Susan Vreeland

La passione di Artemisia
Neri Pozza
pp. 320, euro 15,50

 

 

 

La passione di Artemisia

di Liliana Moro e Sara Sesti





Un romanzo storico, una biografia della pittrice Artemisia Gentileschi (1597-1653), un percorso nell'arte del Seicento, una ricostruzione della vita quotidiana nelle più belle città italiane al declinare della grande stagione rinascimentale: questo e molto altro è La passione di Artemisia di Susan Vreeland.

 

 

 

Di alcuni si dice: "La sua vita è stata un romanzo" a significare che l'hanno segnata eventi vari, rilevanti, drammatici. E allora poche vite furono romanzesche come quella di Artemisia Gentileschi, pittrice insigne, erede del padre Orazio, ma ben più degna di ammirazione per avere trasformato la sua passione per l'arte in un'arma con cui pararsi davanti al mondo: per difendere la propria dignità di donna, innanzitutto, offesa da uno stupro divenuto pubblica vergogna, e poi quella di artista, cosciente di avere aperto alla pittura strade che nemmeno il suo grande maestro, Caravaggio, aveva osato percorrere.
Quest'ultima battaglia la vide vincitrice: prima pittrice a guadagnarsi da vivere con i suoi quadri, prima donna a essere ammessa all'Accademia del Disegno di Firenze. Quanto all'altra lotta, che si svolse dentro la sua anima, soltanto congetture. Ed è questo spazio interiore, dove sempre i colori si fanno più sfumati che su qualsiasi tela, che l'americana Susan Vreeland esplora nel suo romanzo. Pagine vive, dove si addensano con cura amorosa le luci e i colori delle città italiane, e con loro altre passioni: i lacci dell'amore e dell'odio, la fascinazione della bellezza, sodalizi femminili che nemmeno la morte sa interrompere.


Ne esce un affresco notevole per la capacità che la Vreeland dimostra di proporre il punto di vista di una donna dalla vita sicuramente straordinaria, con una esaltazione tutta contemporanea per scelte femminili che antepongono la passione per il proprio lavoro, alle relazioni d'affetto, all'amore. La sua Artemisia è una donna ormai fuori dai paradigmi romantici dell'opposizione mente/cuore, è una donna in cui il profondo legame con il padre si intreccia con la cura del proprio talento in un movimento a spirale che si attesta su piani sempre più profondi, o alti, di scoperta dell'altro dentro di sé e di sé nell'altro.



Dopo il primo libro su Artemisia Gentileschi, scritto da Anna Banti durante la seconda guerra mondiale e pubblicato nel 1947, alla figura della pittrice e del padre sono stati dedicati romanzi, opere teatrali e anche un film - Artemisia, una passione estrema di Agnes Merlet - e un documentario di Anna Brasi, del 1987.