Hysteria

Marianna Cappi

 

 

 

Londra 1880. Il giovane Mortimer Granville è un dottore che lotta per far passare le nuove scoperte scientifiche negli ambulatori e negli ospedali gestiti da vecchi medici fedeli a convinzioni errate ed obsolete. In cerca di un nuovo impiego dopo l’ennesimo licenziamento, lo trova presso il dottor Dalrymple, specializzato nella cura “manuale” dell’"isteria", malattia che pare affliggere buona parte delle signore di Londra. In realtà fino al 1952 sotto quel nome si catalogavano "disturbi" vari che si manifestavano nelle donne con sintomi come tristezza, irritabilità, pianto frequente o ribellione e che nei casi più gravi veniva curata con l'internamento in manicomio e l'asportazione dell'utero.

Innamorato della seconda figlia di Dalrymple, Emily, e osteggiato dalla primogenita Charlotte, che lo vorrebbe dedito a malattie più serie, Mortimer si ritroverà letteralmente fra le mani l’idea del secolo, durante una visita al suo amico e benefattore Edmund, un appassionato di congegni elettrici.

La commedia della regista Tanya Wexler romanza non poco la storia vera dell’invenzione del vibratore ad opera del signor Joseph Mortimer Granville (il quale lo aveva pensato, in realtà, come strumento per la cura dei muscoli indolenziti in fisiatria e non ci teneva affatto a legare il proprio nome a questo secondo uso) puntando tutto sulla straordinaria coincidenza per cui avvenne nella più puritana delle società, quella della classe agiata nell’Inghilterra della regina Vittoria.

Il film si guadagna il sorriso dello spettatore fin dalle premesse, giocando sul piglio serissimo col quale Jonathan Pryce (alias Dottor Dalrymple) illustra la sua terapia dell'isteria, sul successo del giovane e belloccio dottorino in sua sostituzione, e sull’umorismo dissacrante dell’ottimo Rupert Everett nei panni del tecnoentusiasta Edmund. Per tutto il resto però, Hysteria si limita a trascinare queste premesse attraverso una strada perfettamente prevedibile verso una conclusione paradossalmente senza “orgasmo”, ma certamente romantica e rassicurante.

Visivamente, gli sfondi pastello tutti fiori e panchine e ponticelli che inquadrano la dolce, pudica ma in fondo insipida Emily, collidono volontariamente con i luoghi grigi e pericolosi nei quali si muove la pasionaria Charlotte, suffragetta a favore della parità dei sessi, tanto in materia sessuale quanto elettorale. Ma questa linea narrativa, tutta improntata alla critica sociale e all’equivalenza delle conquiste del progresso in campi tanto distanti ma anche coincidenti, è quanto di più visto e banale possa capitare di incontrare in una commedia inglese.

L’idea c’è, il divertimento anche, ma la rivoluzione è lontana.

da MyMovies

25-2-2012