". Però in questi casi la polarizzazione del significato, l'hanno già compreso molti anni fa alcune studiose femministe, rispecchia un'ideologia patriarcale ormai in frantumi, mummificata nella lingua, superata nella realtà e nel vivere sociale.

Torniamo adesso all'affermazione di Enzo Ghigo, che gioca appunto su due sostantivi simili all'apparenza e che tuttavia mettono in contrapposizione il pubblico e il domestico, lo stato e la casa, dando al primo (per tradizione dominio del maschile) un significato alto e forte, all'altro (per tradizione dominio del femminile) il significato umile e svalorizzante. Ma converrebbe a volte non fidarsi della tradizione. Non bisognerebbe mai dimenticare che a quell'umile paroletta "governante" (declinata al femminile) segue sempre: "di fiducia". E la fiducia è oggi un attributo molto, molto potente. C'è una qualità politica che attragga più di questa?

Ho letto di recente un bel libro: "Terra incognita", dell'antropologa Gabriella Rossetti. In questo libro a un certo punto ci viene spiegata (o meglio mostrata) la particolare struttura sociale di una certa popolazione africana. La particolarità consiste nel fatto che questi uomini e queste donne non mettono in opposizione gli spazi pubblici con quelli domestici.

Casa e comunità, per loro, sono interdipendenti, e così l'autorevolezza nella sfera pubblica dipende anche dalla capacità dimostrata nella sfera domestica. Può essere un'idea. Anzi, una proposta per rinnovare un poco la nostra politica, che di rinnovamento mostra decisamente di aver bisogno.

Ecco la proposta: chiunque, maschio o femmina, si candidi alla carica di governatore (ma si potrebbe estendere la richiesta), dovrebbe prima fornire prova certa di essere una brava governante. Insomma, una persona "di fiducia".

 

questo articolo è apparso su Liberazione del 17 marzo 2005