| Laboratorio sulla rappresentanza
 
 Appunti della riunione di    
            Usciamo 
            dal silenzio
             del 19 dicembre 2006
 
 di Cristina Pecchioli
 
  14 gennaio 2006
 All'ultima riunione di Usciamo dal silenzio di quest'anno, dedicata al 
      tema della rappresentanza interna ed esterna al movimento, la 
      partecipazione è stata buona nonostante il periodo prefestivo (circa 50 
      persone).
 
 Si è tracciato un bilancio di questo anno straordinario di nascita e di 
      sviluppo del movimento, delle sue varie tappe e dell'importanza 
      dell'evento politico che abbiamo costruito il 25 novembre.
 
 Eccone un rapido riassunto.
 
 In molte hanno sottolineato l'importanza di darci del tempo e uno spazio, 
      quello del laboratorio sulla rappresentanza, del quale la riunione del 19 
      dicembre è solo la prima tappa, per capire come procedere.
 
 Per tutte Usciamo dal silenzio ha mantenuto la caratteristica di un 
      movimento che trova la sua espressione nell'assemblea, luogo nel quale si 
      sono concentrate tutte le decisioni.
 
 Abbiamo sempre ragionato della necessità per il movimento di far convivere 
      l'iniziativa e la sintesi in assemblea con percorsi di elaborazione che 
      hanno trovato un luogo più congeniale nei laboratori.
 
 Non sempre i temi affidati di volta in volta dall'assemblea ai laboratori 
      hanno trovato rispondenza;
 
 senz'altro quelli più consolidati ed anche con una maggiore elaborazione 
      sono stati quelli sulla salute e sulla politica. Il dibattito ha molto 
      valorizzato l'esercizio democratico delle scelte fatte in assemblea, anche 
      se qualcuna ha chiesto di stemperare i rischi di movimentismo.
 
 Il percorso decisionale ha valorizzato questa forte caratteristica di 
      movimento, anche con alcune esperienze straordinarie: il modo 
      assolutamente nuovo anche per il femminismo - nel quale ad esempio abbiamo 
      scritto in assemblea il volantino del 14 gennaio; ma questo percorso è 
      stato reso possibile dall'esistenza di un piccolo gruppo, il gruppo 
      originario, che ha tenuto i fili, ha fatto da cerniera, spesso si è 
      assunto la responsabilità di costruire la proposta.
 
 Questo gruppo, nato spontaneamente mettendo insieme, per insolite alchimie 
      della storia, quelle che hanno accolto e sostenuto in prima battuta la 
      prima "famosa mail", rispecchia un'importante caratteristica 
      dell'assemblea di Usciamo, ovvero la diversità di storia, provenienza, 
      attitudine di ognuna. L'esplicitazione, già evidente nella storia di 
      questo anno, dell'esistenza di questo gruppo ha avuto una sottolineatura 
      positiva.
 
 Questa ricchezza e questa trasversalità hanno delineato quel percorso 
      faticoso ed originale che ci fa dire che siamo il movimento con i piedi 
      piantati per terra, e che si è tradotto in un'attenzione - non in 
      continuità con il femminismo - alla funzione della politica istituzionale, 
      alla rivendicazione di relazione, confronto, conflitto con essa. Non si è 
      meno femministe e meno radicali - ha detto qualcuna - se ci si confronta 
      con la politica istituzionale.
 
 Dunque un movimento che ha dimostrato di essere un punto di riferimento e, 
      in ragione delle sue peculiarità, di essere capace di determinare una 
      forte attenzione mediatica. Usciamo dal silenzio sembra essere stata la 
      risposta che molte attendevano, ad un diffuso bisogno di chiudere con le 
      divisioni storiche del movimento delle donne e di riaggregarci.
 
 Tutte hanno sottolineato che oggi abbiamo di fronte la questione di come 
      allargare la capacità di promozione e di tenuta del movimento, 
      salvaguardandone la caratteristica di autonomia.
 
 Da questo punto di vista non possono essere sottovalutate le pressioni che 
      erano venute e che potrebbero venire ancora da parte della politica 
      tradizionale; a questo proposito si è esclusa ogni ipotesi di creare una 
      sorta di intergruppi.
 
 Ma se le pressioni sono venute dai partiti, non vanno tuttavia nascoste le 
      tensioni di rappresentanza provenienti dalle altre esperienze organizzate 
      che hanno partecipato al movimento e che in qualche caso sono emerse anche 
      nel corso del dibattito del laboratorio.
 
 L'allargamento, che si rende dunque necessario, può avvenire in molti 
      modi, uno dei quali, quello per autoproposizione, è sembrato ad alcune di 
      coloro che sono intervenute il più indicato.
 
