Io e te
Natalia Aspesi
Per chi ama il cinema, tornare, dopo quasi dieci anni, al talento narrativo di Bernardo Bertolucci, è un' esperienza felice e commovente, che avvicina al regista ancor più degli altri suoi capolavori: perché anche per lui Io e te è un momento folgorante, significa il ritorno al piacere di lavorare, dopo aver temuto di dover rinunciare al cinema, impiegando anni ad accettare, con dolore e fatica, la sua costrizione in carrozzella, il non poter più spaziare su uno dei suoi set immensi e popolati di folla, come per Novecento, come per L' ultimo imperatore. Eppure anche il suo film più celebre e scandaloso, addirittura condannato al macero, Ultimo tango a Parigi, girato 40 anni fa quando lui era un trentenne bello e già famoso, era una storia a due, il disperato Marlon Brando e l' inquieta Maria Schneider, chiusi in una casa vuota. E anche in The Dreamers (2003), i tre ragazzi vivevano la loro vorticosa giovinezza tra le pareti di un grande appartamento.
Era una scelta narrativa ed anche emotiva, mentre qui in questo suo "piccolo, potentissimo film" come lo definisce l' inglese Guardian, la scelta è obbligata e forse per questo rivoluzionaria: il regista può muoversi in un solo spazio definito, che il suo genio visionario riesce a trasformare in un luogo dove ogni oggetto, ogni luce, ogni movimento, riflette emozioni, ferite, memorie, speranze, tra gli scarti logori e ormai inservibili, divani, coperte, cappelli, soprammobili (anche la nera testa mussoliniana di Bertelli), rifiutati dalla nevrosi consumista.
Lorenzo è uno di quei quattordicenni musoni che ce l' hanno col mondo, che dal mondo della scuola e dei compagni si isola dentro il fracasso rock degli auricolari: ricciolone, begli occhi chiari, l' acne che potrebbe situare la storia sia oggi che nel recente passato, cioè nel 2000, come nel bel romanzo breve di Niccolò Ammaniti da cui il film è tratto. Ricorda il ragazzetto di Mamma Roma inventato da Pasolini. Lorenzo rifiuta sprezzante l' aiuto di uno psicanalista (Pippo Delbono) inventa all' amorevole, preoccupata mamma (Sonia Bergamasco) che andrà alla settimana bianca con la scuola, e invece, carico di porcherie alimentari, si nasconde in quella specie di grotta del tesoro che è la cantina di casa: in compagnia del pc, di un libro di vampiri, dell' auricolare, del cellulare spento e di un formicaio sotto vetro. Così, prigioniero n e l l ' a r r e d a m e n t o precario e polveroso, si sente finalmente libero, non assediato da quella realtà che lo fa sentire inadeguato.
Ma la bella vacanza clandestina che si è inventato con tanta puntigliosità, viene interrotta dall' irrompere di Olivia, portatrice di disordine e realtà: ha 25 anni, è molto bella dentro un vampiresco pelliccione nero lungo sino a terra, con quel viso chiuso e i lunghi capelli biondi spettinati, ed è la sorellastra semisconosciuta di Lorenzo. Hanno in comune il padre, e lei è un groviglio di rancori, verso il padre che se ne è andato, verso la mamma di Lorenzo che gliel' ha portato via, verso se stessa che pure è una geniale fotografa, verso uomini che non l' hanno amata abbastanza, verso la droga cui non riesce a rinunciare. Non sa dove andare, non ha soldi, non ha "roba", è per Lorenzo un' incomprensibile Erinni, un invasore, una rivale, una vittima, che gli crea rifiu to e rimorso.
Dice lei, "non riesco a pensare come sia essere normale". Eppure è la loro immensa solitudine, così diversa, a renderli incolpevoli delle decisioni degli altri, a riconciliarli, a fare di loro, finalmente, fratello e sorella: lui assiste spaventato alla sofferenza di Olivia squassata dall' astinenza, lui si fa audace e sotto un cappuccio che lo nasconde va di notte dalla nonna (Veronica Lazur) per sottrarle i tranquillanti necessari alla sua ospite, lui l' accompagna nella pazza impresa di salire in casa in cerca di buon cibo. Lei gli spiega che quell' indifferenza dietro cui lui si difende "è una cosa fredda, cattiva". Si addormentano con le mani intrecciate, protagonisti di un rifiuto che nonè rivoluzione ma accettazione.
Prima di tornare alle loro vite, ballano abbracciati come naufraghi, con la struggente canzone di David Bowie Space Oddity cantata anche con le parole italiane di Mogol, Ragazzo solo, ragazza sola. Non si sa come, anchei cuori più duri qui si sfaldano, tanto giovane dolore e confusione e paura che Bertolucci sa raccontare con una delicatezza rara, costringono alla commozione. Nel grigiore dell' alba e della strada vuota, il futuro dei due ragazzi resta sospeso nel primo sorriso che illumina la faccia di Lorenzo tornando in famiglia, nell' andarsene di Olivia: il cui destino, raccontato chiaramente nel romanzo di Ammaniti, nel film resta sospeso in un furtivo pacchetto di sigarette. Lorenzo e Olivia sono al loro primo film: lui, Jacopo Olmo Antinori è di toccante antipatia, come vuole il suo personaggio, lei, Tea Falco, fotoartista conosciuta, ha una grande presenza fisica e un elegante accento siciliano, ma anche quello dell' attrice è un mestiere, e bisogna impararlo.
da Repubblica 22-10-2012