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Giovanna
Garzoni e Rachel Ruysch Esce dai depositi degli Uffizi un pregevole gruppo di opere, normalmente precluso al pubblico per comporre un'antologica con un preciso filo conduttore: i frutti e i fiori nelle nature morte. Suddivisa in due sezioni - i disegni e i dipinti - l'esposizione delinea l'evoluzione di questa pittura di genere dal Quattrocento a oggi. Scelti da Antonio Natali la mostra propone in parata un trionfo ricchissimo di fiori, teschi, insetti e libri sfaldati, che abitualmente dormono protetti nel buio dei depositi. Si va dai parchi oggetti d'una tavola avvelenata di Gentile da Fabriano alle vitree trasparenze novecentesche di Baccio Maria Bacci, dalle formidabili "fotografie" anatomiche del Ligozzi agli esuberi gentilizi di Giovanna Garzoni e di Rachel Ruysch, pittrici floreali.
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Giovanna Garzoni (1600 - 1670)
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La prima formazione della pittrice marchigiana doveva essere avvenuta ad Ascoli Piceno, suo probabile luogo di nascita, e poi, più specificatamente, a Firenze. Lì ebbe modo di conoscere l'opera di Jacopo Ligozzi, veronese d'origine, ma chiamato a Firenze nel 1578 dai Granduchi di Toscana ad illustrare, da quella data fino alla sua morte (1626), con disegni, pastelli e tempere, gli atlanti scientifici del mondo animale e vegetale. Questa, "scientifica", è probabilmente la vera infrastruttura dell'opera della Garzoni; infatti, più che miniaturistica, come spesso è stata impropriamente definita, la sua pittura si compone di una sintesi tra la "natura morta" e il disegno scientifico (del quale lei, certo, non ignorava gli importanti esiti nell'attività artistica di Leonardo o Dürer).
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Era il momento centrale della formazione artistica della pittrice a Firenze e i rapporti con i Medici, suoi committenti, si cementarono in un'amiciza che durò fino alla morte prematura di Cosimo II, nel 1621. Forse non solo a causa questa morte, ma richiamata presso altre corti dalla sua fama ormai consolidata, troviamo la giovane artista a Venezia, (Città in cui, fin dal Cinquecento esisteva una forte tradizione di ritrattistica naturalistica), dove lascia un ritratto di un giovane dipinto in miniatura, che attualmente si trova nella Collezione della regina d'Olanda.
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Un cromatismo delicato ed elegante, sono gli ingredienti delle composizioni della Garzoni e anche la ragione della sua fama durante la vita; soprattutto a Firenze, come si è visto, ma anche a Roma. Qui si stabilì infatti, ricca e stimata tanto da essere annoverata tra i membri della famosa Accademia di S.Luca; associazione di artisti, a quanto pare, meno maschilista di quanto si potrebbe supporre; e ben gliene incolse, visto che a questa Accademia la Garzoni lasciò oltre alla sue opere, anche il cospicuo patrimonio quando, nel febbraio 1670, morì. L'unica condizione che pose fu quella che le venisse eretto un monumento funebre nella chiesa dei S.S.Luca e Martina, la cappella dell'Accademia. Cosa che fu fatta, per la verità un po' tardivamente, nel 1698, ad opera di Mattia de' Rossi, uno dei collaboratori preferiti di Gianlorenzo Bernini. |
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Scheda
tratta da Dominae, il Dizionario delle donne Rachel Ruysch (1664, 1750)
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Nel
1693 sposò il ritrattista Juriaen Pool (1665-1745), da cui
ebbe dieci figli. Nel 1709 la coppia si trasferì a The Hague, dove
entrambi gli artisti presero parte alla gilda di St. Luke. Dal 1708
al 1716 essi vissero a Düsseldorf; ivi ricoprirono il ruolo di pittori
di corte dell'allora Elettore del Palatinato, John William, per cui lavorarono
fino a quando egli morì. Quindi ritornarono ad Amsterdam, dove Rachel
Ruysch continuò a lavorare almeno fino all'età di 83 anni.
Morì ad Amsterdam il 12 agosto 1750. L'opera di Ruysch influenzò tanti pittori dell'epoca, procurando all'autrice dei lavori una grande fama sia in vita che dopo la morte. |
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Pittrice lenta, ma prolifica, acquistò una fama tale da permetterle di lasciare le sue opere alle figlie in dote. I quadri che le sono stati attribuiti, più di un centinaio e in gran parte datati tra 1681 e 1747, sono quasi tutti appartenenti a collezioni private.I soggetti prediletti dall'artista sono nature morte consistenti in ricchi bouquets, in cui compaiono spesso anche dei frutti, dipinti a delicati colori; i dettagli floreali sono delineati meticolosamente, secondo la genuina tradizione tedesca, e gli sfondi sono gli scuri esterni classici di van Aelst, di van Huysum e dei successori di quest'ultimo.
I
mai visti. Sorprese di frutta e fiori |
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