cara Monica,

sono d’accordo con quello che scrivi su ‘critica e solidarietà’ nel rapporto tra donne, sull’invito a non contrapporle. Ma c’è un altro aspetto della questione, che non chiamerei ‘solidarietà’ , ma ‘assunzione collettiva di responsabilità’.
Dopo mezzo secolo di movimento delle donne (continuo a chiamarlo così anche se ha assunto via via forme diverse) o se si preferisce di cultura e pratiche di femminismo (centri di documentazione, archivi, libere università, siti internet, riviste, libri, associazioni, centri antiviolenza, case delle donne, ecc.), penso sia venuto il momento di affrontare un tema rimasto finora nell’ombra, come un tabù: il tempo e il denaro che sono stati e sono necessari per dare continuità al patrimonio di idee che abbiamo faticosamente costruito. Finora il femminismo si è retto sulla gratuità, sulla dedizione di singole, gruppi, associazioni, su una ‘cura’ incondizionata, fin troppo simile a quella che ci è stata imposta come ‘dono d’amore’ dalla cultura maschile.

Ma sappiamo bene che un volontariato così ‘assoluto’, oltre ad aver lasciato alcune in grave disagio economico (come nel mio caso), non potrà essere protratto a lungo senza mettere a rischio l’autonomia dei nostri luoghi e delle nostre conquiste culturali.
Di questo si è cominciato a discutere in un incontro a Bologna, nel novembre scorso, e l’idea che ne è nata è quella di creare un Fondo nazionale di mutualità a cui possano contribuire tutte, a seconda delle loro disponibilità economiche. Il titolo dell’incontro, di cui si può avere notizia sul serverdonna di Bologna e sul sito dell'Università delle donne, era “Donne che sostengono la libertà delle donne”. Un prossimo incontro per definire meglio il progetto si terrà probabilmente entro gennaio a Milano.

Grazie e buon anno a tutte
Lea

 

4 gennaio 2014

 

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