Le nevi del Kilimangiaro
Marie-Claire (Ariane Ascaride) e Michel (Jean-Pierre Darroussin) sono una coppia che vive serenamente nell'affetto dei figli, dei nipoti, degli amici, anche se lui, dopo trent'anni di fabbrica e di sindacato, ha perso il lavoro. Tutto cambia una sera, quando vengono aggrediti in casa e rapinati dei loro risparmi e dei biglietti per il sognato viaggio in Africa. Michel non trova pace soprattutto quando scopre che uno dei rapinatori è un giovanissimo operaio, uno con cui ha lavorato e con il quale ha perso il lavoro. Ma la delusione e la rabbia di Michel sfumano per arrivare ad un finale di generosità e di speranza. C'è una novità forte rispetto al suo cinema "politico" precedente. "Il tema era sempre la solidarietà e l'unione tra la povera gente, in questo film si parla della divisione, è questo il grande cambiamento nella società", dice Guédiguian, che deve il film al poema di Victor Hugo "La povera gente". Secondo Ariane Ascaride, moglie del regista, c'è un'altra novità: "Nei film di Robert finora lo spazio era soprattutto per la parola, c'era attenzione per la forma, ma prevaleva il contenuto politico. Oggi le sue convinzioni ci sono tutte, ma riesce a far passare anche il cuore e le emozioni. Lui ha una immensa sensibilità, anche un po' ingenua, finora si è trattenuto, finalmente si lascia andare. Forse è l'età, si avvicina ai sessanta". Nei confronti dell'Europa le idee del regista sono chiare: "Non esiste un'identità dell'Europa e come potrei aderire ad un'istituzione che non so cosa sia? È cristiana? È un mercato? Non mi interessa. Se si tratta di scambi culturali, ci sono sempre stati, tutti conoscono Shakespearte, Hugo, Dante, non serve un'istituzione per questo. L'idea di partenza era evitare la guerra tra Francia e Germania e questo va bene, poi si è sviluppata come un'impresa liberale, per contrapporci prima agli Usa, poi all'Urss, oggi alla Cina, domani forse all'India. Non mi interessa, non ho paura dei cinesi o degli indiani. E non ho nulla in comune con gli europei se gli europei sono gli ungheresi che cancellano la libertà di stampa, gli italiani che avevano eletto Berlusconi o i francesi di Sarkozy. Ma il Parlamento europeo mi ha dato un premio per questo film: ho pensato che forse si sta spostando a sinistra". Tra le battute più divertenti del film c'è quella di Marcel che rifiuta di imparare l'inglese "perché è la lingua del capitalisti". "Ma quella è una lotta che dobbiamo smettere di combattere", scherza Guédiguian. "La battaglia è perduta per sempre, ormai anche i cinesi parlano inglese".
4-11-2011
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