Il sospetto
Alessandra Magliaro

Un intenso dramma d'autore, pieno di risvolti attuali sulla società, che il danese Thomas Vinterberg ha portato all'ultimo Festival di Cannes ricevendo applausi e ottenendo il premio per l'interpretazione del protagonista, Mads Mikkelsen. Co-fondatore del movimento Dogma e regista del successo internazionale Festen - Festa di famiglia, Vinterberg firma un film dalla grande forza drammatica che ipnotizza lo spettatore incastrandolo in una sceneggiatura a orologeria, affascinandolo con un esercizio sul genere giallo ma che al cuore ha un tema forte come la pedofilia e il sospetto.
Mads Mikkelsen è Lucas, un maestro elementare costretto a ripartire da zero dopo un brutto divorzio e la perdita del lavoro. Ma proprio quando sembra che le cose stiano andando per il verso giusto, un lavoro presso un asilo privato, i weekend con la famiglia di amici, la passione per la caccia, una calunnia su una sua presunta attenzione morbosa su una bambina, sconvolge la sua vita, scatenando un'ondata di isteria collettiva nella piccola comunità in cui vive.
Mentre la bugia continua a diffondersi, Lucas è chiamato a combattere una battaglia solitaria per difendere la sua stessa vita oltre che la sua dignità. Accanto, il figlio adolescente (Lasse Fogelstrom) che non cesserà di credere alla sua innocenza.
Il sospetto è un film che parla di mostri, di come sia possibile crearne, sia a livello di piccola comunità che di media, e di quanto incontrollabili possano essere i sospetti su una persona. Al centro della storia non c'é tanto l'abuso quanto piuttosto la natura virale della calunnia. Lucas all'inizio viene presentato come gentile e benvoluto da tutti, ma all'improvviso si ritrova diffamato, abbandonato dagli amici storici e oggetto di aggressioni fisiche. Lucas viene bollato da un marchio che gli attribuisce un'identità a cui non può più sfuggire.
Vinterberg definisce il suo film come "la storia di una moderna caccia alle streghe". "Una sera d'inverno nel 1999 - ha spiegato il regista - uno psicologo dell'età infantile ha bussato alla mia porta volendomi farmi leggere una documentazione delirante sui bambini e la loro immaginazione. Mi parlava di 'falsi ricordi', memorie represse e delle sua teoria seconda la quale ' il pensiero e' come un virus'. Solo dieci anni più tardi, avendo bisogno di uno psicologo, l'ho chiamato e per essere gentile ho letto finalmente quei documenti. E' stato per me un choc. Ho capito che avevo una storia da raccontare"