Lavoro, lavori

Tonina Santi


Berthe Morisot

 

Alcuni giorni fa, ho incontrato un'amica, molto più giovane di me, che non vedevo da tanto tempo. Aveva la tristezza stampata sul volto; aveva la voce incerta di chi si ritrova persa nella propria vita.
Da parte mia il solito “come va”?

Mi ha raccontato di essere disoccupata con due adolescenti a carico. Purtroppo aveva scelto alla loro nascita di licenziarsi per accudire la famiglia: un errore, ma quando diventi madre, sei lavoratrice e non hai una nonna, non te la cavi tanto bene in Italia. Poi è venuta la separazione, la ricerca del lavoro. Inutilmente. Lei e i suoi figli sono aiutati dal padre per la sopravvivenza.

Questi tempi, si sa, sono particolarmente duri per tanti e tante. Però...
E' mai possibile che una madre che ha dedicato i migliori anni della sua vita alla cura della sua famiglia (già, quella famiglia di cui i politici politicanti si riempiono la bocca),  non abbia diritto a nulla per sé e per i suoi figli? Chi le vede le persone in carne e ossa come stanno? Chi riconosce che senza il lavoro di cura, faticoso e gratuito delle donne, il nostro precario sistema sociale crollerebbe?

Non mi so dar pace per il tanto denaro sprecato per privilegi, corruzione e malapolitica (aggiungerei, anche se sembra un tabù, le milionate dell'8 per mille e IMU non pagate,) che sarebbe stato meglio impiegare per erogare redditi di cittadinanza a chi è disperata, disperato. Troppi i cittadini senza diritti; troppi noi cittadini che non li abbiamo pretesi: aspettando Godot.

Esistono soggettività e problemi specifici da far emergere, che andrebbero conosciuti.. Penso che una città che ha cominciato a cambiare passo, dovrebbe cercare di conoscere quante famiglie comasche sono composte solo da donne con figli a carico e quante di queste donne  non hanno un lavoro degno di questo nome. Se poi anche il sindacato volesse saperlo, non sarebbe male.

 

14-3-2013