Laboratorio sulla violenza verso le donne

 di Usciamo dal silenzio


Il laboratorio è iniziato il 27 settembre 2006 a Milano in una riunione molto partecipata per presenze, numero degli interventi e intensità e approfondimento dei temi. All’ordine del giorno era la scrittura di un documento che presenti le posizioni e le proposte dell’Assemblea delle donne di Milano e il percorso per un confronto su questo con la Ministra delle Pari opportunità (che avevamo già incontrato in un’audizione in settembre) e con le Istituzione della città.
La nostra idea è quella di formulare un documento che sia la nostra presa di parola pubblica. Un documento che interloquisca su questi temi con le istituzioni nazionali e locali, che ribadisca un’ottica non emergenziale, che si colleghi e sviluppi quanto già abbiamo scritto nel documento sulla città.
Il documento sarà presentato attraverso iniziative pubbliche (conferenza stampa, assemblea, volantini…) le cui modalità è parte della discussione non ancora approfondita.

Alla riunione il Coordinamento Donne e Diritto ha, con il contributo delle varie giuriste presenti, approfondito il tema della violenza contro le donne sul piano giuridico con un taglio “tecnico”, molto interessante che ha fatto emergere molti spunti di riflessione. Ecco i principali.

- In merito alle proposte annunciate sui media di portare delle modifiche alla legislazione vigente (cioè la legge del 1996) il Cdd segnala che la legge attuale funziona bene; che le pene per i reati di violenza sessuale sono già levate. Il Cdd, anzi, avanza la preoccupazione che ogni modifica nata in fase di emergenza tenda a ridurre spazi di libertà specifica e diffonda anche su altri piani una cultura di riduzione della libertà. Ogni modifica che vada verso l’elevamento delle pene, ci dicono le giuriste, non serve sul piano della prevenzione, un piano che all’assemblea appare importante e prioritario. Il Cdd si è dichiarato sfavorevole anche verso la proposta di procedere per rito direttissimo nei reati di violenza sessuale, perché si riduce il tempo che la donna vittima del reato ha per decidere di querelare, si comprimono le indagini (e questo a svantaggio della donna), ci sono già gli strumenti legislativi adeguati per fare processi in tempi non geologici.

- Uno degli aspetti più interessanti che il Cdd ha messo sul tavolo è la recidività: la violenza sessuale è tra i reati con maggior incidenza di recidiva. Dunque è necessario individuare, durante la pena, come intervenire e cosa fare per poter ridurre i comportamenti di recidiva una volta che i colpevoli sono usciti dalla prigione: per es. sarebbe importante approfondire storie e vicende personali dei violentatori spesso a loro volta vittime di violenze subite nell’infanzia. Viene segnalato che un progetto pilota in questa direzione è attivo, con equipe di specialisti, nel carcere di Bollate.

- Altro tema messo sul tappeto, la “gestione del processo” che va regolato in modo da aiutare e venire incontro alla donna. Su questo si può fare molto:

o il giudice può predisporre delle audizioni protette che sottraggano la vittima dal confronto diretto in aula con l’imputato

° è necessario rendere obbligatoria la formazione di competenze specifiche dei magistrati che si occupano di violenza sessuale, dal Pubblico Ministero alle altre figure di giudizio

° la difesa della donna potrebbe essere messa alle condizioni del “gratuito patrocinio”, equiparandola ad altre attualmente presenti (vedi le cause di lavoro): anche l’avvocato più disponibile, quello che accetta di difendere gratis una donna, oggi deve sostenere delle spese di tribunale (vedi i diritti di cancelleria) che è costretto a chiedere alla vittima.

o vanno accelerati i tempi di realizzazione del processo. I tempi di prescrizioni attuali, pur dimezzati dalla legge detta “Previti”, sono nell’ordine dei 12anni.

° per quanto riguarda lo stalking (molestie assillanti) oggi questo reato è competenza del giudice di pace e prevede una pena pecuniaria. Forse sarebbe utile ripensare di affidare tale competenza al giudice ordinario.

o mutuare dal SVS (Soccorso violenza sessuale) la figura dell’avvocato che assiste da subito la donna, aiutandola soprattutto a capire qual è il percorso che deve fare una donna che ha subito violenza

- In generale si ritiene importante è la creazione di postazioni di “accoglienza” presso la polizia, i carabinieri, la polizia locale con una formazione specifica del personale . Oggi solo nella Questura a Milano è attivo un pool antiviolenza, ma non per 24 ore al giorno. I carabinieri non ne hanno. In generale manca una competenza specifica (psicologica, umana, professionale…) verso questo tipo di reato. Questo vuol dire che la formazione e l’aggiornamento va reso obbligatorio non solo per magistrati e forze dell’ordine ma per tutte le figure (personale dei mezzi di trasporto pubblico, taxisti, pronto soccorso, vigili ecc…) con cui la donna può avere il primo impatto subito dopo la violenza subita.

Le donne del Cdd hanno messo molta carne al fuoco della nostra riflessione. Ma altri spunti sono emersi nel corso della discussione.
Si è parlato di “vivibilità delle città” e della necessità di fare proposte concrete e pragmatiche da portare al governo della città per aumentare la sensibilizzazione a questi problemi in un’ottica di prevenzione e cambiamento culturale, per continuare a sviluppare il ragionamento sul rapporto tra i sessi. E proprio su questo terreno del cambiamento culturale nel rapporto tra i sessi sono venute varie proposte da approfondire.
- avviare istruzione e formazione su questi temi fin dalla scuola dell’infanzia. La domanda è: chi, come, dove fare la formazione?
- promuovere campagne di informazione e chiedere la presa di parola della politica istituzionale
- sollecitare forme di sostegno ai centri antiviolenza
- modificare, più in generale, l’approccio “violento” che le istituzioni hanno nella relazione con i soggetti
- affrontare la violenza per le donne migranti comporta problemi anche maggiori rispetto alle donne italiane (vedi per es. in che relazione si mettono i poliziotti con una donna straniera). Si potrebbe chiedere di appellarsi all’art.18 della BossiFini anche per le donne migranti che subiscono violenza.

Si è inoltre proposta la lettura-confronto con la Legge sulla Violenza verso le donne in vigore dal 2004 in Spagna (ancora una volta la Spagna!!!!!).


Nell’assemblea sono poi emerse ipotesi di iniziative per riprendersi la città (questo era un po’ il senso). C’è la proposta di manifestazione a Bologna che ha suscitato reazioni differenti sulla sua opportunità; c’è anche l’idea di trovare altre forme di intervento, una sorta di campagna nazionale che vede tante iniziative in tante città, per la scadenza del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulla donna.



La discussione è stata così partecipata che abbiamo deciso di trovarci in un’altra data, il 10 ottobre, alle ore 20,30 sempre alla CAMERA DEL LAVORO di Milano, con lo stesso ordine del giorno.