Luce Irigaray, Una nuova cultura dell’energia. Al di là di Oriente e Occidente Liliana Moro
“In realtà le persone che parlano sono molto poche” Come non essere d’accordo con Irigaray? All’aumentare delle voci che si affollano nel mondo reale e soprattutto nel mondo virtuale, sembra corrispondere un’assenza di parola, una mancanza di parole vere, parole vicine all’esistenza. Per arrivare a questo la filosofa belga compie un’operazione radicale: si interroga su concetti e immagini diffusi e consolidati nella tradizione occidentale. Osservare con occhi diversi quello che appare più ovvio, sottoporre ad analisi concetti base del cristianesimo, come “ama il prossimo tuo come te stesso” o come la “compassione” porta la sua trattazione ad esiti significativi. Perché, ad esempio, nell’iconografia cristiana non compare mai una coppia divina? Al contrario in alcune tradizioni indiane “gli dei sono amanti più che genitori”; un caso che esemplifica quanto sia fecondo operare un confronto tra "Oriente e Occidente". Un interrogativo che attraversa tutto lo scritto è che cosa sia realmente “amore” a partire dall’osservazione che ciò che si designa normalmente con questo termine è una forma -più o meno violenta- di dominio e reciprocamente di sottomissione; oppure si scambia per amore quello che in realtà è una sorta di assimilazione dell’altro a sé. Imparare a vedere l’altro, a riconoscere le differenze –in primis la differenza universale tra maschio e femmina – senza stabilire delle gerarchie tra diversi. Non confondere la differenza qualitativa con una differenza quantitativa. Questa è la grande sfida che ci lancia il mondo attuale globalizzato. Ma per essere all’altezza del compito occorre diventare adulti, cosa ben difficile in una cultura come la nostra occidentale che segue “un modello educativo amputato di una dimensione decisiva per lo sviluppo umano” : la sessualità. Del resto non può che essere così se si rimuove la naturale differenza tra i sessi e si teme l’energia del desiderio. Si tratta in effetti di un'energia potente che viene repressa nei bambini e consumata per la produzione negli adulti, ma non viene mai coltivata. Un richiamo potente alla centralità del corpo, inteso come mediatore tra viventi, accompagna la riflessione sulle potenzialità dell’energia che potrebbe svilupparsi da una differenza sessuale vissuta con consapevolezza e rispetto. Per arrivare appunto a “... uno scambio colto fra esseri umani che si presentano l’uno all’altro nella loro globalità: corpo, cuore, respiro, ascolto, parola e pensiero, per una condivisione capace di generare una nuova umanità”
Luce Irigaray
9-08-2011
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