Giovanna Garzoni e Rachel Ruysch
Sorprese di frutta e fiori

a cura di Virginia Cranchi

Esce dai depositi degli Uffizi un pregevole gruppo di opere, normalmente precluso al pubblico per comporre un'antologica con un preciso filo conduttore: i frutti e i fiori nelle nature morte. Suddivisa in due sezioni - i disegni e i dipinti - l'esposizione delinea l'evoluzione di questa pittura di genere dal Quattrocento a oggi. Scelti da Antonio Natali la mostra propone in parata un trionfo ricchissimo di fiori, teschi, insetti e libri sfaldati, che abitualmente dormono protetti nel buio dei depositi. Si va dai parchi oggetti d'una tavola avvelenata di Gentile da Fabriano alle vitree trasparenze novecentesche di Baccio Maria Bacci, dalle formidabili "fotografie" anatomiche del Ligozzi agli esuberi gentilizi di Giovanna Garzoni e di Rachel Ruysch, pittrici floreali.

 

Giovanna Garzoni (1600 - 1670)


A fronte di una biografia fin'ora non molto documentata, rimangono a testimoniare l'abilità di questa pittrice, nata intorno al 1600, un consistente gruppo di sue opere conservate nella Collezione Pitti a Firenze, ma anche all'Accademia di S.Luca a Roma, che ne possiede un album con ben ventidue studi di insetti, frutta e fiori, lascito testamentario della stessa pittrice.
Altri fogli di delicata pergamena a tempera, la sua tecnica prediletta, sono anche in altre Collezioni sparse in tutta l'Europa e nel mondo, come la Biblioteca Nacional di Madrid o il Cliveland Museum of Art.

 

La prima formazione della pittrice marchigiana doveva essere avvenuta ad Ascoli Piceno, suo probabile luogo di nascita, e poi, più specificatamente, a Firenze. Lì ebbe modo di conoscere l'opera di Jacopo Ligozzi, veronese d'origine, ma chiamato a Firenze nel 1578 dai Granduchi di Toscana ad illustrare, da quella data fino alla sua morte (1626), con disegni, pastelli e tempere, gli atlanti scientifici del mondo animale e vegetale.

Questa, "scientifica", è probabilmente la vera infrastruttura dell'opera della Garzoni; infatti, più che miniaturistica, come spesso è stata impropriamente definita, la sua pittura si compone di una sintesi tra la "natura morta" e il disegno scientifico (del quale lei, certo, non ignorava gli importanti esiti nell'attività artistica di Leonardo o Dürer).

 


E l'ambiente culturale fiorentino, al quale forse tornò, a più riprese, nel corso della sua carriera, era sicuramente tra i più adatti allo sviluppo di tale genere, visto il profondo interesse dimostrato per la scienza dai Medici dal Granduca Ferdinando II (1610-1670), che fu mecenate e amico di Galileo e da suo fratello, Leopoldo de' Medici, fondatore, nel 1657, dell'"Accademia del Cimento", nata a finanziare la ricerca scientifica.

Era il momento centrale della formazione artistica della pittrice a Firenze e i rapporti con i Medici, suoi committenti, si cementarono in un'amiciza che durò fino alla morte prematura di Cosimo II, nel 1621. Forse non solo a causa questa morte, ma richiamata presso altre corti dalla sua fama ormai consolidata, troviamo la giovane artista a Venezia, (Città in cui, fin dal Cinquecento esisteva una forte tradizione di ritrattistica naturalistica), dove lascia un ritratto di un giovane dipinto in miniatura, che attualmente si trova nella Collezione della regina d'Olanda.

