Venti anni alle frontiere dell’universo

di Valeria Fieramonte


E' sembrato qualcosa di semiclandestino, nel senso che la stampa, distratta da altre cose, ne ha parlato pochissimo:  a Venezia, a palazzo Loredan, è stato celebrato , con una mostra di spettacolari foto dal cosmo, il ventennale del lancio nello spazio del telescopio Hubble ( 1990 – 2010).

Nel corso della sua attività il telescopio, un cilindro metallico di 12 tonnellate grande come un autobus da crociera – ha scattato, sospeso 600km da terra, più di 570mila foto di oltre trentamila oggetti celesti, spingendosi con lo sguardo fino a quasi  tredici miliardi di anni luce fa!
Le foto registrate hanno cambiato per sempre la nostra visione dell'universo, o per lo meno dell'unico dei  molti universi che finora possiamo spingerci a vedere con l'ausilio delle macchine. (L'ipotesi del Big bang è abbastanza opinabile, serve più che altro per orientarsi con una fine e un inizio , ma è meglio non dimenticare che per qualche millennio tutti hanno creduto che fosse il sole a girare attorno alla terra).

Si tratta comunque di strepitose foto di bellissimi oggetti spaziali quasi magici nella loro spettacolarità, che ci fanno sentire sempre più piccoli di fronte alla vasta potenza del creato( si può andare a vederle sul sito della Nasa 'amazing-space.stsci.edu').
Una giovane astronoma, Elisa Portaluri, ci ha aiutato a capire ciò che si osservava: a distinguere le galassie dalle nubi o nebulose stellari, a capire come nascono, vivono e muoiono le stelle e come fanno gli astronomi a calcolare distanza velocità e temperatura degli oggetti osservati e infine a capire come gli astronauti nelle loro varie missioni  sono riusciti ad aggiustare, potenziandolo, il telescopio ogni volta che  qualche sua parte risultava danneggiata.

Partirò dunque da qui: la navetta spaziale aggancia il telescopio che posiziona su di sè in perpendicolare ( l'ultima volta è stata nel maggio 2009 per una decina di giorni) e, tramite una sottile braccio meccanico gli astronauti, vestiti con una tuta pesantissima  e muniti di una cassetta per gli attrezzi speciale, perchè occorre impedire che gli oggetti usati galleggino e si disperdano nello spazio circostante, danno il via ai lavori di riparazione nè più nè meno che come farebbero dei meccanici a terra.
Con una differenza: il telescopio gira attorno alla terra in 90 minuti ( 45 di luce e 45 di buio) e perciò gli astronauti possono lavorare solo per 45 minuti consecutivi: Per accelerare il lavoro I vari attrezzi hanno colori diversi, e nelle ultime 5 missioni sono stati usati più di 80mila kg di diverse attrezzature sperimentali.

Hubble deve il suo nome all'astronomo Edwin Hubble (1889 – 1953), il primo a capire che la Via Lattea, ammasso di miliardi di stelle, è solo una dei miliardi di galassie che popolano lo spazio. Il telescopio è alimentato a energia solare: abbiamo visto alcuni pannelli, esposti alla mostra, hanno più di 80 mila buchetti di polvere spaziale, il più grande di tre millimetri il più piccolo di pochi micron, perchè a quella velocità anche la polvere è un proiettile, ma la cosa più straordinaria è che persino il sudore umano, quello degli astronauti, fuoriesce non si sa come dalle tute protettive e può diventare a sua volta un proiettile!
 
I primi pannelli solari sostituiti sono durati tre anni, dal 90 al 93, mentre I successivi ne sono durati nove ( dal 93 al 2002) e questi  dureranno di più ma saranno gli ultimi perchè nel 2014 un altro telescopio dovrebbe subentrare( a  testimonianza di come sono cambiati I tempi non avrà più il nome di un astronomo ma di un ricco finanziatore, James Webb.

Tutto questo grande ammasso di tecnologie ci ha permesso comunque di accedere allo spettacolo più suggestivo del mondo dopo la nascita del tempo. La vista di galassie in collisione, di stelle nascenti, in piena attività, di mezza età, antiche , morenti, di nebulose a farfalla, a occhi di gatto, a forma di granchio o di elica, di girino e di aquila e persino una nebulosa 'Carina', che oltre a ospitare una stella supermassiva, Eta Carinae, è denominata ' montagna mistica' per via dei fantastici coni di gas lunghi migliaia di anni luce.

La luce del sole, la nostra stella privata, arriva a noi sulla terra in 8 minuti. Il telescopio Hubble, nell'attraversare lo spazio, percorre anche il tempo in distanze di milioni e miliardi di anni luce, ed è per questo che si possono osservare stelle che esplodono, giunte al termine della loro vita in quella forma, o stelle neonate, e balletti di stelle in avvicinamento tra di loro, e fusioni di galassie, e ammassi di polverie gas che nascondono altre stelle e così via all'infinito.

Si può capire che le galassie esistenti sono di tre tipi: a spirale, a spirale barrata ( proprio come la Via lattea: osservando una galassia simile ci facciamo l'idea di come altri esseri intelligenti su qualche remoto pianeta potrebbero vedere...ehm, noi!)
e infine ellittiche, cioè a sfera.
L'universo fotografato ha ormai anche le sue star, cioè le formazioni stellari considerate più belle dall'inclito pubblico in osservazione: oltre a quelle citate, la galassia Sombrero, una spirale vista di taglio, bellissima col suo buco nero rigonfiato di stelle, le galassie girandola e antenne, la supernova Cassiopea, la nebulosa Eskimo, le stelle neonate della nube di Magellano e così via.
La 'Carina Nebula' e la sua 'montagna mistica' sono state scelte come logo del ventennale di Hubble.

  

21-10-2010