La
commedia del potere
(L'ivresse du pouvoir)
di Gemma De Magistris

Estremamente
complesso l'ultimo film di Claude Chabrol (che nel titolo originale
molto più acutamente richiama l'ebbrezza di sentirsi uomini di
potere). Apparentemente il "solito" caso di corruzione che fa
scalpore perché coinvolge politica, finanza, magistratura. Di fatto
il regista con una perfetta interpretazione di Isabelle Huppert coniuga
pubblico e privato, macro e microcosmo utilizzando svariate chiavi di
lettura.
Intanto i personaggi ed il loro interagire: Isabelle Huppert è
un pubblico ministero terribilmente rigorosa ai limiti del fanatismo.
Amore della giustizia ("non mi interessa l'immagine della giustizia
ma la giustizia" è una delle battute del film che può
leggersi in diverse maniere), ambizione, riscatto di una studentessa proveniente
da famiglia modesta che si è imparentata con i ricchi? Anche qui
le risposte possono essere molteplici e rispecchiano lo stile del regista
cui piacciono situazioni sospese, da interpretare, lasciando totale libertà
allo spettatore.
Il rapporto publico-privato: Isabelle-Jeanne Charmant (ma Killman
da nubile!) è sposata con un uomo stanco, amareggiato, desideroso
di una donna che, anche alle prese con un caso importante, non gli sottragga
attenzioni, un uomo che ha chiuso con la sua famiglia d'origine. Il lavoro
lo sfinisce, il pensiero delle vacanze e di una casa in riva al mare,
quando la moglie avrà fatto "pulizia", non lo consola
più di tanto.
L'altra possibilità di interpretare e vivere la realtà è
Felix, il nipote di Philippe che ha un ottimo rapporto con
Jeanne. Perché è capace di ascoltarla ma sa anche intervenire
con una sua personale concezione di vita leggera e disincantata ma priva
di cinismo.
Un insegnante che ha lasciato l'insegnamento, intelligente e capace di
giudicare, che si definisce ironicamente cartesiano ben sapendo che la
sua rigorosa ragione è in parte dominata da un istinto in cerca
di risposte. I dialoghi tra Felix e Jeanne hanno sempre un ritmo serrato,
con scambio e confronto continuo ed una accettazione reciproca che non
si basa su un comune modo di sentire, quanto su caratteristiche personali.
"Non la penso come te ma mi piaci, rispetto quello che dici e
che ti sforzi di fare, so che le tue motivazioni non sono così
semplici e leggibili, ecco perché ti ascolto". Questo
suggerisce Felix con il "porsi all'ascolto" di Jeanne.
Intorno c'è il resto: politici corrotti, i veramente potenti che
non pagano mai e si preparano a cercare altri modi, altre strategie per
continuare i loro sporchi giochi, le marionette rappresentate da maneggioni,
trafficanti d'alto bordo pronti a crollare, presidenti che, privati dei
loro lussi, si ammalano e piangono senza ritegno, altri che parlano, scrivono,
denunciano pur di patteggiare. Figure terribili e squallide che rappresentano
una totale assenza di ogni consapevolezza di giustizia e di principi morali.
Il procuratore capo che cede alle pressioni che vengono dall'alto, che
invita la sua giudice a prendersi una vacanza e le offre promozioni fittizie
affiancandole una collaboratrice perché consigliato male da altri,
vittime del vecchio pregiudizio: "le donne tra loro si massacrano".
Ed invece non funziona così, forse non più, forse mai, forse
non sempre.
L'altra giudice condivide un certo modo di vedere e di agire di Jeanne,
interagisce bene, e come avviene spesso tra donne colleghe, non esita
a mescolare pubblico e privato. La ospita quando cerca casa, va a prenderla
quando il marito tenta il suicidio. E sarà lei ad istruire il processo
quando la giudice consapevole ma anche,ormai, defraudata dal suo potere,
conclude con un "se la sbrighino loro". Chabrol, come sempre,
non mi chiama fuori come spettatrice ma mi coinvolge, costringendomi a
giudicare la complessità delle cose ed il tentativo disperato di
modificare una realtà disumana e corrotta.
In questo racconto il grande regista francese, infine, eccezionalmente
abbandona i suoi tipici e taglienti ritratti della provincia e dimostra
grande lucidità nell'analisi di una realtà sociale ormai
completamente dominata dall'economia e dalla finanza nella quale il potere
politico risulta totalmente egemonizzato.
25-10- 06
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