 Nel corso del dibattito è stata formulata la proposta di una sorta di 
      "laboratorio permanente" da definire sulla base di criteri che 
      salvaguardino l'autonomia e la caratteristica di esperienze diverse 
      rappresentata dalle tante singole che nell'assemblea ci sono e sono 
      garanti di trasversalità, molteplicità e intergenerazionalità. Con molta 
      nettezza sono state però in molte a dire che questa soluzione non può in 
      alcun modo ricordare i coordinamenti di storica memoria.
 
 Uno dei temi posti inoltre negli interventi è come garantirci la capacità 
      di prendere parola sugli avvenimenti, di proporre, di stare nella 
      politica, in accordo con i tempi e modi dell'assemblea.
 
 La questione della rappresentanza però, hanno detto in molte, non può 
      essere letta solo come questione interna; del resto, hanno detto alcune, è 
      difficile parlare di rappresentanza interna senza sapere che obiettivo ho.
 
 Anche per l'elaborazione che abbiamo fatto col volantino del 14 gennaio e 
      il documento dell'8 marzo presentato alle candidate, che pone il problema 
      dell'autoreferenzialità e della relazione, una valutazione del rapporto 
      tra le promesse fatte dalle candidate l'8 marzo e la realtà andrebbe 
      fatta; intanto si potrebbe ragionare sulla mancanza di relazione tra le 
      elette, che abbiamo visto determinare la totale assenza di una 
      rivendicazione trasversale. Una difficoltà che permane, basti vedere 
      l'incidenza dei teodem, insieme all'assenza di una parola femminile 
      collettiva.
 
 Nel documento per il 25 novembre abbiamo parlato anche di assenza di una 
      parola pubblica sull'inviolabilità del corpo femminile, e insieme del 
      riemergere di un'idea di tutela che riporta le donne nel recinto della 
      famiglia o delle comunità.
 
 Allora bisogna riprendere il tema, che è nostro, della relazione con il/i 
      movimenti e delle modalità di tale relazione come fulcro del tema della 
      rappresentanza, per inventare e affermare un modo diverso di fare politica 
      delle donne (a questo proposito da alcune è stata ricordata anche 
      l'esperienza francese e le modalità nuove che stanno scandalizzando la 
      politica).
 
 La proposta che è emersa è quella di un convegno, grande, significativo, 
      che discuta delle forme possibili di rappresentanza di genere nella 
      politica, nelle istituzioni, in tutte le istanze sociali ed economiche: 
      dall'eguaglianza quantitativa e qualitativa ad uno sguardo alla legge 
      elettorale, fino a quella proposta che altre hanno già denominato del "50 
      e 50" e che per molte intervenute nel dibattito rappresenta l'idea forza 
      sulla quale concentrare le energie del movimento nel prossimo periodo.
 
 Un'altra iniziativa è stata individuata nello sviluppo del confronto con 
      le elette e le ministre sul tema dell'esercizio della rappresentanza, 
      seppure ridotta e finora non agita in ragione del genere, e sulla 
      relazione possibile con i movimenti.
 
 Nella distanza tra le proposte che ci vennero fatte all'assemblea dell'8 
      marzo e la pratica, sta la necessità di rete tra le elette e di una 
      relazione, nei territori e nella dimensione nazionale (che interroga anche 
      noi in termine di rete nazionale) con i movimenti, con le donne.
 
 A questo proposito alcuni interventi hanno sottolineato la necessità di un 
      incontro nazionale con le assemblee di Usciamo dal silenzio che sono nate 
      in questo anno in giro per l'Italia.
 
 Infine per alcune il tema della rappresentanza esterna richiede di 
      riflettere su come si sposta l'attenzione dalla mediazione della 
      commissioncina di turno in Senato sulle cosiddette questioni eticamente 
      sensibili, ad un ampio coinvolgimento dei movimenti e della società, pena 
      l'esclusione delle donne dalla rappresentanza. Anche a questo proposito 
      molti interventi hanno sottolineato come i temi del diritto, della 
      famiglia, della salute e del corpo delle donne, siano temi prioritari da 
      porre al centro dell'impegno del movimento.
 
 Infine si è assunto l'impegno a ragionare per potenziare e sviluppare la 
      ricchezza che per Usciamo dal silenzio è costituita dal sito come luogo di 
      confronto e di elaborazione.
 
 Ora si apre una nuova fase per Usciamo dal silenzio, una fase di crescita 
      che ha bisogno del contributo di tutte.
 
 
      Sul sito di    
            Usciamo 
            dal silenzio
             
       
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