 


Circa cinque anni più tardi, Giovanna è a Napoli. Lì veniva contesa da committenti importanti quali il vicerè spagnolo, duca d'Alcalà: ma da lì, forse per nostalgia di Roma, desiderava andarsene per ritornare nella capitale, dove già aveva lavorato per il prefetto romano Taddeo Barberini.
Esperienze assorbite ed accumulate, esperienze tradotte in opere calibrate e gentili, sapienti, apprezzate non solo in Italia ma anche in corti europee. Contributi di culture diverse, anche straniere, come quelle, tanto di moda nel Seicento, dei pittori fiamminghi di nature morte sparsi dovunque in Italia, contribuiranno a maturare sempre più l'abilità di costruire trasparenze di vasi pieni di fiori preziosi, campionari di frutti, uccelli e piccoli animali. La sintesi che ne deriva è una poesia delicata ma precisa ad un tempo. Il disegno accurato, la composizione sicura, la disposizione delle frutta e dei fiori su superfici non sempre determinate ma lasciate piuttosto all'immaginazione, gli accostamenti originali e contrastanti dei soggetti.

Un cromatismo delicato ed elegante, sono gli ingredienti delle composizioni della Garzoni e anche la ragione della sua fama durante la vita; soprattutto a Firenze, come si è visto, ma anche a Roma. Qui si stabilì infatti, ricca e stimata tanto da essere annoverata tra i membri della famosa Accademia di S.Luca; associazione di artisti, a quanto pare, meno maschilista di quanto si potrebbe supporre; e ben gliene incolse, visto che a questa Accademia la Garzoni lasciò oltre alla sue opere, anche il cospicuo patrimonio quando, nel febbraio 1670, morì.

L'unica condizione che pose fu quella che le venisse eretto un monumento funebre nella chiesa dei S.S.Luca e Martina, la cappella dell'Accademia. Cosa che fu fatta, per la verità un po' tardivamente, nel 1698, ad opera di Mattia de' Rossi, uno dei collaboratori preferiti di Gianlorenzo Bernini.

Scheda tratta da Dominae, il Dizionario delle donne
che si sta realizzando da anni sul sito www.arabafelice.it curato da Anna Santoro

Rachel Ruysch (1664, 1750)



Nata ad Amsterdam, figlia del botanico Frederik Ruysch (1638-1731), professore di anatomia e pittore a cui Leopardi dedicò un celebre Dialogo , e di una delle figlie dell'architetto Pieter Post, all'età di 15 anni Rachel diventò apprendista di Willelm van Aelst (forse precedentemente servitore di Maria Van Oosterwyck; Ruysch continuò a lavorare da van Aelst fino alla morte di quest'ultimo, nel 1683), con il fine di specializzarsi nella pittura di fiori, genere in cui divenne senz'altro la donna più apprezzata di ogni tempo.

 

Nel 1693 sposò il ritrattista Juriaen Pool (1665-1745), da cui ebbe dieci figli. Nel 1709 la coppia si trasferì a The Hague, dove entrambi gli artisti presero parte alla gilda di St. Luke. Dal 1708 al 1716 essi vissero a Düsseldorf; ivi ricoprirono il ruolo di pittori di corte dell'allora Elettore del Palatinato, John William, per cui lavorarono fino a quando egli morì. Quindi ritornarono ad Amsterdam, dove Rachel Ruysch continuò a lavorare almeno fino all'età di 83 anni. Morì ad Amsterdam il 12 agosto 1750.
L'opera di Ruysch influenzò tanti pittori dell'epoca, procurando all'autrice dei lavori una grande fama sia in vita che dopo la morte.

Pittrice lenta, ma prolifica, acquistò una fama tale da permetterle di lasciare le sue opere alle figlie in dote. I quadri che le sono stati attribuiti, più di un centinaio e in gran parte datati tra 1681 e 1747, sono quasi tutti appartenenti a collezioni private.I soggetti prediletti dall'artista sono nature morte consistenti in ricchi bouquets, in cui compaiono spesso anche dei frutti, dipinti a delicati colori; i dettagli floreali sono delineati meticolosamente, secondo la genuina tradizione tedesca, e gli sfondi sono gli scuri esterni classici di van Aelst, di van Huysum e dei successori di quest'ultimo.

 

 

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