In-Audita
Musica
di Donatella Bassanesi

Esther Fluckiger e Giovanna Barbati
durante il loro concerto
Promosso
dalla Libera Università delle Donne, cofinanziato dalla
Provincia, Assessorato alla Cultura, l'Ensemble
Suonodonne-Italia ha presentato un ciclo di tre concerti di In-Audita
Musica, nella sala da concerto dello SpazioCoop di via Arona 15.
Suonodonne-Italia
è un'associazione che esiste dal 1994. Deriva dal FrauenMusikForum
Schweiz (fondata nel 1982, possiede a Berna, in Svizzera, il più
vasto archivio di musica composta da donne), e collabora dal 2001 con
Magistrae Musicae. Cura progetti di ricerca propri e collaborazioni
a livello internazionale. Possiede a Milano un archivio di compositrici
italiane contemporanee.
Le
manifestazioni:
Festival "Fra Nord e Sud" - 1995 a Roma e a Berna; 1997, 1998,
2000 a Milano.
2002 CD Suonodonne "Le musiche delle donne nel duemila".
2002/03 Teatro musicale su progetto di Esther Fluckiger, tratto dal romanzo
di Eveline Hasler La donna dalle ali di cera
Nella
forma del Duo sono state eseguite musiche di donne. Prevalentemente contemporanee,
sperimentali, astratte, attraversate da sonorità singolari, segnate
da ricerche timbriche.
Il Duo Massimo Mazzoni (sassofono) - Esther Fluckiger (pianoforte):
ha eseguito brani di Andreina Costantini, Francine Aubin, Esther Fluckiger,
Iris Szeghi, Beatrice Campodonico, Violetta Dinescu, Barbara Dettagliati,
Terra de Marez-Oyens.
Il Duo Duende Rose-Marie Soncini (flauto) - Maria Vittoria Jedlowski
(chitarra e voce recitante): ha eseguito brani di Caterina Calderoni,
Kathrine Hoover, Annette Kruisbrink, Beatrice Campodonico.
Il Duo Giovanna Barbati (violoncello) - Esther Fluckiger (pianoforte):
ha eseguito brani di Elena Firsova, Caroline Ansink, Amy M. C. Beach,
Sofia Gubaidulina, Esther Fluckiger, Sonia Bo, Frangis Ali-Zade.
 
Donatella Bassanesi, Per In-Audita Musica, 2004
Ogni
linguaggio è indiretto
o allusivo,
è, se si vuole, silenzio
Maurice
Merleau-Ponty
(Segni)
Non è singolare provare una riflessione a partire dal silenzio.
Silenzio da cui nasce il suono, la parola, il segno. Ogni risonanza.
Il silenzio come attesa, momento in cui si apre una distanza, ci si allontana
dallo spazio-tempo circostante.
Silenzio come stupore, in-canto, il cadere nell'in-canto del suono che
entra come un movimento. Di contro, lo scuotersi, il disincantarsi., (il
desencantar della lingua spagnola, che è un richiamare alla vita
attraverso il canto).
Il passaggio - dal silenzio al suono-la musica - è l'ascolto.
Ascoltare è prestare attenzione, mettersi in tensione (ad-tensione),
tendersi verso quell'in-contro di sonorità che forma il ritmo.
Nel Duo: ascolto di uno strumento per accordarsi con l'altro.
Ad-tensione all'intreccio dei segni, all'incontro che ogni ritmo individuale
stringe con gli altri, perché è indissolubilmente legato
agli altri.
Ascolto intorno al quale si fa il senso (che racconta e conserva in sé
i suoi segreti) per il quale il segno si è fatto senso (il segno
ha tratto da sé il senso proprio).
Abbiamo, ascoltando questi concerti, sentito alternarsi ritmi diversi.
Rapporti di sonorità, articolazioni qualitative del tempo e dello
spazio.
Rapporti mai puramente intellettuali, sempre anche corporei, essendo il
ritmo il radicarsi della musica nella vita, nell'inconscio.
Un equilibrio dinamico, movimenti dove la battuta musicale gravita verso
il suo centro che non è assoluto, distaccato. Ritmi che girano
intorno al loro centro ritornando sempre nuovamente, disegnando cerchi
di diversa ampiezza.
Esther
Fluckiger (compositrice e pianista), nel brano di Frangis Ali-Zade, usa
del pianoforte come fosse un tamburo.
L'antichissimo suono del tambureggiare, tratto dal pianoforte (lo strumento
forse più complesso, elaborato, moderno), sembra un'evocazione
e disegna un arco. Un arco che è un tempo, conduce al senso dell'origine,
dell'originario.
Il tambureggiare come forza generatrice, il cuore che batte, la pioggia
che scende dal cielo alla terra, prendendo forma di ritmo dinamico, fondato
sull'asimmetria diventa in qualche modo 'parola'.
Il ritmo che non si dispone in rigide simmetrie, in meccanicistiche organizzazioni,
produce così movimenti non uniformi, un succedersi di tempi disuguali,
asimmetrici.
Sono segni i suoni.
Segnali.
Hanno tra di loro un rapporto laterale (come le parole).
Trovano nell'intervallo (nell'intersezione) il senso.
La voce recitante di Maria Vittoria Jedlowski, da un testo di Rodari ci
porta a evidenziare l'incrocio e le risonanze tra la parola detta e il
ritmo musicale.
Ci mostra la natura degli individui (delle situazioni) descritti, la loro
voce interiore, vivificante, attiva.
Sottolinea le sonorità, i timbri delle vocali e delle consonanti,
le qualità elementari della voce-suono.
Ci fa pensare a un'opera totale. Ci permette di immaginare un comporre
dove suoni e colori interagendo si rafforzino, vibrino insieme, producano
quelle infinite variazioni- attraverso le quali l'anima cresce.
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